Premessa: amici, amici e poi ti rubano la bici. Lo diceva sempre la mia nonna.

Io da eterna romantica, sono convinta che l’amicizia vera invece esista. Esistono le persone speciali che entrano nella tua vita in maniera casuale e ci restano per tutta la vita, o anche solo per un periodo di tempo limitato, purché sincero.

Sono altrettanto convinta che le amicizie che nascono tra persone che accomunano una disciplina o una passione sportiva siano le più spontanee.

Le scarpe da corsa non mentono. Al massimo rivelano la vera personalità e allora cancellarle diventa ancora più facile.

Rosaria l’ho conosciuta per caso, o per destino. Una sua mail di richiesta per un placement, un appuntamento nello showroom dell’agenzia di PR per cui lavoro e una promessa di correre insieme fatta d’istinto con entusiasmo.

Era il 2021, poco dopo la pandemia e c’era ancora l’obbligo della mascherina, eppure questo limite non ci ha fermato.

rosaria console maratoneta italiana
Rosaria Console e Greta Vittori

Solo quando ho googlato il suo nome ho scoperto che avrei corso con una vera medaglia d’oro (più di una, per la verità) record in maratona col tempo di 2h26’11, così per dire, e forse un po’ di panico da “real tapasciona” a suo confronto, mi è venuto.

Immaginate il mio stato d’animo nell’affiancarmi a una vera atleta, di quelle che guardi alla TV e pensi, io non riuscirò mai a correre così forte.

Ma soprattutto ho pensato a lei che ha dovuto adattarsi al mio passo… e che quindi, praticamente camminava.

I veri atleti e le persone di cuore le riconosci subito: alla fine la corsa fatta insieme per le vie di Milano e per il Parco Sempione è stato un “di cui”.

Tra chiacchiere, consigli e risate il tempo è volato… e della velocità alla fine non è importato a nessuna delle due e da quel giorno non ci siamo più separate.

Un messaggio, un dubbio, un consiglio, telefonate lunghissime e la promessa di correre ancora insieme nonostante la lontananza.

La mia chiacchierata-intervista a Rosaria Console

Raccontami un po’ di te: sono nata a Martina Franca in provincia di Taranto e cresciuta a Crispiano fino all’età di vent’anni. Ed è proprio sulle strade della Murgia Crispianese che ho mosso i primi passi di corsa all’età di 11 anni sotto il consiglio del mio maestro di ginnastica ritmica, che tra un esercizio e l’altro, vedendomi sfrecciare con la mia falcata leggera, ha intravisto una mia particolare predisposizione per la corsa. Nei primi anni della mia attività sportiva sono stata seguita molto da mio fratello maggiore Giuseppe: è stato lui che mi ha trasmesso la passione per lo sport. Mi accompagnava sempre agli allenamenti e raramente facevo corse in solitaria in quanto i cani randagi erano sempre in agguato. Praticamente correvo sempre scortata. Per un’atleta del sud, dove le strutture e gli impianti sportivi scarseggiano, è difficile emergere. Io ho dovuto adeguarmi alle lacune territoriali: mio padre mi tracciava percorsi misurandoli con la rotella metrica, puliva percorsi sterrati, mi costruiva gli attrezzi per la palestra. Ai miei genitori devo molto: anche se non erano del mestiere hanno creduto più di me nel mio sogno supportandomi in tutto e per tutto.

Quando hai deciso che saresti diventata una atleta professionista? Terminato il liceo ho deciso di fare sul serio: ho cominciato ad allenarmi due volte al giorno svolgendo fino a 12 allenamenti settimanali. La parola risparmiarsi l’ho cancellata dal mio vocabolario e nel giro di 4 anni sono diventata un’atleta professionista entrando a far parte del Gruppo Sportivo Fiamme Gialle.

Quale professione avresti fatto se non fossi diventata una campionessa di atletica? Sin da bambina ho avuto il vizio di sognare in grande però sapevo che molti sogni si sarebbero potuti avverare solo col duro lavoro e per questo che ho voluto sin dall’inizio focalizzarmi su unico obiettivo per avere più possibilità di raggiungerlo. Ho messo da parte mio malgrado l’attività universitaria e mi sono concentrata sulla mia amata atletica.

Avevi un piano B? Durante il mio percorso sinceramente non ho mai pensato ad un’alternativa a quello che mi ero prefissata, però a fine carriera qualcosa è cambiato… Naturalmente negli anni ho coltivato hobby e interessi rimasti in sordina. In particolare, il mondo della comunicazione sportiva e della moda mi hanno sempre affascinato: nei miei tanti sogni mi sono anche immaginata come giornalista sportiva.

Emozioni prima di una gara alle Olimpiadi? A 24 anni ho partecipato alla mia prima Olimpiade. È stato tutto così surreale: la notte precedente l’ho passata completamente in bianco ma al mattino successivo ero incredibilmente piena di energia, brillante e desiderosa di voler finalmente realizzare il mio sogno coltivato sin da piccola. Quella maratona Olimpica è stata impareggiabile: correrla in Grecia nella distanza della leggenda tra Maratona ed Atene come Filippide e Spiridon Louis l’ha resa unica e anche se la mia è una disciplina dove la fatica sembra insopportabile agli occhi dei comuni mortali, quel giorno tutti noi maratoneti olimpionici ad Atene ci siamo sentiti figli di un dio maggiore e la vittoria del mio compagno di allenamenti Stefano Baldini ne è stata la dimostrazione.

Una tua giornata tipo in allenamento/preparazione di una gara? Sveglia alle 7 – alle 8 colazione – primo allenamento dalle 9:30 fino alle 12 – pranzo alle 13 – riposo pomeridiano dalle 14 alle 15 – secondo allenamento dalle 17 alle 19 – cena alle 20 – 23 nanna.

La tua vita oggi? Oggi sono mamma di due splendide creature: Francesca 15 anni e Davide 8 anni; sono moglie di Daniele Caimmi, anche lui atleta olimpionico; faccio servizio come finanziere alla Compagnia di Jesi. Sono rimasta legata al mondo dell’atletica e con orgoglio collaboro nell’organizzazione di manifestazioni sportive che legano sport e legalità.

Hai rimpianti o ripensamenti di cose che avresti fatto in maniera diversa? Sono stata una donna/atleta molto fortunata: ho avuto una famiglia che mi ha supportato, dei tecnici che mi hanno gradualmente portato a livelli più alti, compagni di allenamento che col tempo sono diventati amici e amiche speciali. Non ho nessun rimpianto, ma al tempo stesso ho commesso molti errori, ma sono stati questi ultimi a trasformare una fragile, timida ed introversa ragazza in una lottatrice.

Un consiglio importante per chi vuole intraprendere la professione di atleta? L’atletica leggera gli ultimi due anni sta vivendo un momento magico, è in atto un cambio generazionale importante. La speranza è in alcuni giovani che hanno dimostrato qualità che vanno protette e seguite. Per loro sicuramente “la soluzione/sistemazione” del gruppo sportivo militare è la più congeniale per intraprendere un’attività sportiva che ti consente di raggiungere una serenità organizzativa e ti permette di condurre la vita da atleta professionista. Il mio consiglio assoluto è quello di non accontentarsi mai e di non cullarsi quando si raggiunge l’obiettivo della squadra militare: il tutto deve essere un qualcosa in più per far meglio.

Tua figlia Francesca pratica la corsa agonistica. Che rapporto hai con lei e cosa le dici prima di una competizione? È proprio vero il detto “buon sangue non mente”. (del resto con due genitori così! ndr). Mia figlia ha praticato sport sin da piccola: danza, ginnastica artistica, nuoto ed ora atletica leggera. Lei è ancora un atleta chiaramente acerba di talento e sta pian piano comprendendo quanto lo sport in generale sia importante per ognuno di noi a prescindere dall’intensità con il quale viene praticato. Siamo molto legate ed eccezionalmente simili però apparteniamo a generazioni diverse e per questo abbiamo un approccio differente alle cose. All’inizio mi chiedeva spesso consigli per allenamenti/gare… ora, crescendo vuole essere più autonoma. Ovviamente cerco di assecondarla anche se non vi nascondo che, da esperta del mestiere, non è semplice mantenere la bocca chiusa. Prima di una gara le dico sempre: viviti le tue emozioni ed assapora la fatica non come elemento di disturbo ma come ragione di crescita e soprattutto: divertiti!!!

Rapporto con il pubblico? Ho sempre avuto un ottimo rapporto col pubblico e con i social è diventato molto più semplice interagire con i fan.

Pensi mai che la gente si avvicini a te per quello che hai fatto e non solo per chi sei? Chiaramente all’apice della mia vita sportiva sono stata attorniata da personalità interessate alla mia carriera. Sono stata comunque fortunatissima perché durante il mio percorso ho avuto a che fare con persone oneste che mi hanno apprezzato e trattato per quello che sono… raramente ho incontrato gente di circostanza.

La corsa oggi. Cos’è oggi per te? Oggi la corsa fa sempre parte della mia vita, cerco di ritagliarmi un’ora di allenamento all’aria aperta un paio di volte alla settimana, anche se non sempre ci riesco.

Ogni quanto esci a correre? Quanti km corri? Da professionista correvo 180 km alla settimana (in preparazione della maratona), oggi purtroppo non supero i 20 km.

Sensazioni e emozioni che ti ha dato e che ti da oggi la corsa? La corsa è il mio mantra: il gesto leggero ed automatico dei miei passi mi hanno portato e mi portano tutt’oggi ad uno stato di benessere mentale unico.

Un gesto scaramantico prima di ogni gara? Non sono particolarmente scaramantica… prima di ogni start l’ultimo pensiero lo riservo alle persone che amo.

Progetti per il futuro? Come si può lasciare una passione? Come si può lasciare una grande amore? Semplicemente non si lascia… si cerca solo un passaggio per indirizzare la propria esperienza sportiva. I miei sogni, i miei progetti, saranno sempre tendenzialmente indirizzati verso il mio mondo: il running.

Ultima domanda: a quando una corsa insieme ancora? Non vedo l’ora di fare una corsa con te….e accadrà presto vedrai!!!