• Corse di questa settimana :3
  • Cani incrociati: 0
  • Cani che hanno attentato ai miei polpacci: 0
  • Biciclette sul marciapiede: 0
  • Scontri evitati: Tanti, tranne 1 preso in pieno. La runner in questione non mi ha visto. Però mi ha subito chiesto scusa e io mi sono intenerita. Merito forse delle endorfine.
  • Monopattini: 0

Suona la sveglia, mi alzo, mi stiro come un orso che esce dal letargo, sbircio fuori dalla finestra: è grigio, nebbia che non vedo il palazzo di fronte, spengo la sveglia e torno a letto. Mi rigiro un paio di volte, chiudo gli occhi e provo a lasciarmi cullare dalle braccia di Morfeo, ma niente. Non riesco a dormire.

La ricerca della sofferenza periodica per trovare la felicità | Diario di una runner

La testa si è già messa in moto e comincia a rimuginare. E’ la prima volta che mi capita. Il corpo vuole dormire, la testa è già fuori a correre. Anzi, no, bugia, mi è capitato in passato in maratona e ogni volta che faccio i lunghi di preparazione alla gara.

Il corpo, stanco sotto le falcate e lo sforzo, perde colpi, dolori ovunque e la vocina sulla spalla sinistra mi sussurra sibillina di fermarmi, ma la testa di solito è più forte e mi trascina fino alla fine del sacrificio che mi sono autoinflitta. Stamattina neanche la vocina sulla spalla sinistra si è fatta viva. Dorme pure lei. E’ domenica per tutti, del resto, come darle torto? Dopo 10 minuti, rinuncio. Mi alzo.

SENSI DI COLPA.

Ecco cosa è quel tarlo che non mi fa dormire …….. sono i SENSI di COLPA. Il pensiero del Coach che aspetta di vedere il mio allenamento su Training Peaks mi alita sul collo. I pallini rossi degli allenamenti non fatti. Il fiatone e la fatica della prossima corsa causa poco allenamento. Il venire meno alla promessa fatta a me stessa e agli obiettivi pianificati con il mio Coach. Il senso di malessere che viene ogni volta che non ho fatto il mio dovere. Del resto, chi vorrebbe mai rinunciare alla corsa, al freddo che ti entra nelle ossa, alla pioggia che ti sbatte in faccia e ti gocciola nel collo, alla tabella ad ogni costo, alla sofferenza di spingerti ad andare oltre il limite fino a sentire tutto il corpo vivo e il fiato in gola. Felicità. E corsa sia.

Scivolo giù dal letto e inizio a prepararmi. Pochi gesti rituali. Sono passati gli anni ma la routine è la stessa. Maglia termica, cappello quello della Maratona di Londra, pantalone lungo perché fa freddo, guanti, scarpette e musica.

Mi guardo allo specchio e SI …. sembra davvero una runner seria…. Aspetta un attimo…. ma, Io SONO una runner seria. Una che ha corso ben 9 maratone sicuro non è una improvvisata masochista ma è qualcuno che alla fine è innamorata della corsa anche se un po’ masochista lo è… effettivamente. No?

Anzi, è tempo di incrementare il palmares delle medaglie. Mi piace sentirle tintinnare una contro l’altra quando le tocco. Ogni medaglia un ricordo, una persona che ho conosciuto, e che è entrata nella mia vita, un amico anche solo per la durata di una maratona.

Emozioni e gratificazione e gioia ogni volta che corro. Nonostante tutto, capita di bigiare gli allenamenti. La pigrizia prevale ma alla lunga e sempre più spesso i “sensi di colpa” diventano il mio carburante.

Tocca correre. Niente corsa, niente medaglia.

Pochi passi e le gambe iniziano a girare bene, sono in giornata buona. Calma. Devo calmarmi e non farmi prendere dall’entusiasmo, perché nonostante il piumone, le gambe sono ancora fredde e non vogliamo rischiare di fare danni più del necessario ora che mi sono quasi rimessa del tutto.

Dimentico sempre di fare stretching. Che poi ci sono correnti di pensiero diverse, qualcuno sostiene che sia meglio fare stretching a fine della corsa.

Io faccio quello che mi sento e cambio ogni volta. In palestra mi scaldo con il vogatore e con un po’ di cyclette e quando non vado in palestra inizio con una corsetta blanda e incremento man mano che i metri aumentano e le endorfine iniziano a fare effetto.

A fine corsa, qualche esercizio di yoga riciclato e adattato, stretching e hidro-byke o piscina il giorno dopo. Funziona. Meglio mi piace.

Musica a palla e aria gelida che mi pizzica le guance e sono già con la testa altrove.

Felice.

Ma davvero pensavo di restare sotto il piumone?

Forse ci tornerò dopo. Sotto il piumone.