Nel 2013, “Gloria” di Sebastián Lelio partecipava al Festival di Berlino ricevendo ottime critiche sia dalla giuria che dal pubblico, tanto che l’attrice protagonista, Paulina García, si aggiudicò l’Orso d’argento per la sua interpretazione: a distanza di sei anni, la storia di Gloria torna nelle sale in una veste rivisitata; si tratta di un remake atipico, visto che il regista è lo stesso dell’originale.

Lelio mantiene tutti gli aspetti più importanti della storia di “Gloria”, o meglio di Gloria Bell, una donna di cinquant’anni con un marito alle spalle e due figli che non hanno più bisogno di lei. Dinamica e indipendente, canta in auto a squarciagola e si stordisce di cocktail e di ballo nei locali di Los Angeles.

Una notte conosce Arnold, un uomo separato che sogna un cambiamento: è l’inizio di una romantica storia messa continuamente alla prova dall’ingombrante famiglia di lei e da altre distrazioni che tengono Arnold lontano, mai completamente presente. La forza del film sta tutta nella tenacia della sua protagonista (interpretata da un’irresistibile Julianne Moore) che, dopo ogni caduta, si rialza danzando. Con questa pellicola ci spostiamo da Santiago a Los Angeles: c’è più sperimentazione tecnica da parte di Lelio, un uso più accorto delle luci e dei colori che donano alla storia di Gloria un respiro più elegante e internazionale. In comunione con il precedente titolo invece c’è l’attenzione per i dettagli, il tono ironico e il montaggio spezzato: ma soprattutto, ad essere ancora vivo e sentito è l’amore del regista per la sua protagonista.

L’idea del remake nasce proprio da un incontro dell’attrice col regista, nel quale la donna ha condiviso tutta la sua passione verso il personaggio e, non a caso, la Moore è anche produttrice del film. Come per la García, anche stavolta Lelio segue pedissequamente l’attrice per tutto il film, catturando ogni sua reazione e gesto.

Dell’originale dunque, il remake ne rispetta in toto l’essenza, restituendo in pieno la profondità delle sue contraddizioni e l’umanità. Proprio come per l’immortale canzone di Umberto Tozzi, colonna sonora del finale della storia, possono cambiare gli interpreti o il contesto, ma a restare eterna invece sarà sempre la toccante forza di Gloria. 

Fonte foto: Cinema Distribuzione