di Nenella Impiglia Curzi

Passate le recenti feste natalizie, ci ritroviamo quasi tutti con qualche chilo in più ed alcuni euro in meno ma, del resto, come si può resistere a tutte le leccornie proposte da pranzi e cenoni, a quell’abito o accessorio meraviglioso, che ci strizza l’occhio dalle vetrine illuminate, invitandoci a provare l’emozione di sentirci più glamour, una volta indossato? Moda e cibo, due universi e un denominatore comune: il gusto, solo apparentemente lontani e invece molto più vicini di quanto si possa immaginare. Legati alla storia dell’umanità, alla sua evoluzione sociale e civile, entrambi parlano ai sensi, li coinvolgono, li evocano; entrambi vivono di estetica, creatività, fantasia, passione, innovazione, l’abilità che è nelle mani di chi produce. Il cibo, al pari di un abito, assume significati culturali, sociali, simbolici. La sensualità che riguarda la cucina come il vestire, il piacere, l’estetica, i colori, i profumi stimolano spesso ricordi che ci riportano indietro nel tempo, attraverso la nostra sfera emotiva, familiare, gli affetti. Una ricetta è un po’ come un look: un mix di ingredienti basic che, mescolati insieme, danno vita a qualcosa di originale, particolare, unico. In cucina, come nell’abbigliamento, è possibile percorrere due strade: seguire le tendenze o creare un proprio stile, inconfondibile.

Il cibo “va di moda” e anche i creatori della moda stessa se ne sono accorti. A Milano continuano a spuntare ristoranti e bar delle grandi firme; all’eccellenza del glamour si abbina quella del design, dell’architettura, oltreché quella della cucina. Tra i primi della serie c’è Armani, che ha coinvolto il celebre chef nippo-americano Nobu, già socio di De Niro. Più recente l’ingresso di Dolce&Gabbana con il Gold di via Poerio, carico di ori e luccichii. Più sobrio è il Caffè Gucci, in Galleria; un gioiello è il ristorante dell’Hotel Bulgari; ridondante il Just Cavalli Café e poi il Romeo Gigli Café, sui Navigli, un ex spazio industriale di ben 1200 mq., completamente ristrutturato, un luogo in cui il relax sposa il pensiero e in cui si intrecciano i linguaggi dello stile, dell’arte, del design, della letteratura e della musica.

Moda e cucina vivono ogni giorno anche nell’antica Fornace di Serra de’ Conti, nelle Marche, ex fabbrica di mattoni, una delle pochissime manifatture esistenti in Europa con un raro altoforno Hoffman a pianta circolare di fine ‘800, ristrutturata e riportata allo splendore originale dai proprietari dell’azienda calzaturiera Linea Marche (brandsVIC MATIE’ e O.X.S.). Contenitore di idee, in cui cultura, arte, fashion si sposano con la gastronomia: oltre allo show room destinato a riunioni di lavoro, meeting e presentazioni di collezioni, la struttura ospita anche il Coquus Fornacis, ristorante ricavato da quella che un tempo fu la casa del custode, che propone le eccellenze dei vini locali e originali piatti tipici della tradizione marchigiana. Dello stesso edificio fa parte la Foresteria con 8 camere a disposizione degli ospiti.

Moda e gastronomia rappresentano le nostre eccellenze italiane, esportate a livello internazionale con continui successi, che mettono in mostra non solo considerevoli numeri economici, ma anche la creatività e l’impegno di tanti imprenditori, stilisti, che valorizzano l’immagine stessa del nostro paese.