Il mio cervello è in confusione tra passato e futuro, attivo i miei neuroni per adeguarmi alla tecnologia di oggi e parlare il linguaggio della rete. Il mio mondo è invaso dalle app! Mi dicono che è la realtà liquida… ma cosa significa? Che abbiamo bisogno di essere sempre “applicati” ad uno smartphone? Certo di app ne abbiamo una per tutto: dalla moda, alle edicole per magazine, dai viaggi alle ricette, dai giochi più assurdi ai sistemi per fare una lista di cosa portare in vacanza, ce ne sono migliaia per correre o per diventare biker, per dormire meglio e concorrere ai contest di BBQ (una delle manie degli americani!), per chiamare un taxi (meno che in Italia dove la libera concorrenza resta ancora un mistero irrisolvibile), per individuare i posti migliori dove far correre felice il nostro cane!

Ho letto di recente un articolo che mi ha fatto sorridere o meglio pensare, parlava di una conversazione tra due amici che si incontravano per strada e non riuscivano a fare una banale conversazione se non attraverso una app: “dove andiamo stasera a cena? Aspetta che guardo su Tripadvisor! Ma scusa dov’è questo posto? Un attimo che apro GoogleMap! E come faccio a rintracciare Giulia? Ma stai scherzando è su… WhatsApp!”

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In questo caso siamo al limite del paradosso per me che non sono dipendente dalle app, le uso solo quando mi sono utili per lavoro o per altre manie quotidiane come la musica. Ammetto che la mattina quando mi alzo accendo subito Spotify, ho iniziato ad usarlo da subito quando ancora in Italia nessuno lo conosceva.

Giusto per capirsi, le app sono per uno come me, un vero e proprio esercizio di studio sui gusti delle persone e sulle loro manie, uno strumento di ricerca immediata!

Utilizzo moltissimo Instagram, Twitter, Pinterest e Facebook. A proposito di Facebook ho visto che esiste una app che ti permette di sapere chi ti ha cancellato dalla lista amici – Iwazafriend – ed ovviamente esiste il corrispettivo per Twitter Who Unfollowed me, che mi sembrano perfette per mettere in luce (non la app torcia, proprio in luce) la maniacale fissazione di controllare ogni due secondi se qualcuno è diventato tuo amico sui social! Ora io con i social ci lavoro, mi sono indispensabili per conversare con il mondo, sono un instagrammer (per il quale ho una certa dipendenza lo devo ammettere), twitto mentro sono in treno… quindi è vero che i social hanno invaso la nostra vita e che delle app non possiamo più fare a meno.

Con le app e attraverso il web puoi avere una visione immediata di ciò che accade nel mondo, soprattutto nella moda, quando occorre giocare di anticipo, prevedere quello che i consumatori decideranno di acquistare magari tra due anni, io per esempio vado spesso su Kapital, il Giappone in questo campo è imbattibile!

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Ciò che conta, usando più o meno le app, è attivare i neuroni – ogni tanto non dico sempre – e tornare a certe vecchie abitudini, basta pensare ad un gioco a cui ho dato immediatamente il mio Like (giusto per rimanere in tema!), si chiama Analogue VS Digital. A proposito di tenere attivo il cervello (senza ricorrere sempre alla app del momento), questo memory game è una vera e propria celebrazione di tutte le cose che vanno dall’analogico al digitale e ritorno!

30 serie di oggetti o eventi che sono passati dagli atomi ai bit (come cita la descrizione del gioco) oppure che provengono dal mondo digitale per poi essere inseriti nel mondo fisico.

Mi sono ritrovato una sera a giocare con un gruppo di amici, devastati dall’idea di non riuscire più a fare semplici collegamenti come quello del piccione viaggiatore con il tweet o l’accendino acceso dei concerti (eh si, gli anni ottanta tornano sempre!) con i cellulari puntati verso il palco di oggi (io non essendo un fumatore preferisco lo smartphone).

Chiaramente vince chi riesce a fare maggiori associazioni nel minor tempo possibile!
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