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Intervista all’illustratore Diego Cusano

Come nascono le tue idee? Cosa succede l’attimo prima dell’idea? Non ho un’organizzazione precisa, tutto è legato all’istinto. L’idea nasce nel momento in cui entro in contatto con un oggetto. Se ci fai caso nella maggior parte delle illustrazioni c’è il cibo come protagonista, perché il cibo fa parte della quotidianità; e poi il mio frigorifero, per me è come un armadio di Narnia. Quando vedo un oggetto, o un cibo, mi scatta l’idea, come un colpo di fulmine.

Non hai paura che improvvisamente vengano a mancarti le idee? Quest’anno a causa del Covid sono rimasto chiuso in casa, ma generalmente faccio 3 o 4 viaggi durante l’anno, proprio per ricaricare la creatività. Visito posti nuovi e scopro nuove culture che favoriscono una nuova sperimentazione per me. La creatività è un po’ come la macchina, bisogna alimentarla e ognuno deve essere in grado di fare ciò. Ognuno la alimenta in modi diversi, anche attraverso l’ascolto di canzoni, come stavo facendo io poco fa, ascoltando una canzone di Mango, “Mediterraneo”: il testo fa immaginare una descrizione di un paesaggio che vado a manipolare secondo la mia tecnica. Libri, film, telefilm, tutto può aumentare creatività. Bisogna saper osservare ciò che ci sta attorno. Per me è qualcosa di quotidiano che ormai fa parte della mia vita e non penso che mi verrà a mancare la creatività.

C’è qualche lavoro che hai fatto che reputi la cover di tutti i lavori che hai realizzato dall’inizio ad oggi? Ne hai uno preferito? Non ho un disegno preferito al 100%. Ho imparato a utilizzare i social come se fossero un diario: ogni giorno pubblicavo un’illustrazione in base al mio mood. Tutte le illustrazioni che ho realizzato fino ad ora (oltre 5.000) fanno parte di un puzzle e solo alla fine si scoprirà che cosa sono queste illustrazioni.

Incastramiamoci! Momusso e i disegni che inventano parole

Ti ricordi quando è stata la prima volta che hai fatto un’illustrazione? Mi sono laureato in grafica d’arte a giugno del 2013 e subito dopo ho iniziato a disegnare. In tutto il percorso artistico fatto in accademia ho sempre cercato di decontestualizzare la tela e tutto ciò che rappresentavo. Nel 2005, il mio primo lavoro fu un pannello di 4 x 2 mt in cui ho rappresentato una città fantastica, in cui, ad esempio, la pedana del pianoforte si trasformava in marciapiede.

Questo progetto della città fantastica ha avuto sviluppi o si è fermato lì? Tutto quanto è incentrato su Italo Calvino e “Le città invisibili” e l’ho portato a termine fino a quando mi sono laureato in Accademia. Gli studi accademici però sono molto statici, precisi e non ho potuto sperimentare. Ero stanco di fare parte di questa realtà fine a se stessa, perché ciò che è creativo deve arrivare a tutti, anche a chi non capisce nulla di arte. Io credo che l’arte debba essere una forma di comunicazione. Ecco perché ho scelto di non andare da nessun gallerista a proporre i miei progetti e le mie opere, utilizzando semplicemente uno strumento utilizzato da tutti e accessibile a ogni target di persone. Per anni sono stato “vittima” di questo ambiente accademico e oggi credo che bisogna essere bravi ad inventarsi una professione oppure ad accontentarsi di quello che offre la società; siccome io sono uno che non si acontenta ho pensato di sintetizzare e semplificare, per comunicare ciò che io in un preciso momento provo a livello di sensazioni. Da quando ho iniziato a pubblicare le mie illustrazioni le persone sorridono e questo mi piace molto.

L’unica eccezione ai tuoi lavori sono le immagini di te con il tuo cane.. Blu sta con me da un anno e mezzo e mi ha fatto riscoprire un lato emotivo che avevo abbandonato per colpa degli esseri umani. Ad essere buoni ci si va sempre a perdere e con il cane c’è un rapporto talmente limpido e non programmato che mi ha fatto capire molto. Io sono sempre stato molto isolato dal mondo, perché mi piace stare in casa e nel mio studio a disegnare e ho sempre sentito che mi mancava qualcosa, ma da quando è arrivato il mio cane sento che non mi manca più niente, lui mi completa e mi fa raggiungere l’equilibrio perfetto.

Prima parlavamo di ispirazione. Leggi qualcosa di particolare? Quali sono le tue letture preferite? Io fin da piccolo sono stato segnato da “Il Signore degli Anelli” e sono sempre stato affascinato da come Tolkien abbia creato questo mondo. Da quel momento in poi ho iniziato ad avere questa fantasia. Ho sempre abitato in campagna perché ho sempre amato fare passeggiate in campagna e nei boschi; mi inventavo da solo favole di elfi e gnomi, quindi le mie letture sono sempre legate al fantasy e alla magia, soggetti che aiutano la creatività.

Hai fatto anche tante collaborazioni con moltissimi brand. C’è qualcuna di queste che ti ha fatto perticolarmente piacere? Il progetto con Gala, rivista francese importante. Feci un progetto sul quale lavorai per due mesi, legato a gioielli animalier. Loro volevano la natura, gli animali ed era un progetto che si sposava perfettamente con il mio modo di vivere. Quell’anno feci un viaggio nel Myanmar e mi ricordo che i bozzetti che realizzavo sul taccuino erano quelli che poi puoi ritrovare nei gioielli. Ho sempre immaginato di lavorare così, è sempre stato il mio sogno nel cassetto, perché per me l’ispirazione nasce dall’esperienza. Si è trattato di lavorare con un giornale importantissimo, che mi ha permesso di collaborare con brand altrettanto importanti e mi sono trovato benissimo perché hanno da subito apprezzato il mio lavoro ringraziandomi molto per quanto fatto. Questa è quindi stata una collaborazione alla quale sono davvero molto legato.

Qual è secondo te il punto di arrivo di un illustratore? Possiamo definire la collaborazione con Gala come un punto di arrivo? Il lavoro dell’illustratore non ha un vero punto di arrivo. Si può migliorare e imparare sempre di più, ma un vero traguardo non esiste. Ogni giorno è un giorno diverso e quando una persona sceglie di fare un tipo di lavoro come questo, se non è caratterialmente predisposta con umiltà, non può arrivare lontano. Ogni anno ho collaborazioni e progetti molto belli e i miei anni migliori sono stati gli ultimi due, da una parte per l’arrivo di Blu, il mio cane, e poi perché è stato il periodo di maggiore ispirazione e fantasia. Trovo che ogni collaborazione sia un ottimo esercizio per scoprire nuove cose e scoprire nuove aziende, anche con nomi meno noti. Nella mia ultima collaborazione con Storytel ho creato una sorta di fotomontaggio, affinando più la mia tecnica e sperimentando cose che non avevo mai fatto. Con ogni collaborazione cerco di trovare qualcosa di nuovo, anche per valorizzare il brand e per non rendere monotono il mio lavoro.

Quindi la parola chiave è rischiare? Sì, sempre!

Nei tuoi post di Instagram ti occupi direttamente anche dei copy? La maggior parte sono tutte delle citazioni che scelgo, perché non sono bravo con le parole, nonostante io abbia anche scritto un libro. Sono dell’idea che i copy debbano essere molto sintetici, di pochissime parole, quindi quando creo un post cerco sempre di prendere una citazione o un aforisma. Se poi mi capita di avere ispirazione sul testo allora lo scrivo io, ma devo dire che la maggior parte sono tutte citazioni, aforismi o versi di canzoni.

Tra illustratori si è più amici o c’è più rivalità? C’è qualcuno che potresti considerare il tuo mentore? Seguo pochissimi illustratori, perché c’è sempre questa sorta di ispirazione a livello social; per me è una scelta quella di non seguire e di non stringere amicizia con altri illustratori, perché inconsciamente si va ad attingere qualcosa da altri a livello di ispirazione, e non voglio che ciò accada, anche perché tutto questo succede da sempre. Basti vedere Picasso e Modigliani, che si copiavano a vicenda volendo scoprire chi di loro fosse il migliore. Questo è accaduto nonostante Picasso e Modigliani fosse due pittori importantissimi, che facevano anche due tipologie di arte differente; nel loro caso è una giusta competizione, mentre non posso dire lo stesso per quello che accade oggi sui social.

Hai prossimi progetti in fase di realizzazione di cui ti piacerebbe parlarci? I prossimi progetti sono tanti. A marzo ci sarà l’uscita del libro con tanto di campagna marketing. Mi piacerebbe poi aprire uno shop perché sono in molti a chiedermi gadget con le illustrazioni. Questi due sono i progetti che sto portando avanti in questo momento. Poi se ne verranno altri io sarò pronto ad accoglierli; cerco comunque di avere anche delle pause per ricaricare le energie e la creatività, perché il mio lavoro, seppur bellissimo, è anche capace di appesantire tutto ciò che ho creato, quindi ho bisogno anche di tranquillità.

Com’è una tua giornata tipo quando non disegni? Tutto parte con una bella colazione e attività fisica. Poi faccio una bella passeggiata con il mio cane, rimanendo anche fuori a pranzo, scoprendo nuovi posti. Giocare con il cane e andare in giro, questo è ciò che mi piace fare quano non lavoro.

Quanto pensi che sia importante, oggi come oggi, essere umile? Penso che sia molto importante. Io sono una di quelle persone che hanno sempre lottato per raggiungere gli obiettivi e realizzare i sogni. Ho sempre ricevuto porte sbattute in faccia e ho sempre dovuto lottare con tutte le persone che mi circondavano. Questo tipo di esperienze ti fa essere umile. Quando sei tu contro il mondo, perché tutti ti voltano le spalle, succede che ti spogli. Quando hai un sogno da realizzare, la maggior parte delle volte il contesto di famiglia ti tarpa le ali e questo fa capire perché una persona può diventare umile oppure no. Se quel ragazzo cresce con tutti i parenti a sostegno del fatto che la passione non sia remunerativa o adatta e con tutti certi del fatto che quella passione non porterà a nulla, cosa può fare? Quando fai un percorso così, capisci che vantarsi di quanto creato non serve a nulla. La cosa importante è come ci si sente, quanto si è felici con se stessi. Le persone che si vantano secondo me non sono felici dei risultati che hanno. A me non interessa vantarmi, ma imparare, andare avanti, perfezionarmi giorno per giorno e soprattutto non annoiarmi mai. L’umiltà arriva se stai bene con te stesso e senti l’esigenza di insegnare qualcosa al prossimo.

Fonte foto: Diego Cusano press office