Pietro Fadda

È la culla della creatività l’Istituto Marangoni. Ovvero quella fucina di talenti “pazzi” di passione per la moda, il design, la fotografia… che sognano una carriera in un business difficilissimo ma divertente e stimolante.

Qualche giorno fa a Milano hanno sfilato i migliori allievi della scuola al Teatro Dal Verme – in pieno centro a Milano –  per raccontare con emozione il loro linguaggio moda, quella del futuro, quella che parla digital, trapper, instagram e il canale dei followers ed influencers.

È difficile stare dietro ai nuovi talenti lontani anni luce dalla vecchia guardia e dalla moda tradizionale? Non per la Marangoni che anzi è ancora più avanti di loro e li proietta nel futuro del sistema dello stile.

Questa settimana ho incontrato la Direttrice della sede di Milano, Barbara Toscano che me li racconta.

Quali sono oggi i tratti principali dell’Istituto Marangoni, che cosa vi caratterizza? Intanto credo sia la capacità di portare l’innovazione a livello didattico attraverso un nostro aggiornamento costante e non dando mai nulla per scontato. Anche lo show che abbiamo fatto al Teatro Dal Verme di Milano rappresenta che cosa è Marangoni e come si differenzia dalle altre scuole, che realizzano un modello di presentazione e rappresentazione classico, facendo sfilate di scuola in maniera molto classica. Noi ci impegniamo invece a cercare di affrontare e raccontare i progetti dei ragazzi in modo completamente diverso, investendo nell’immagine, che oggi è davvero tutto. Per noi è fondamentale che questo arrivi e che sia, perché no, instagrammabile in tempo reale e a 360 gradi. Anche aver scelto di avere come guest Chadia Rodriguez, rapper, trapper, donna è una scelta coraggiosa.

Non avete paura che i ragazzi di oggi pensino troppo al digital e non sappiano nulla del resto? No, perché abbiamo alle spalle un’esperienza di 80 anni che ancora oggi è la base e il plus di Marangoni. Da una parte abbiamo perciò la forza dell’artigianalità, il rigore dell’italianità e di tutti i concetti cardine del modello italiano. Dall’altra invece associamo il tutto all’innovazione, sia essa digitale, tecnologica o del business. E tutto in perfetto equilibrio. Un esempio? Alessandro Michele. Lui propone artigianalità e capacità di lavorare nel dettaglio pur offrendo una visione d’insieme assolutamente innovativa.

Non trova che Alessandro Michele sia invece quasi più uno stylist? Sì è anche uno stylist, perché le figure di designer pure oggi non esistono più. Esistono ripeto i designer uniti allo stylist. Esiste una figura a 360 gradi: una persona che vuole affrontare il mondo del design deve saper sì disegnare, ma l’illustrazione non è più così importante come un tempo; è più il disegno ad essere importante che non l’illustrazione. Il designer di oggi deve saper affrontare l’immagine del proprio prodotto e deve saperlo affrontare anche in termini di marketing e di business. La parte stylist è fondamentale, tanto che molti dei nostri studenti dei corsi styling, alla fine diventano dei designer importanti.

Fadda Pietro
Pietro Fadda

Oggi il glamour che cos’è? Esiste ancora o è un concetto vecchio? Secondo me è un concetto vecchio. Poi dipende… perché tutto può essere glamour e interpretabile. La moda negli ultimi anni ha rotto un po’ quelli che erano i “pregiudizi” italiani come il mettere insieme i colori o la scarpa e la maglia abbinati, cosa un po’ provinciale, tipicamente legata all’italianess, che oggi non esiste più. Oggi c’è meravigliosamente la possibilità di mettere insieme colori che mai avresti pensato che insieme fossero così belli. È banale, ma rende l’idea”.

La moda è morta secondo lei?  No, non è morta, ma è cambiata. Si tratta di un nuovo concetto, completamente diverso da quello che intendevamo noi una volta. Non esisteranno più gli Armani.

Quindi Armani, Ferré, Valentino ecc… esisteranno ancora? Non con il modello di oggi.

E con quale modello secondo lei? Nuovo. Un modello che parla, comunica ed esce dagli schemi. Alessandro Michele è più avanti in questo senso, perché ha la capacità di raccontarsi in modo completamente diverso. Poi magari ci sarà un ritorno, ma adesso ti parlo di un momento: questo è il momento in cui bisogna parlare in modo diverso con la moda. Adesso le ultime sfilate hanno fatto emergere i nuovi creativi, loro sono il futuro della moda.

E chi sono loro?Persone capaci di usare Instagram meravigliosamente, perché loro sono influencer, vedi Gilda Ambrosio per esempio. Sono persone capaci di diffondere il loro prodotto, che vuol dire essere persone di marketing, di business e di styling.

Come si mantiene alto un marchio? E’ difficilissimo farlo. Oggi che tutto è così straordinariamente veloce è ancora più difficile mantenere alto un brand e devi essere capace di innovarti giorno per giorno, cercando di capire e anticipare quelle che saranno le tendenze future.

Come fate voi a mantenere un ritmo tale da essere sempre più avanti degli altri, voi che siete una fucina di nuovi linguaggi e talenti? Intanto abbiamo un enorme programma di borse di studio con le quali cerchiamo talenti, in grado di rispondere alle caratteristiche della scuola Marangoni. Cerchiamo talenti, li portiamo a scuola e cerchiamo di fare il possibile per loro per farli crescere. Poi cerchiamo di utilizzare un linguaggio contemporaneo ma anche culturale, perché la moda passa attraverso la cultura e attraverso materie base e teoriche sulle quali stiamo lavorando moltissimo. L’obiettivo è accrescere il loro livello di conoscenza perchè senza questa non possono diventare i designer del futuro.

La couture ha un senso ancora oggi con gli abiti da 100.000 euro? C’è gente che li compra? Sì, è un mercato di nicchia ma che esisterà sempre, anche se la moda è fatta di tutt’altro.

Che obiettivi avete? Quali progetti avete? “I progetti sono tanti e le scuole crescono. Per il momento stiamo cercando di far crescere tre scuole che abbiamo lanciato da poco: Mumbai, Florida e Shenzen, che sono dei gioielli straordinari. È un grande lavoro, te lo posso garantire.

Fonte foto: Istituto Marangoni