La prima immagine che mi si è stampata in testa è la variopinta processione delle squadre amatoriali in viaggio da Milano verso Monza per prendere parte alla loro, “nostra” crono. Sì perché il Giro d’Italia mai come quest’anno, alla sua centesima edizione, è stato così prodigo nell’engagement, come si usa dire adesso.

Ma è tutto meno che un coinvolgimento virtuale quello offerto agli appassionati di ciclismo, che, ben lontani da pantofole e divani, hanno potuto inseguire i professionisti sulle stesse strade, pedalando con le stesse possibilità (o quasi) del campione.

È commovente vedere i gruppetti di amatori, a bordo del nuovo stradone che porta a Monza, con le loro tutine variopinte e variamente logate. Dove sono salumi e immobiliari a prendere il posto dei ben più nobili sponsor ufficiali del Giro che, invece, hanno in alcuni casi offerto ai loro privilegiati clienti-amatori la possibilità di correre con lo stesso equipaggiamento dei professionisti. Così è per Banca Mediolanum, sponsor della maglia azzurra, che schiera campioni-guida come Gianni Motta e Francesco Moser, e così è con il “mio” sponsor TAG Heuer che ha offerto ad alcuni giornalisti, tra cui la sottoscritta, l’opportunità, o meglio, la possibilità di vivere un sogno e cimentarsi nello stesso tragitto della crono Monza-Milano, ultima tappa del 100 Giro d’Italia.

Gli “angeli custodi” della crono amatori. Da sinistra Gianni Motta e, al centro e a destra, Francesco Moser

Ebbene eccomi qui in partenza a Monza! Privilegiata “amatrice” in missione-crono per conto dello sponsor e fornitore ufficiale dei cronometri al Giro, TAG Heuer, con la fiammante divisa nera e rossa del team e una bicicletta BMC nera, opaca e cattiva come la sfida che avrei di lì a poco affrontato.

Ma andiamo con ordine. L’appuntamento all’Hotel de la Ville davanti a Villa Reale offre già sensazioni da brivido e la camera che mi viene data per cambiarmi diventa il teatro della tipica posa che, in foto, non riesco proprio a contenere. Gambe flesse, pugni stretti e ghigno dentato. Presente il cane della corsa più pazza, Muttley?
La divisa calza come un guanto e questo già per me fa la differenza, mi sento subito adeguata. Di più: mi percepisco realmente “veloce”, come caricata a molla. Cosa non fa la moda… colori e forme giusti e ti senti pronto a battere il record del mondo.

… cosa non fa una divisa stilosa…

Conosciuti gli altri partecipanti, dove temporaneamente sono l’unica rappresentante femminile (più tardi ci avrebbe raggiunto la collega di Playboy) si parte alla volta dell’autodromo.
L’eccitazione generale sul pullman è palpabile. Matteo, Federico, Antonello e Giuliano, clienti TAG Heuer, sono pronti a schernirsi sulle loro doti ciclistiche, ma una rapida occhiata ai muscoli delle gambe già mi mette ansia. Riuscirò a stare alla loro ruota?

Per grazia di Dio veniamo divisi in due gruppi ed io sarò in quello in apparenza più tranquillo, in compagnia di altri colleghi: Gian Paolo di Cyclist e, appunto, Costanza di Playboy.

Il kit per cambiarsi in albergo e il tragitto in pullman: la tensione sale…

Che sollievo l’incontro con la mia futura compagna d’avventura. Costanza? No. Parlo della bicicletta! La “mia” BMC calza a pennello. Geometria perfetta, freni a disco, cambio Shimano Ultegra 50/34 (che a breve monterò anche sulla mia Bianchi, dopo le sudate con il 52/36) e massimo comfort per ogni remoto angolo del corpo. Sento che la BMC pulsa bella viva insieme a me. Non ho neppure bisogno di regolare la sella, una Fizik dotata di scanalatura che provvidenzialmente non fa rimpiangere, al nervo sciatico, la mia affilata Aspide SanMarco.

I preparativi nel parcheggio dell’autodromo. A ciascuno la sua BMC

Tutto è pronto, si va. E, forse per la prima volta… sì, realizzo che io, proprio io, Laura Magni, nemmeno lontana parente di quel mitico Fiorenzo, sto per proiettarmi in corsa sulla discesina moquettata in rosa che, nel tripudio dei loghi TAG Heuer, costituisce una sorta di altare laico della Partenza.
Lo speaker sta pronunciando proprio il mio nome, in ordine alfabetico con quello dei miei compagni. Noi siamo il team TAG Heuer BMC e stiamo per divorare autodromo e manubrio!

La partenza della crono: una bella discesa per aggredire la pista di slancio

Ciak si gira, inizia il film.

Dopo un tentativo, ahimé breve per i miei gusti etici, di correre tutti insieme, sento che le mie gambe esigono un ritmo diverso. Sono come elettrificate. E con la guarnitura compact girano felici apparentemente senza sforzo.
Così non ce la faccio più, devo seguire il mio ritmo. Altrimenti la sella è lì pronta a castigarmi. Accelero e alla mia ruota sento con gioia che c’é qualcuno e non sono sola come una particella di sodio. Corre con me Andreas, il responsabile marketing di TAG Heuer. Un cronometro umano per ritmo di pedalata.
Ce la facciamo, dai che ce la facciamo. Siamo già nel cuore di Monza e le strade sono bloccate per noi dai vigili e dagli addetti in pettorina gialla con le braccia spalancate a impedire il passaggio ai pedoni più distratti. Fermi tutti! Corrono gli atleti! E tu, passando trionfalmente, ti senti subito vero ciclista. Un prof del Giro 100.

La squadra TAG Heuer BMC, carichissima, prima di partire

Verso Cinisello a bordo strada c’è una vecchietta in bici ed ecco scattare in me il “ciclista ignorante“. Dai che la sverniciamo! Urlo al mio compagno. E sfrecciandole accanto faccio il verso del bolide, incurante del politically correct.

Si torna bambini in bici. Tutto è magico. Il sole ha riflessi d’oro e persino Viale Sarca appare magnifica come gli Champs-Élysées. Anzi, ancora più bella, con l’orizzonte firmato dallo skyline milanese nuovo di zecca.
Passiamo a un soffio da casa, in via Melchiorre Gioia, e lì inizio a fantasticare di intravedere Alberto, il mio compagno, a incitarmi a bordo strada. Ma il jolly me l’ero già giocato obbligandolo ad una levataccia per accompagnarmi in scooter fino a Monza, non si può pretendere troppo. Sognare però è concesso e così lo vedo ad agni angolo, con uno striscione di incitamento a me dedicato, con i cento nickname con cui mi chiama ogni giorno.

Tutto ciò è amore o un principio di asfissia cerebrale? Me lo chiedo perché mancano “solo” una decina di chilometri, non siamo al Velodromo Parco Nord e non posso fermarmi quando voglio.
Miracolosamente la sensibilità alle dita dei piedi c’é tutta e anche l’energia… ma poi vedrò su Strava la bellezza di un picco a 198 bpm. Adrenalina o fatica esagerata?

Stranamente non sento stanchezza. E corro. Corriamo Andreas ed io. Insieme. Abbiamo staccato gli altri (tranne Gian Paolo che, allenatissimo, avrebbe poi quasi raggiunto la prima squadra) ma tant’è… ci chiamava la sfida.

Dopo il frullato di braccia nell’unico punto di pavè/porfido/rotaie in Piazza della Repubblica e la salita sui Giardini Pubblici, siamo ai Bastioni di P.ta Venezia e sentiamo già il sapore, frizzante come un prosecco della Franciacorta, dell’impresa perfettamente riuscita.

E c’è perfino l’incitamento della gente. Quelli che curvi verso di te battono le mani ruotando il busto nel seguirti e urlano “dài…dài…!” Proprio come si vede in tv al passaggio di un Nibali. Mi faccio obbligo di rispondere con il pugno alzato, come a dire: grazie, la lotta è dura ma ce la farò.

Il traguardo dei campioni è lo stesso degli amatori

In men che un amen siamo in piazza San Babila e così, di curva in curva (che emozione passarle senza traffico) siamo in vista di Corso Vittorio Emanuele. Anzi… ci siamo già dentro! Anzi… siamo arrivati. Ecco il traguardo!
Le guglie del Duomo viste dopo 30 Km a 30 Km/h sembrano dolomitiche come nel disegno di Buzzati.

Che meraviglia! Andreas ed io tagliamo insieme la linea e… Dammi un 5, grande! Selfie a due, selfie di squadra. Il rito è compiuto. E si vorrebbe prolungare questo momento perfetto, quando si ha ancora il fiatone, le gambe vibranti per lo sforzo e si respira l’aria della piazza come se fosse la prima volta.

Con Andreas, Marketing Director TAG Heuer, cinque minuti dopo aver tagliato il traguardo

Non resta che una bella doccia al Virgin di Piazza Diaz, accompagnati da Valentina, l’addetta stampa a cui devo la magnifica idea di aver invitato Fashion Times. Accidenti ho dimenticato il gel per la doccia… niente paura, ci aspetta un bel pacchettino con Acqua di Parma e asciugamano.

Lavati e stirati veniamo quindi accompagnati all’ultima ambita meta dell’iniziativa: la terrazza del ristorante Niko Romito, cuoco autodidatta, che affaccia proprio sul traguardo dall’alto della Galleria Vittorio Emanuele. Uno spazio delizioso, fresco e solare, informale quanto basta per rilassarsi, ripensare alla propria grande impresa e attendere l’arrivo dei campioni.

Nel frattempo ci si interroga sulla propria prestazione. Quanto avrò fatto? Semplice, ce lo dirà TAG Heuer!

La vista sulla piazza dalla terrazza del ristorante Niko Romito
Classica foto con backdrop insieme a Costanza Rinaldi ciclista-inviata di Playboy, a destra
Ci si saluta a distanza, tra piazza e terrazza, con Fabrizio Buccini del Team Polizia, ideatore della ciclostorica “L’Ambrosiana” che si terrà il 16 luglio

 

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