gioielli fatti a mano simone favarin torino

Abbiamo incontrato Simone Favarin, designer di gioielli fatti a mano che con il suo brand Favarin Fine Art Jewellery, partito da Torino e sta conquistando sempre più mercati.

Simone Favarin
Simone Favarin

Com’è nata la tua passione per il mondo dell’oreficeria? Ho trascorso la mia infanzia a Torino, prima capitale d’Italia, una città la cui cultura, nobiltà ed eleganza mi ha influenzato ed ispirato in modo permanente, delineando in me il desiderio di creare un lusso senza tempo. Oggi vivo ancora a Torino e amo questa città. Per anni ho lavorato per anni nel settore delle alte tecnologie, a volte anche con sinergie con la moda e nel settore delle tecnologie ho curato noti brand internazionali del lusso e curato dei progetti nel fast-fashion. Lo ammetto, sono sempre stato un sognatore e ho progettato e creato un po’ di tutto, oltre ad amare in modo spassionato la musica, mi diletto anche in quello. Ho disegnato abiti da ballo, quando io stesso ballavo, ma in realtà la mia vera passione è sempre stato il gioiello. Disegnavo e progettavo gioielli già da piccolo, una passione che aveva condiviso con me mio padre. Parlando del passaggio dalla tecnologia all’arte orafa possiamo dire che questo è stato guidato dalla consapevolezza che la tecnologia orafa è molto particolare, precisa e severa e, io, così ho cercato di creare un connubio. Quando nacque il web, ero un teenager, me ne innamorai, più come forma di espressione, che di indicizzazione di siti. Sono stato studente di Janusz Kaniewsky, le mie opere sono state presenti a fiere internazionali come Artissima, La Biennale di Venezia, Sight and Sound Festival e come artista selezionato per il 150° Anniversario d’Italia.  Ho lavorato per più di 10 anni in quel settore ad alti livelli e creato varie “startup” alcune che hanno preso il volo altre no cercando sempre di conciliare questo lato artistico con una cosa più progettuale e pragmatica. Il filo conduttore era la tecnologia. Poi, dopo la mia ultima avventura in una multinazionale, ho deciso di prendere uno stop e guardarmi dentro. Sono di mia natura un trend-setter e sentivo che il mondo in cui ero imbrigliato oramai non andava nelle direzioni che sentivo mie. Io ho fatto quello che altri colleghi definirebbero folle o coraggioso, anche se per me, come ogni volta che lo faccio è semplicemente naturale, ho ascoltato me. Così ho preso due anni sabbatici, focalizzato ciò che volevo realmente fare e mi sono lanciato, ho identificato la più antica e importante scuola di oreficeria italiana, “E.G. Ghirardi” di Torino, che insegna competenze tecniche e professionali nel settore ed è riconosciuta come una delle prestigiose scuole italiane con studenti prestigiosi come l’orafo Enrico Cirio.

Quali sono i gioielli che ti hanno ispirato questa passione? C’è qualche ricordo o aneddoto dell’adolescenza che vuoi raccontarci? Un gioiello definisce chi siamo, un messaggio, un’unione, una tradizione e travalica le epoche poiché si trasforma e si adatta al mondo. Transepocale per definizione ed è una parte del processo di trasformazione della madre terra, prezioso quindi per essenza. Proprio per questo le mie creazioni sono uniche e per questo il tramandare e il custodire il tempo per me sono fondamentali. Prima di tutto identifico il gioiello come una delle più grandi espressioni artistiche, ricche di simbologia e tradizioni. Basta pensare che i primi gioielli risalgono a c.a. 7000 mila anni fa e questo lo rende molto più che un accessorio prezioso. Ho sempre guardato ai grandi maestri, in realtà non solo dell’arte orafa. Penso che una grande fonte di ispirazione siano i mobili di Pietro Piffetti, uno dei più grandi maestri ebanisti di sempre, Bruno Munari, il bianco e nero di Franz Kline, i lavori di Stefan Sagmeister e David Carson, le chitarre Ramirez e i violini stradivari (ho una grande passione per Paganini). Mi piace il dettaglio e l’unicità che travalica il tempo. Come orafi grande fonte di ispirazione sono sicuramente la tecnica simil tessuto di Buccellati, lo stile bold di De Grisogono e la poesia di Enrico Cirio. In realtà io non ho idoli o fonti precise di ispirazione. L’idea dogmatica della mono-ispirazione non mi appartiene, sono curioso e cerco di essere il più possibile come una spugna che attinge da tutto. Vi possono essere forme e colori bellissime ovunque. Tornando all’adolescenza la natura ovviamente è la primaria fonte di ispirazione.

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Come nasconono i gioielli firmati Simone Favarin? Quando creo non seguo mai una moda, sviluppo ciò che sono, credo che per affrontare un ambito artistico essere trasparenti sia un core value. Proprio per questo non progetto qualcosa solo per una passione momentanea, il mio è più un modo di esprimersi e di rappresentarsi mentre il resto è uno strumento. Dal punto di vista operativo io mi occupo della fase di disegno e di sviluppo del modello del gioiello in quando la produzione dei Gioielli è effettuata da aziende leader del mercato nella prototipazione rapida con tecnologie all’avanguardia e rifinite a mano da artigiani selezionati accuratamente, con esperienza secolare già fornitori ufficiali della Real Casa Savoia e di altri importanti casati. Il tutto parte dall’ispirazione creativa. Può essere più razionale o diretta e imprevista, per questo ho sempre con me qualcosa su cui posso disegnare. La maggior parte delle volte comunque lo progetto nella mia testa senza supporti, un po’ come se fosse realtà virtuale.

Quanto è importante il concetto di sogno? Moltissimo è ciò che guida il design onirico delle mie forme. Come vi è scritto in chiaro sul mio sito: e se potessi sognare mentre sei sveglio? Questa è la domanda che ispira i miei gioielli d’arte fatti a mano. Penso che Uomini e donne dovrebbero avere la libertà di muoversi nel mondo della veglia come se stessero sognando. Così disegno i miei pezzi per far sembrare ogni giorno un sogno. Il potere di essere un capolavoro dell’arte del tuo tempo.

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Quali sono i materiali con cui ami lavorare? Io mi occupo di gioielli nel vero proprio del termine. Quello che viene definito Fine Art Jewellery o Houte Couture. Utilizzo per l’architettura della struttura Oro, nelle sue varianti, o platino. A volte uso anche l’argento, ma solo se voglio un determinato effetto ad esempio con il grezzo e per le gemme uso prevalentemente quelle definite preziose, quali: diamanti, zaffiri, berilli etc. Credo nel valore della qualità e della ricerca, per questo motivo, i diamanti utilizzati nelle mie creazioni sono diamanti certificati GIA (Gemological Institute of America), diamanti certificati IGI (Istituto Gemmologico Italiano) o diamanti certificati HRD. La scelta del materiale dipende anche molto dal suo custode; ho creato opere con l’ambra molto interessanti e ho avuto grazie a questo processo di studio per la sua creazione delle meravigliose ambre blu. Uso quindi materiali preziosi. Per le gemme dipende dall’ispirazione. Sono opere d’arte prendono forma in modi molto differenti.

Chi sono i tuoi clienti? Lavorando per commissione e per ispirazione due tipologie di mercati. Il primo è quello costituito da coloro, da quei “custodi” che vogliono acquistare una delle mie opere che faccio in serie limitata di 30 copie (poi personalizzata sul dito del suo custode). Al momento – tra i gioielli – vi è il N0 ispirato alla dea Hathor e finalista a un concorso europeo di orafi e l’N3. Questo gioiello è nato come opera unica per un caro amico, che posso definire fratello, ma che visto l’attenzione ho deciso di convertire a serie limitata. Il secondo/target progetti custom: opere realizzate su commissione. Per questo non ho un catalogo in quanto le opere commissionate sono uniche. 

Come fai ad avvicinarti ad un target giovane? Utilizzo prevalentemente i social networks e i nuovi media. Il mio target è vario e tendenzialmente con un budget di spesa medio alto. Sicuramente è un target che ha Carisma, vuole essere unico e anticonformista e ama l’arte. In quanto la mai è più gioielleria scultura.

Qual è la differenza tra creare un gioiello per un uomo o per una donna? Io penso tendenzialmente a forme che siano unisex. Il transepocale influisce anche sulla mia visione unica del gioiello.Tuttavia è inevitabile avere delle forme più adatte a uomini o donne. La differenza è da un lato sulle pietre, ovvero per le donne si può osare di più in forma e colore, mentre per gli uomini a volte è più la ricerca della forma inusuale del design o dei materiali, come le placcature nere in rutenio. Ovviamente disegnare per le donne ha un ventaglio maggiore di prodotti: collane, ciondoli, bracciali… è da un lato più interessante la declinazione dell’idea iniziale: dell’icona da cui parte il mio design. Le donne hanno forme più belle. Per me è importante l’equilibrio quindi quando penso all’oggetto penso perché sia in equilibrio con il soggetto.

gioielli fatti a mano simone favarin torino

Crei gioielli per te? Quali sono i tuoi preferiti? Sì, io amo i gioielli. Il gioiello infinity sul mio sito è mio e ha una storia personale di generazioni. È il connubbio dell’oro recuperato dai miei nonni materni con l’aggiunta di diamanti. Il design del mio progetto più iconico, il N°0 l’ho pensato in realtà per me. Sto progettando anche un omaggio alla cappella degli Scrovegni di Giotto. Penso che sarà un pezzo unico. Sono un po’ comunque tutti figli miei, se possiamo passare il termine in questo senso, per me sono una mia estensione. Per questo per me il proprietario in realtà è un custode.

Dove sono distribuite le tue creazioni? Non ho un luogo fisico, ovvero una gioielleria o uno showroom… potete trovarmi su Torino o Milano, in un luogo concordato o attraverso Skype. Per acquistare le mie opere e commissionarle si può inviare un email a [email protected] o attraverso i contatti del mio sito www.favarinjewels.com. Inoltre, mi trovate su IG o FB a @favarinjewels o su whatsapp +39 347 7573003. 

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Quali sono i tuoi prossimi progetti? Internazionalizzazione. Sto creando una rete di partner internazionali per valorizzare il mio made in italy. La risposta giusta alla domanda sarebbe comunque “Come sempre tanti, ma il più rilevante è trovare “custodi di gioielli che travalicano il tempo”.  Io credo che tutti noi siamo unici e ci meritiamo qualcosa di esclusivo. Sulla base di questa mia affermazione mi fece molto riflettere una frase di Toscani: “non potete rimanere chiusi nella mediocrità, nella forma, nei sistemi. Tutto ciò che si ferma alla forma, alla composizione, all’estetica, è mediocre. L’unico vero scopo è interessare la condizione umana. Non potete gettare il budget, i media che avete a disposizione, per fare cose irrilevanti.” Ecco, reputo che il vero progetto per il futuro sia creare opere rilevanti.”

fonte foto: simone favarin