Barbie che danno consigli di cucina, un romanzo in arrivo in cui si parla molto di cucina e di sesso, la cucina afrodisiaca come un minimo comune denominatore che attraversa la storia umana, e chissà poi se è vero che funziona: tutto questo e molto altro salta fuori chiacchierando come se niente fosse con Roberta Deiana, food writer, food stylist, food storyteller e tantissimi altri neologismi all’inglese anche se a noi piace soprattutto pensarla come una food curious.

L’idea è quella: prendi una cosa, un settore, un sapere e gioca a trovare le connessioni con tanti altri saperi e vedi se, magari, sfiorandosi le idee anche lontane cambiano o si scoprono simili. Roberta ha cominciato a cucinare e si è lasciata incuriosire dal rapporto fra la cucina e tutti e 5 i sensi, che è poi quello che la rende potenzialmente afrodisiaca.

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Ipnotizzandosi (nostra insinuazione!) davanti alla tartaruga addominale di Matthew McConaughey ha avuto la folgorazione di quanto fosse simile a una tavoletta di cioccolato e ne ha fatto un paradigma per far capire che non bisogna dimenticare di approfondire anche le cose più affascinanti già in superficie. Insomma, non basteranno certo poche domande a esaurire un percorso così complesso ma intanto ci regalano un’idea: che con un po’ di curiosità e di coraggio si può imparare, insegnare e divertirsi, sempre.

Mi gioco subito il jolly: cosa vuol dire per te cucina afrodisiaca? cosa c’è di curioso in questo approccio? quale è la sua storia? La cucina afrodisiaca è un tema che mi interessa molto, e per quanto posso testimoniare, interessa un po’ a tutti. Insomma, l’idea che mangiando un cibo o un piatto particolare si possa trasformare una persona tiepidina in un uragano di passione, è quantomeno affascinante, specie se sulla persona in questione abbiamo un qualche interesse. In fondo, è un po’ il proseguimento delle pozioni magiche delle favole che ci leggevano da bambini. Ma deve essere anche una cosa profondamente umana, perché gli afrodisiaci esistono davvero dalla notte dei tempi! E la cosa curiosa è che, nella speranza, di aumentare o ritrovare il proprio vigore sessuale, da sempre l’umanità mangia cose inenarrabili!

Roberta Deiana all'opera - foto di Chiara Moiana

Qual è il paradigma McConaughey? *Ride* Il paradigma McConaughey è una mia invenzione per introdurre la storia del cioccolato quando presento il libro Cioccolato, passione italiana (Giunti, 2012). Visto che il buon Matthew sembra spesso vestito da sarti a corto di stoffa, ed è facile lasciarsi distrarre dalla sua avvenenza dimenticando che è anche un bravo attore, allo stesso modo anche per il cioccolato, distratti dai lati più sensoriali, profumo, gusto, sensazione tattile, tutti si dimenticano che ha una incredibile storia alle spalle.

La cucina che coinvolge tutti i sensi, ma anche tutto il mondo che ci portiamo dietro e il punto di vista a cui siamo educati. che relazione ha la cucina con la cultura che la produce? La cucina per me è una cartina di tornasole: in scala macro racconta del popolo a cui appartiene non solo le tradizione e la cultura, ma anche la storia: i traffici che l’anno coinvolta e attraversata, la sua economia, persino le sue vicende storiche; in scala micro racconta della persona, delle sue scelte, delle sue idiosincrasie e delle sue propensioni: insomma, della sua personalità.

Per gustare davvero un piatto bisogna sapere cosa c’è dietro? o troppi discorsi sul cibo rischiano di togliere l’appetito? Secondo me è un po’ come quando visiti una mostra d’arte: puoi leggerti la guida per capire esattamente cosa l’autore intendesse dire o esplorarla in autonomia e seguire le tue sensazioni. Allo stesso modo, la degustazione di un piatto può essere un’eccitante esplorazione di territori sconosciuti oppure la comprensione di quello che il cuoco ha cercato di fare delle materie prime che ha lavorato, o il racconto di quello che stai mangiando. Dipende da cosa hai voglia. Difficile comunque che l’appetito sia a rischio! Forse solo uno chaperon che sia anche un pessimo oratore può riuscire nell’impresa.

Roberta Deiana - ritratto

Barbie può essere una buona guida per imparare a cucinare? Ahaha, buona domanda! Dovresti chiederlo a lei! Scherzi a parte, sul mio canale youtube ho creato una miniserie in cui cucina davvero in stop motion, mantenendo fedelmente i passaggi delle ricette… qualche idea si può copiare, anche se non è nato come video tutorial, ma mai dire mai! Su instagram invece sto sperimentando con il micro food styling, ovvero il lavoro che faccio in scala umana di solito, in scala bambola. Non ho la pretesa di insegnare a cucinare, solo di giocare con un’icona in versione food.

A proposito, che cos’è il food styling? È l’arte di rendere bello e fotogenico il cibo per il set fotografico. Il mio lavoro è quello di una make-up artist del cibo: anche la modella più bella non puoi prenderla appena alzata e spedirla sul set. Allo stesso modo non puoi cucinare il piatto più buono del mondo, scodellarlo in un piatto e spedirlo così sul set. Come per la modella, bisognerà fare in modo di evidenziare i suoi punti di forza, renderlo più attraente possibile, farla posare in favore di camera.

Cosa significa fare food storytelling? Lo storytelling in generale è l’inglese per narrazione; da noi è diventato un po’ il sinonimo di narrazione messa al servizio di una strategia di marketing e comunicazione di un’azienda. In questo periodo ne sto scrivendo su Your Brand Camp (http://www.yourbrand.camp/index.php?option=com_k2&view=itemlist&task=user&id=975:robertadeiana) e sto dando un’occhiata ad esperienze interessanti qui in Italia e all’estero.

E’ appena finito ottobre e con ottobre anche Expo: cosa ha portato alla cultura del cibo in Italia e nel mondo, se ha portato qualcosa? Beh, ha sicuramente stimolato la discussione e la riflessione su vari aspetti del cibo, inclusa la sostenibilità. E credo che abbia portato la consapevolezza di quanto sia vasta la galassia cibo: è stata una bella occasione di confronto, per chi aveva voglia di esplorare.

Progetti per il futuro? A parte il food styling, micro e macro, e la mia continua sperimentazione sui linguaggi del food, l’anno prossimo uscirà il mio primo romanzo: una storia divertente e un po’ irriverente in cui si parlerà molto di cibo e di sesso. È un libro che mi sono divertita molto a scrivere, e spero che divertirà altrettanto i miei lettori.