Guardare She-Hulk è come bere un cappuccino al the matcha: desideri ardentemente che ti piaccia, hai aspettato tanto per vederlo, ma più sorsi (o episodi) mandi giù e più ti rendi conto che non avresti mai voluto provarlo.

She-Hulk è uno spettacolo dal tono confuso che contraddice le proprie regole, oltre a sfoggiare un protagonista incredibilmente narcisista e arrogante.

She-Hulk: la trama

Originariamente programmato per essere rilasciato prima di Ms Marvel, She-Hulk era apparentemente in un tale pasticcio che hanno dovuto posticipare il lancio e fare un intervento di emergenza per cercare di ricucire il tutto con una qualche forma di coerenza. Ma anche così facendo, i problemi di She-Hulk vanno ben oltre la cattiva CGI a cose semplici come la narrazione, la narrativa, i ritmi logici e lo sviluppo del personaggio, che qui mancano o mancano.

Lo spettacolo segue le vicende di Jennifer Walters, vice-procuratrice distrettuale di Los Angeles nonché cugina di Bruce Banner, meglio noto come Hulk.

Durante un incidente d’auto, la Walters riceve accidentalmente parte del sangue di Banner nel suo flusso sanguigno, dandole la possibilità di trasformarsi in un Hulk.

Dopo aver ferito quasi gravemente un gruppo di ragazzi fuori da un bar subito dopo, Banner salva Jen portandola in un resort sulla spiaggia per aiutarla ad affinare il suo potere.

Tuttavia, a Jen non piace l’idea di aiutare gli altri e salvare vite umane, ma vuole tornare al suo lavoro di avvocato come se niente fosse.

She Hulk e il femminismo forzato

Quello che segue è una lunga serie di capitoli episodici che hanno ben poco a che fare con la lotta al crimine o il tempo in aula, ma si concentrano invece quasi interamente su Jen che tenta di avere il controllo su ogni singolo aspetto della sua vita. Anche se di per sé potrebbe non sembrare male da un punto di vista comico eccentrico, lo spettacolo ha un aspetto davvero cinico su ogni scenario, in cui gli uomini o vengono sminuiti, o agiscono in modo stupido e senza senso.

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She-Hulk, in un ultimo sforzo, tenta di riprendere da dove Wandavision aveva lasciato. Jen riscrive il suo finale facendo esplodere il suo show, entrando nel nostro mondo “reale”. Che sarebbe un’idea davvero carina per uno spettacolo che così spesso, anche se in modo incoerente, rompe il quarto muro. Peccato che sia stato realizzato in maniera davvero mediocre e la potenziale tabula rasa che She-Hulk ha offerto all’ MCU è stata sperperata dalla continua mancanza di immaginazione della Marvel.

I personaggi continuano a essere ridotti a semplici macchiette, privati ​​di motivazioni dinamiche e personalità, prima di prendersi a pugni a vicenda o fare uno scherzo terribile che solo gli sceneggiatori (o i super fan privi di discernimento) trovano divertente. Questo è uno spettacolo in cui il ritorno di Daredevil sui nostri schermi non è un gradito ritorno a casa o una reinvenzione, quanto un’opportunità per includere un altro oggetto di ridicolo maschile e fingere che renda She-Hulk progressista.

L’occasione mancata di She-Hulk

She-Hulk, nonostante avesse tutti gli strumenti per farlo, non ha nulla di nuovo da dire. Nessuno dei suoi nove episodi trova un modo ponderato per portare avanti le conversazioni sulla misoginia e sulla percezione della mascolinità da parte della società. Invece, accumula vecchi cliché su una zattera di uomini parodicamente terribili, con strizzatine d’occhio alla telecamera e battute di rottura del quarto muro che solo gli sceneggiatori possono considerare taglienti.

Ogni scena che dovrebbe far avanzare lo spettacolo gli fa invece fare almeno 4 passi indietro, interrotta da battute poco divertenti, sceneggiatura sbagliata e toni selvaggiamente incoerenti.

Il risultato più triste di ciò è che i goffi tentativi di She-Hulk di trasmettere le sfide dell’essere una donna nel mondo moderno si rivelano la sua più grande debolezza. Non perché She-Hulk e la sua feticizzazione per mano degli uomini non siano un degno veicolo di discussione, ma perché la posizione di She-Hulk sulle donne e sulla natura predatoria degli uomini online è così scontata che lo spettacolo offre una fusione di ogni stereotipo del tipo uomo=cattivo che si possa immaginare, senza offrire alcuna visione sotto la superficie.

Insomma, è davvero difficile cercare di trovare qualcosa di positivo in questa serie (e abbiamo sorvolato su cose come il balletto con Meghan Thee Stallion): non ci resta che sperare che la Marvel inizi ad imparare dai suoi errori, e ritorni a proporci contenuti che valgano il nostro tempo.