Come facciamo a sapere se l’acqua di casa è buona? Quali parametri bisogna conoscere e considerare? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Acqua del rubinetto vs acqua in bottiglia

In Italia, purtroppo, la stragrande maggioranza della popolazione (per la precisione il 62%) pensa che l’acqua pubblica non sia di buona qualità e preferisce bere acqua in bottiglia, spendendo circa 250 euro all’anno.

GUARDA ANCHE: Nero d’avola: vino, vitigni, storia, caratteristiche e abbinamenti

Qualche numero per capire meglio la portata enorme di questo fenomeno tutto partenopeo.

  • In Italia il consumo pro-capite di acqua minerale in bottiglia è il secondo al mondo! e il primo in Europa.
  • Ogni italiano beve mediamente 208 litri di acqua in bottiglia all’anno, rispetto alla media europea di 106 litri.
  • In un anno in Italia si utilizzano quasi 10 miliardi di bottiglie di plastica, per le quali si impiegano circa 460 mila tonnellate di petrolio.
  • Per produrre la plastica Pet necessaria al consumo italiano vengono emesse oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera, oltre a un mix di idrocarburi, ossidi di zolfo, di azoto e carbonio.
  • 1 litro di acqua del rubinetto costa mediamente 2 millesimi di euro. L’acqua minerale, invece, può arrivare a costare centinaia di volte tanto.
  • E per concludere “in bellezza”, solo un terzo delle bottiglie acquistate viene effettivamente riciclato; il resto finisce in discarica, inceneritore o dispersa nell’ambiente.

Detto ciò, l’acqua in bottiglia è davvero più sana di quella del rubinetto?

In realtà, l’acqua del rubinetto ha lo stesso contenuto di minerali dell’acqua in bottiglia.

Così come il contenuto di altri elementi si è dimostrato pressoché identico. In Italia, per esempio, la concentrazione di nitrati dell’acqua pubblica (16,1 mg/l) non è molto diversa da quella dell’acqua in bottiglia (15,2 mg/l).

Quindi diciamolo una volta per tutte: l’acqua che arriva nelle nostre case è potabile e sana al 100%. È infatti compito del Gestore di riferimento di ogni Comune, assicurare sempre un’acqua di eccellente qualità.

Ora capiamo perché possiamo affermare tutto questo seguendo il meticoloso processo di verifica e controllo che a volte tutti noi diamo per scontato.

Qualità e controlli dell’acqua di rubinetto

La legge italiana, ed Europea, prevede che le aziende pubbliche di trattamento e distribuzione dell’acqua immettano solo acqua potabile, quindi bevibile, rispettando precisi parametri di sicurezza a garanzia della salute pubblica stabiliti dal decreto legislativo 31/2001 secondo le linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

La conformità a questi parametri è essenziale per garantire che l’acqua del rubinetto sia potabile, ovvero che possa essere bevuta senza rischi perché certificata come sana e sicura.

I diversi Gestori idrici comunali effettuano migliaia di campionamenti all’anno e analizzano oltre 300mila parametri per assicurare la bontà e la sicurezza dell’acqua che arriva nelle nostre case.

Non per niente la qualità delle acque di rubinetto italiane è fra le più alte in Europa: la conformità ai parametri di legge si registra, infatti, nel 99% delle misurazioni.

La legge italiana individua due enti incaricati di eseguire le analisi sull’acqua distribuita dalla rete idrica:

  1. il Gestore del Servizio Idrico Integrato (gestore della rete idrica locale), il quale deve assicurarsi che siano costantemente rispettati i parametri imposti ed effettuare una serie di controlli nelle fonti di approvvigionamento, negli impianti di potabilizzazione, nei serbatoi e nelle fontanelle pubbliche presenti lungo la rete di distribuzione dell’acquedotto; ha inoltre l’obbligo di bloccare la fornitura in seguito a una riscontrata non potabilità e di informare l’amministrazione e i cittadini nel caso in cui l’acqua non possa essere fruita in sicurezza a causa di fatti straordinari e contingenti.
  2. l’Ente di controllo competente (l’Asl), cui spettano le contro analisi. Queste vengono effettuate negli stessi punti stabiliti dall’azienda idrica locale, in modo da confermare gli esiti delle prime analisi ed evitare, in caso contrario, che il gestore falsifichi i risultati.

La normativa europea, attentamente applicata in Italia, prevede milioni di analisi l’anno, riguardanti 64 parametri microbiologici, chimici, fisici e radiologici.

In un primo momento viene indagata la presenza di minerali potenzialmente tossici (ferro, piombo, nichel, alluminio mercurio e cadmio), molecole velenose (arsenico, nitrati o pesticidi) e sostanze immesse a scopo disinfettante (cloro).

Una seconda analisi ha, invece, lo scopo di individuare ed eliminare batteri o microrganismi pericolosi.

Come è facile comprendere da quanto fin qui detto, la compromissione delle acque potabili è, nel nostro paese, situazione rarissima ed episodica.

La scelta di bere acqua potabile che esca dal rubinetto o che sia in bottiglia non deve quindi basarsi sulla maggior qualità e sicurezza dell’una o dell’altra: per principio tali proprietà sono garantite in entrambi i casi trattandosi semplicemente di acque potabili.

Che cosa si intende per durezza dell’acqua

Per durezza si intende un valore che esprime il contenuto totale di ioni di calcio e magnesio nell’acqua ed è un fenomeno naturale e variabile che non ne determina una scarsa qualità.

Ciò che influenza la durezza dell’acqua è infatti la sorgente da cui nasce e il percorso che fa attraverso rocce e terreni diversi tramite i quali può arricchirsi più o meno di minerali e sali.

Le acque si distinguono in:

  • Leggere o dolci, se la durezza è inferiore a 15 °f (gradi francesi)
  • Mediamente dure, se la durezza è compresa tra 15 e 30 °f
  • Dure, se la durezza è superiore a 30 °f.

Generalmente le acque potabili distribuite sul territorio italiano sono piuttosto dure, per questa ragione spesso si ricorre all’uso di addolcitori, che provvedono alla rimozione dei sali di calcio e magnesio, riducendo anche il rischio di formazione di incrostazioni, che potrebbero danneggiare le tubazioni.

Ma l’acqua con una elevata durezza si può bere?

Assolutamente sì perché, come abbiamo visto, la durezza dell’acqua non ha a che fare con l’inquinamento.

La durezza dell’acqua del rubinetto influisce però certamente sulla quotidianità quando si fa una lavatrice, si fa bollire l’acqua per cucinare o si fa manutenzione della caldaia.

Il primo segnale di elevata durezza dell’acqua è la presenza di calcare, che potrebbe darle un cattivo sapore. La soluzione è applicare un basico filtro da rubinetto che si trova ormai dappertutto a cifre economiche oppure acquistare una caraffa filtrante. Avrete così un’acqua più buona, ugualmente sana, che mantiene i suoi sali minerali e rispetta l’ambiente e il portafoglio.

Si dice che le acque troppo dure possano provocare i calcoli renali, oggi le ricerche scientifiche hanno tassativamente escluso questa possibilità, non c’è relazione alcuna. Infatti le Linee Guida del Ministero della Salute consigliano di bere molta acqua per evitare i calcoli renali senza specificare il tipo di acqua. In sostanza se è vero che il calcio “incrosta” gli elettrodomestici è altrettanto vero che non danneggia l’organismo umano.

Anzi, addirittura, recenti studi epidemiologici e clinici hanno messo in luce che c’è una correlazione tra maggior durezza dell’acqua, nei limiti dei range di potabilità, e minor incidenza di problematiche cardiovascolari.

Come migliorare il gusto dell’acqua di rubinetto

In Italia, tutta l’acqua del rubinetto viene trattata con ipoclorito di sodio, meglio noto come cloro, durante il processo di potabilizzazione al fine di mantenere la sicurezza igienico-sanitaria in tutta la rete di distribuzione e garantire che la qualità sia mantenuta costante in ogni punto della rete idrica. Il cloro è un potente ossidante e uccide i microrganismi eventualmente presenti all’origine nelle acque e per legge deve avere una concentrazione minima di 0,2 mg/l.

La concentrazione di cloro varia in base alle stagioni e alla rete di distribuzione, a seconda delle esigenze locali. Dunque, il sapore dell’acqua in Italia cambia molto da zona a zona e in base al periodo dell’anno.

C’è di buono che il sapore del cloro è facilmente eliminabile, poiché si tratta di una sostanza altamente volatile.

Qualche semplice consiglio che migliorerà il sapore dell’acqua di casa vostra:
  • fate scorrere un po’ d’acqua fredda dal rubinetto, soprattutto dopo un prolungato periodo di inutilizzo
  • utilizzate una caraffa o bottiglia di vetro per conservare l’acqua, mai di plastica
  • lasciate decantare l’acqua per qualche ora o meglio per tutta la notte per poi avere al mattino l’acqua perfetta
  • pulite le bottiglie di vetro o le caraffe che utilizzate per l’acqua ogni volta che le svuotate
  • non tenete per più di 24 ore l’acqua del rubinetto che avete messo in una bottiglia o in caraffa

Può capitare, soprattutto quando si interviene o si ripara la rete idrica o ci sono dei ristagni negli impianti interni condominiali, o torniamo in una casa che è stata disabitata per tanto tempo, che l’acqua non sia limpida, o addirittura rossastra. Tale fenomeno è causato dalle particelle di ferro e manganese (elementi presenti naturalmente nell’acqua) che con il normale flusso nella rete tendono a depositarsi nelle tubazioni che, essendo di acciaio e spesso nei condomini vecchie di alcune decine di anni, rilasciano ossidi di ferro. In caso di sospensione e successiva ripresa dell’erogazione idrica si risollevano provocando la torbidità e/o il cambiamento di colore. Per rimediare a questo inconveniente è sufficiente fare scorrere l’acqua per alcuni minuti.

Se l’acqua raccolta nel bicchiere risulta biancastra e piena di micro-bollicine, sappiate che dipende dall’elevata pressione dell’acqua determinata dagli impianti cittadini di pompaggio ma soprattutto dalle autoclavi condominiali. La pressione è necessaria per poter servire anche i piani più alti delle abitazioni. Basterà aspettare pochi minuti per permettere alle micro-bollicine di evaporare naturalmente e non lasceranno alcun residuo nocivo.