• Corse di questa settimana :1
  • Cani incrociati: 5/6 ma tutti educati
  • Cani che hanno attentato ai miei polpacci: 1 era curioso e mi ha annusato il calzino peraltro fresco di bucato
  • Biciclette sul marciapiede: 0
  • Scontri evitati: 2 ma poco invasivi
  • Monopattini: 0

Ultima settimana dell’anno.

Un anno non facile. Un anno che non dimenticheremo presto. Un anno che non vediamo di finire per vedere cosa di bello ci prospetta il 2022. E dopo gli scorsi due (tre per me) anni… potrebbe mai esserci qualcosa di peggio?

Un anno che si chiude con la mia oncologa che mi dice: “vai e corri più forte che puoi. Ci vediamo tra 6 mesi per le analisi del sangue e visita, e tra 1 anno per gli esami specifici. Nel mentre non voglio vederti più. Buone feste maratoneta.”

Un anno ricco di aspettative, della maratona di New York “della rivalsa” sulla malattia, che per il secondo anno consecutivo mi hanno rimandato causa COVID, del riprendere a correre da zero, dello schivare il contagio, delle mie tre dosi di vaccino.

Un anno che se tutto va bene, l’anno prossimo di maratone ne corro 3 e punto al medaglione delle major.

Fine anno, tempo di bilanci di solito. E io li faccio nella corsa, la cosa che amo più di tutto e che mi ha sempre dato la carica nei momenti bui in tutte le spigolature della mia vita.

Nuovo anno. I sogni appesi sono li che mi aspettano. E io rimugino…. E mi chiedo …. Se non ora, quando?

Ho voglia di tornare a correre e di viaggiare con la scusa della corsa. Mi sono perfino sparata la terza dose Boost di vaccino, motivo per cui questa settimana sono uscita a correre una sola volta.

Una sola volta ma di qualità. Fartleck per circa mezz’ora. Il Fartleck è un termine della lingua svedese che significa “gioco di velocità”, è una tipologia di allenamento cardiovascolare che si presenta come una via di mezzo tra il tradizionale allenamento aerobico continuato (Steady State Training) e l’Interval training.

Il Fartlek training è stato introdotto negli anni trenta del Novecento dallo svedese Gösta Holmer (1891-1983).

Quando il Fartlek fu introdotto in Svezia portò una rivoluzione nei metodi di allenamento. Esso viene usato primariamente dagli atleti di endurance e viene consigliato come eccellente attività per il recupero fisico dopo un periodo di allenamento molto intenso.

Troppo tecnica?

Mi piace il Fartleck, è una parola simpatica e lo faccio sempre volentieri. Easy da fare.

Al parco. Al freddo. Domenica era così freddo che il fiato si congelava prima che riuscissi a toglierlo dalla faccia, stessa cosa per le lacrime, granelli di ghiaccio sulle guance. Male cane. Eppure. Eccomi là, alla fine dell’allenamento a schiacciare il Garmin con orgoglio e riprendere il ritmo del respiro che arranca.

Sbuffi bianchi di fiato di persona felice, che butta l’anima nella corsa: bastano poi però pochi metri per recuperare la forma.

Mi piace correre al freddo, soffro all’inizio ma poi con il giusto abbigliamento e il giusto riscaldamento alle gambe, vado che è una meraviglia.

Di solito inizio piano piano, corsetta blanda a sensazione, i primi passi sembra quasi che le gambe si spacchino da un momento all’altro come pezzi di vetro, poi quando inizio a carburare è felicità allo stato puro. Non mi fermerei più. La cosa più bella è che mentre in passato tendevo a sparare subito tutte le cartucce e arrivavo a fine allenamento senza energia, ora sono maturata, approccio diverso. Parto con tranquillità, cerco di rispettare i tempi del Coach e poi incremento l’andatura. Voglio dire…. sto preparando una maratona, se parto subito in quarta, rischio di arrivare ai 40 kilometri sui gomiti.

Un po’ come la Roma Ostia di quattro anni fa. Partita a cannone, favorita dalla discesa e dalla massa di runner invasati che mi circondavano, mi sono arenata sulla salitella poco dopo i 10 km. Ne avevo altri 11 da fare con crampi, formicolii alle piante dei piedi e udite udite vesciche causate da scarpe nuove. Le avevo comprate all’EXPO la sera prima e messe il giorno della gara per la prima volta. Ok che erano le gemelle delle mie vecchie scarpe, ma nuove di pacca il giorno della gara, solo i principianti. Una mezza da dimenticare, piena di errori di cui fare tesoro.

Ora ho un Coach che mi cazzia se faccio stupidate, e io del resto dopo oltre 10 anni di attività agonistica cerco di evitare di farne.

Per esempio, prima di uscire per l’allenamento ho imparato a mangiare e a prendere integratori che mi diano il supporto energetico necessario, previo consulto con i miei dottori, mai improvvisare o improvvisarsi.

Solo cose naturali ovviamente. Che poi magari si tratta solo di effetto placebo, ma io ne traggo beneficio.

Mi è capitato alla Maratona di Edimburgo di perdere le caramelle di integratore al secondo kilometro. Mi sono distratta a guardare la meraviglia di HOLYROODHOUSE Palace (che nostalgia!) e chissà forse Maria Stuarda mi ha fatto lo sgambetto e le caramelle sono uscite dalla tasca senza che io me ne accorgessi.

Sarei stata capace di raccoglierle da terra e mangiarle. Era prima, molto prima del COVID, e chi se lo sarebbe immaginato…. figuriamoci ora anche solo a pensarlo fa venire i brividi. Così per i restanti 40 km, mi sono arrangiata con acqua, acqua con integratore mai provato prima (follia) preso sul tavolo dei ristori e le caramelle che i bambini e i supporters ai lati del percorso offrivano a noi maratoneti. Sicuro la mia sofferenza e l’arrancare dal 22mo km non è dipeso dalla mancanza di integratori ma da qualcosa ben più grave che avrei scoperto di lì a poco, mettiamoci anche che quel giorno la testa non ha collaborato per nulla, diciamo proprio che appena ho spalancato la finestra e vista la nebbia che avvolgeva la città, l’ultimo dei miei pensieri era proprio quello di correre una maratona.

Pessimo inizio per una gara. Alla fine, l’ho portata a casa, con una certezza: mai più senza integratori. Mai più senza una adeguata preparazione.

Altri propositi per l’anno nuovo?

Correre con le mie nuove scarpette che ho comprato giusto ieri online (fashion molto) e seguire le tabelle del Coach come si deve. Senza scuse, senza Se, senza Ma, senza presunzione e si….

Chiudere la mia prossima Maratona sotto le 4 ore…. Non mi sbilancio sul tempo, ma è una promessa che faccio in primis a me stessa e al mio Coach.

Voglio la medaglia delle Mejors sotto l’albero del prossimo Natale.