isole canarie minori

Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura, Lanzarote: quattro nomi che spesso risuonano nei programmi di viaggio verso lidi più caldi, e che a volte vengono addirittura designati come mete da sogno per un cambio di vita radicale.

Eppure non tutti sanno che le Canarie sono sette, non quattro. Le tre isole meno conosciute delle Canarie saranno pure più piccole e meno frequentate delle loro “sorelle maggiori”, ma non per questo sono meno affascinanti. Se dunque state cercando un’alternativa a spiagge affollate (seppur bellissime) e località iper-turistiche, scoprite con noi La Palma, La Gomera e El Hierro, le isole minori delle Canarie.

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La Palma, ad un passo dalle stelle

La natura vulcanica dell’arcipelago si manifesta in tutta la sua potenza a La Palma. La quinta isola per estensione delle Canarie è infatti resa inconfondibile da due edifici vulcanici che ne tratteggiano la silhouette allungata, una sorta di imponente spina dorsale immersa nel verde tropicale. Le spiagge, nere anch’esse per i residui vulcanici, non sono facili da raggiungere, ma regalano scenari degni di un atollo deserto.

isole canarie minori

 

A La Palma, inoltre, la bellezza non si ferma al maestoso scenario naturale, ma sposa anche i prodigi della scienza. Il clima specifico dell’isola, con nubi che si formano fra 1 e 2 km di altitudine, insieme ai suoi picchi montuosi sopra i 2000 metri, l’hanno resa infatti la casa perfetta per un importante osservatorio astronomico internazionale.

Santa Cruz de la Palma

La capitale stessa, Santa Cruz de la Palma, cuore pulsante dell’isola, si sviluppa sul limitare di un’antica caldera vulcanica, detta Caldereta. Se il nucleo urbano è costruito in riva al mare sul versante orientale dell’isola, il comune si espande verso l’interno e in altitudine, arrivando a toccare anche i 1800 metri. Un dislivello che sembra già anticipato dai saliscendi del centro storico, con le sue scalinate che si arrampicano fra caratteristici edifici coloniali mescolati a facciate barocche, rinascimentali e neoclassiche.

Il centro nevralgico della città è di sicuro Piazza di Spagna, luogo dove l’architettura canariota fiorisce e si intreccia con quella rinascimentale in un gioco di contrasti, bianco e nero, sobrio e ricercato. Qui si affacciano due fra i monumenti più importanti di Santa Cruz, entrambi di stampo rinascimentale: la chiesa di El Salvador, con la sua copertura in legno mudejar, e il Municipio, i cui archi a tutto sesto ospitarono già alla fine del XVIII secolo le prime elezioni popolari dei rappresentanti del comune.

C’è però un elemento architettonico che risalta su tutti lungo le strade di Santa Cruz: i balconi. Sulla Avenida Maritima, la strada che costeggia il lungomare, se ne possono ammirare addirittura alcuni risalenti al XVI secolo: sono balconi doppi dal gusto arabeggiante, chiusi da persiane geometriche e che spuntano dalle facciate degli edifici in stile portoghese come preziose scatole.

La Palma nasconde anche una curiosità per le fashionistas. L’isola ha dato infatti i natali ad uno dei creatori di calzature da sogno più amati al mondo: Manolo Blanhik.

Il Parco Nazionale della Caldera de Taburiente

Un cratere vulcanico di 10 chilometri di diametro circondato da pareti che superano i 2000 metri di altezza. Una foresta sempreverde che lo avvolge e che fa viaggiare la mente verso ere preistoriche. Questo mondo naturale semi-incontaminato è il Parco Nazionale della Caldera de Taburiente, uno dei quattro parchi naturali delle isole Canarie insieme al Parco Nazionale di Garajonay a La Gomera, al Parco Nazionale del Teide a Tenerife, e al Parco Nazionale Timanfaya a Lanzarote.

Avventurarsi nella Caldera de Taburiente vuol dire perdersi in una selva di pini e ginepri originari delle Canarie, con i profumi salmastri della macchia mediterranea che lasciano via via il passo a quelli più intensi e misteriosi della sempreverde laurisilva. Non c’è da stupirsi che questo luogo, come tutta l’isola, sia considerato dal 2002 una Riserva della biosfera dell’UNESCO.

Il Roque de los Muchachos e l’Osservatorio astronomico

E quindi uscimmo a riveder le stelle. È una sensazione dantesca quella che si prova ad emergere sulla cima del Roque de los Muchachos in una giornata di nuvole. Un mare grigio-bianco sotto, un cielo limpidissimo sopra. Peculiarità che non sono certo sfuggite agli esperti di astronomia e astrofisica di tutto il mondo, che hanno eretto qui alcuni dei loro telescopi astronomici più all’avanguardia.

L’Osservatorio del Roque de los Muchachos ospita infatti alcune meraviglie della tecnica astronomica fra le più importanti dell’emisfero boreale. Come la Torre Solare Svedese, al momento in grado di produrre le immagini del Sole a più alta risoluzione; il Gran Telescopio Canarias spagnolo, il telescopio singolo con la più grande apertura del mondo; il Telescopio William Hershel inglese, con il quale è stato scoperto il presunto “super-massive black hole” al centro della nostra galassia; ed il Telescopio Nazionale di Galileo italiano, col quale si arriva a studiare la composizione di pianeti e corpi celesti extrasolari.

La Gomera, fra leggende e antichi linguaggi

Gli amanti del mito e della storia si sentiranno a casa a La Gomera. Quest’isola dalla forma circolare è infatti ricettacolo di racconti, eventi storici e tradizioni nei quali immergersi durante un’atipica vacanza al mare.

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Già nel soprannome dell’isola è racchiuso un episodio memorabile: La Gomera è infatti chiamata anche isola colombina, in quanto fu l’ultima terra spagnola ad essere toccata da Cristoforo Colombo prima della sua traversata verso il continente americano.

San Sebastián de la Gomera e la Vergine di Guadalupe

La capitale San Sebastián si trova ad est, di fronte a Tenerife e al suo immenso vulcano, il Teide. Uno spettacolo naturale che diventa ancora più suggestivo quando fa da sfondo alla discesa (bajada) della Vergine di Guadalupe, una processione quinquennale e che porta la statua della patrona dell’isola dall’eremo di Puntallana fino alla spiaggia della città. Le barche dei pescatori accompagnano il tragitto della Vergine, ed i colori, i profumi e la vitalità canariota sono in questi momenti al loro apice.

Il silbo, la lingua degli antichi

Se vi capiterà di partecipare alla bajada della Vergine di Guadalupe, la vostra attenzione sarà forse attirata da una serie di fischi particolarmente ritmati e vari che sembrano accompagnare la processione. Ebbene, questi in realtà non sono semplici fischi, ma una vera e propria lingua. È il silbo, il linguaggio fischiato degli antichi abitanti dell’isola, i Guanci. Questa lingua incredibile è stata tramandata nei secoli ed è arrivata fino al ‘900, dove era ancora impiegata dai pastori per parlarsi oltrepassando le enormi distanze dei canaloni che punteggiano l’isola.

Oggi il silbo non è quasi più utilizzato, anche se numerose associazioni di La Gomera si propongono di insegnarlo ai giovani affinché non vada perduto. L’UNESCO lo ha dichiarato dal 2009 “patrimonio orale e immateriale dell’umanità”, ed il suo fascino musicale pervade chiunque lo ascolti.

Il Parco Nazionale di Garajonay e la sua leggenda

Con 40 chilometri quadrati di estensione, il Parco Nazionale di Garajonay è un altro luogo dove la natura regna incontrastata. Anche in questo parco, dichiarato patrimonio dell’umanità dell’UNESCO nel 1986, domina la laurisilva, foresta subtropicale le cui origini risalgono addirittura al Cenozoico.

Camminare verso la cima del Garajonay, il rilievo di 1484 metri che dà il nome al Parco, è come entrare nelle ambientazioni di un film fantasy, con alberi alti anche 40 metri (come il lauro delle Azzorre) che proiettano ombre misteriose e con il sottobosco avvolto da una luce incantata. Arrivati in vetta, la sensazione di trovarsi su un set cinematografico aumenta: qui è infatti ricostruito un santuario Guanci, con le pietre in circolo ad evocare antichi rituali.

Come ogni luogo dal fascino esoterico che si rispetti, anche il Garajonay fa da sfondo ad una leggenda locale. Si narra infatti che qui morirono suicidi Gara e Jonay, amanti Guanci la cui storia è degna di un’opera di Shakespeare. Principessa di La Gomera lei, principe di Tenerife lui, si incontrarono durante la festa del raccolto e si innamorarono all’istante, nonostante l’avversione delle rispettive famiglie e presagi funesti. Neanche il canale che separa La Gomera da Tenerife riuscì a fermare il loro amore: Jonay lo attraversò a nuoto e scappò insieme a Gara dalla caccia spietata dei rispettivi padri. Preferirono morire insieme sulla cima del monte, piuttosto che vivere separati.

El Hierro, l’isola più green

La più piccola delle isole Canarie nasconde un cuore verde, in tutti i sensi. A El Hierro non solo abbondano foreste e vegetazione autoctona, ma fiorisce anche la cultura dell’ecosostenibilità.

El Hierro si è infatti prefissa l’obiettivo di diventare, grazie ad un programma di finanziamento del governo spagnolo, la prima isola al mondo del tutto autosufficiente in termini energetici grazie ad impianti a energia pulita. Per questo scopo sono già in funzione una centrale idroelettrica ed un impianto eolico, nonché due desalinizzatori per sfruttare l’energia in eccesso. Un impegno encomiabile che ha fatto guadagnare all’isola il titolo di Riserva della Biosfera UNESCO.

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L’isola di ferro

Il nome “El Hierro” è stato mutuato dal guanci “Hero”, divenuto per assonanza “Hierro” in spagnolo, cioè ferro. Da qui il soprannome di isola di ferro, al quale nei secoli se ne è aggiunto un altro: isola del Meridiano. Dall’isola passa infatti uno dei meridiani primi del nostro pianeta, un tempo addirittura considerato più importante del Meridiano di Greenwich. Per la sua posizione geografica, tale meridiano è chiamato proprio Meridiano di ferro.

Le piscine naturali

Se state cercando lunghe spiagge di sabbia bianca lambite da dolci palmizi, abbiamo una cattiva notizia per voi: a El Hierro non esistono. Il litorale è spesso frastagliato, e la roccia lavica conferisce al paesaggio un aspetto più selvaggio che placido. C’è però un rovescio della medaglia estremamente positivo: la particolare conformazione della costa ha dato vita a vere e proprie piscine naturali, pozze di acqua verdeazzurra dove le onde oceaniche non arrivano.

La più famosa delle piscine naturali è il Charco Azul, nella baia di El Golfo. Sovrastata da un arco basaltico e facilmente raggiungibile a piedi, i suoi riflessi turchesi le donano un’atmosfera irreale. Sempre a El Golfo si trova anche La Maceta, una formazione di diverse pozze particolarmente amate dalle famiglie con bambini.

Per chi invece vuole unire il bagno al mare ad un momento di cultura etnografica, consigliamo il Pozo de Las Calcosas. Questa grande insenatura con piscine naturali che si trova vicino alla capitale Valverde è infatti sovrastata da un agglomerato di case dall’architettura peculiare. Costruite dai pescatori di El Hierro, queste abitazioni hanno infatti le pareti di pietra lavica e i tetti in paglia. Un vero simbolo della sinergia fra gli abitanti dell’isola e i suoi elementi naturali.

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