Kathrine Switzer

Primo libro letto: Il Diario di Anna Frank. Poi è stata la volta di Piccole Donne. Sono cresciuta con i libri di Oriana Fallaci, in una famiglia che mi ha insegnato il rispetto della donna come essere umano qualunque fosse il suo ruolo nella società e di qualunque etnia.

La mia tesi di Laurea in Scienza Politiche l’ho fatta su Mary Wollstonecraft, filosofa e scrittrice Britannica, mamma di Mary Shelley autrice di Frankenstein, prima donna liberale e femminista ghettizzata dalle stesse donne della sua epoca per le sue idee liberali e femministe e per il suo coraggio di vivere la propria personalità quando le donen erano ritenute essere inferiori all’uomo.

Naturale per me abbracciare la filosofia di 261Fearless e aprire una rappresentanza in Italia che portasse questo nome e l’eredità di una donna che con il suo gesto ha cambiato il corso della storia di tutte noi donne runners.

Il 261 fearless Club Italia è un sogno che è diventato realtà.

Ogni volta che infilo le scarpe da corsa, ogni volta che sono sulla linea di partenza di una gara, va inevitabile il mio pensiero a Kathrine Switzer, grazie a lei e ad altre donne che non si sono fermate di fronte ai limiti dettati dal sistema e dalla società maschilista, tante cose ci sono state concesse e tante cose ci è permesso di fare, e ogni volta che lo facciamo forse non lo dovremmo dare così per scontato, pensando che qualcuno prima di noi abbia avuto il coraggio di andare oltre le barriere e  i limiti che purtroppo a volte noi stesse ci creiamo.

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Il progetto è ambizioso e si espande a livello internazionale e al di là, del Club Italia che si fonda su principi del tutto rispettabili e, sicuro di un certo spessore, le colleghe dell’estero si trovano a combattere con situazioni di guerra, di ignoranza, di domini maschili, con il pericolo di essere stuprate mentre tornano a casa la sera dopo una giornata di lavoro, con il conseguente rischio di essere ripudiata dalla famiglia, oppure credeteci o meno, ci sono zone nel mondo in cui nel 2019 ancora  alle donne non è permesso correre. L’India per esempio, o l’Afghanistan paese, in cui le donne sono costrette al chador o al burka e se decidono di correre lo fanno a loro rischio e pericolo, a loro non è permesso mostrare la loro femminilità, figurarsi fare attività fisica in pubblico eppure lo fanno perché grazie alla stampa sanno che qualcosa o qualcuno le seguirà. E’ il caso di Free To Run, associazione no-profit gemellata a 261Fearless. Ripeto siamo nel 2019.

Basta solo ricordare che era il 1967 quando Kathrine Switzer corse la prima maratona, la cui iscrizione allora era proibita alle donne.

Cosi se una runner decide di correre una maratona oggi, senza dubbio dovrebbe farlo almeno una volta nella vita a Boston, la più antica tra le maratone annuali che si svolgono al mondo. La sua prima edizione, ispirata dal successo delle prime Olimpiadi dell’era moderna tenutesi nel 1896, venne infatti disputata nel 1897. Iniziata come manifestazione di rilievo locale, ha progressivamente iniziato ad attrarre atleti provenienti prima da tutti gli Stati Uniti e poi da tutto il mondo.

La gara parte da Hopkinton, nel Massachusetts, e si conclude a Boston, presso Copley Square, il terzo lunedì del mese di aprile, in occasione del Patriots’ Day, festa riconosciuta anche nel Maine oltreché nel Massachusetts che commemora l’inizio della Guerra di indipendenza americana.

Alla gara partecipano ogni anno circa 20.000 atleti, ma la centesima edizione nel 1996 raggiunse i 38.000 partecipanti. La maratona è aperta a chiunque abbia compiuto 18 anni. Tuttavia è necessario che i partecipanti abbiano raggiunto, nei 18 mesi precedenti la manifestazione, un tempo conseguito in una maratona ufficiale inferiore a un massimo prestabilito. Tale massimo prestabilito varia in funzione del sesso e dell’età del partecipante e va da un minimo di 3h 05′ per gli uomini e 3h 35′ per le donne di età compresa tra i 18 e i 34 anni ad un massimo di 4h 55′ per gli uomini e 5h 25′ per le donne di età superiore agli 80 anni.

Dopo Boston, un’altra maratona da fare almeno una volta nella vita è New York. New York non è solo una gara, è una vera esperienza di vita. Tutta la città che tifa per te dal primo all’ultimo metro. Una carica pazzesca che sfido chiunque a non emozionarsi. si snoda attraverso i cinque grandi distretti della città di New York. È la maratona più partecipata al mondo, con i suoi 43.545 atleti arrivati al traguardo nel 2009. È una delle più importanti corse degli Stati Uniti d’America e fa parte delle World Marathon Majors. La corsa è organizzata dal NYRR (New York Road Runners) e si corre ogni anno dal 1970.

L’evento si tiene ogni prima domenica di novembre e attrae sia gli atleti professionisti che quelli amatoriali, provenienti da tutto il mondo. Per quanto riguarda questi ultimi, a causa della grande popolarità dell’evento, la partecipazione è limitata a solo una parte delle 100 000 richieste che pervengono ogni anno. La scelta dei partecipanti avviene tramite una lotteria, ma privilegiando comunque gli atleti che hanno già partecipato o quelli in possesso di un tempo di qualifica eccellente. Secondo gli organizzatori, si calcola che complessivamente abbiano preso parte alle 40 edizioni della Maratona di New York circa 700 000 persone.

E poi c’è la Maratona del mio cuore: LONDRA. Una maratona che viene disputata con cadenza annuale di solito in aprile.

 

Nel 1908, in occasione delle Olimpiadi di Londra, il percorso fu allungato in modo che la linea si partenza fosse situata al Castello di Windsor e il traguardo sotto la tribuna reale dello stadio di Londra. Da allora la distanza è rimasta invariata e fissata a 42,195 Km.

Secondo le cifre diffuse dagli organizzatori, è il principale evento di beneficenza a cadenza annuale del mondo: con 41,5 milioni di dollari raccolti con l’edizione del 2006 il totale delle donazioni ha toccato quota 315 milioni di dollari. L’ho corsa nel 2017 e la correrò ancora il 28 di aprile. Percorso e tifo pazzeschi, e anche qua mi è scappata la lacrimuccia, soprattutto quando dopo la partenza da Greenwich, giri la curva e ti trovi al Tower Bridge con tutta la gente che ti incita.

Altra Maratona da fare è quella di Berlino. si svolge lungo le vie della città, di norma durante l’ultimo fine settimana del mese di settembre. La manifestazione comprende una gara per pattinatori in linea, che si svolge il sabato, e la vera e propria maratona podistica la domenica. Inoltre viene organizzata una Mini-maratona (4,2195 km) per scolari e studenti (il tempo di 10 atleti viene sommato per individuare la scuola più veloce). Sulla distanza classica sono ammessi anche atleti in sedia a rotelle, su handcycles e Power-Walkers. La manifestazione può essere considerata, assieme alla Maratona di New York, Maratona di Chicago e la Maratona di Londra, tra le maggiori manifestazioni di questo tipo per numero di partecipanti, e una delle più veloci.

E poi c’è la Maratona di Atene, la città da cui tutto è aprtito a e cui tutto ritorna. Chi corre maratone, non può non correre quella di Atene. Storico tracciato che ricalca quello, secondo la leggenda, percorso nel 490 a.C. da Fidippide per annunciare la vittoria Ateniese sui Persiani nella battaglia di Maratona. Anche qua, tutta la città è in festa per questa storica maratona e soprattutto forte del suo passato, che la rende un obiettivo per gli oltre 40.000 partecipanti sui vari percorsi, provenienti da tutto il mondo. Cosi come New York è considerata la Regina, Atene è considerata “l’Autentica”, nonché la prima e vera maratona. Non è soltanto un evento sportivo ma è un ponte che unisce la leggenda e la storia della Maratona.

L’origine della Maratona è legata alla storia della battaglia di Maratona: secondo la tradizione, nel 490 a.C. l’esercito persiano, sbarcato sulla costa greca per una spedizione contro Atene, si attesto a Maratona. Gli Atenesi mandarono un messaggero: Filippide a chiedere aiuto a Sparta. Filippide coprì in un giorno la distanza da Atene a Sparta in un giorno e mezzo. Gli spartani erano disposti ad aiutare gli Atenesi ma non prima di 10 gg. Filippide allora tornò indietro per avvertire i Generali Ateniesi. Quando poi, con un abile manovra, riuscirono a sconfiggere i Persiani, Filippide si precisò ad Atene per annunciare la vittoria ed evitare che, temendo la sconfitta,. la città fosse briciata. Giunse ad Atene stremato, prima di morire riuscì a dire “siamo vittoriosi”. Nel 1896 alle prime Olimpiadi moderne di Atene fu istituita, una corsa che ricordasse l’impresa di Filippide. Il percorso ripristinato per l’occasione, misura 40 Km, dalla città di Maratona all’antico stadio di Atene.

E per giocare in casa, la Maratona di Milano. Corsa nel 2016 e fatta staffetta praticamente ogni anno. Bellissimo correre a casa, senza lo sbattimento del viaggio, della trasferta, dell’albergo, dei voli e della condivisione. Casa Partenza, arrivo, casa. Bellissimo e bellissima Milano con i suoi milanesi imbruttiti che a modo loro fanno il tifo e supportano i maratoneti. organizzata dal 2000 e che si svolge annualmente a Milano.

Bellissima anche la possibilità di correre il percorso della maratona a staffetta, ovvero in condivisione con altri tre amici, una staffetta che si staglia lungo il percorso e che mette a dura prova l’amicizia, il divertimento però è assicurato. Ne avrei di aneddoti da raccontare…..

E poi c’e la Maratona di Roma. con partenza ed arrivo in via dei Fori Imperiali. Fantastica. Un viaggio nella storia. l percorso è pianeggiante per il 70% e attraversa il centro storico di Roma, si snoda sul lungotevere e raggiunge la Moschea di Roma a nord e la Basilica di San paolo. Dato l’elevato numero di sportivi che vi prende parte, è considerato il più partecipato evento sportivo d’Italia. La prima edizione della gara, nella sua veste attuale, si è svolta nel 1995.

Al di là di tutto, bellissimo organizzare viaggi con la scusa di correre una maratona, perché se ci corri 42 kilometri, una città la consoci per davvero.

Però estero o no, chiunque abbia il fegato di correre una maratona, ovunque nel mondo, merita rispetto e se sono donne a mio avviso anche di più. Perché la corsa, non solo rende libere, ma aiuta a trovare quel coraggio di affrontare paure, pregiudizi, insicurezze, cattiverie, sfide e a volte, incredibile ma fa nascere amicizie indissolubili e meravigliose perché solo chi condivide le stesse passioni, le stesse paure, è capace di riconoscersi e di non lasciarsi più.

E di questo noi donne, quando vogliamo, ne siamo maledettamente capaci.

FOTO: 261 Fearless Club Italia