Mauro Staccioli, La Boldria, acciaio corten, 2016, Volterra

QUESTA FORMA D’ARTE E’ STATA LA PRESCELTA DA ARTISTI A PARTIRE DAGLI ANNI SESSANTA AD OGGI.

Le installazioni degli ultimi anni, proprio perché puntano sulla centralità del fruitore,  parte integrante dell’installazione, e sull’interazione che scaturisce con il sito nel quale vengono collocate, possono definirsi site-specific: progettate appositamente per un determinato sito.

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L’installazione quindi viene percepita come opera totalizzante e non ha un chiaro confine perché spazia nei campi d’arte, architettura, design ed ambiente.

Di seguito dieci installazioni, tra le tantissime visitabili in Italia, che vale la pena conoscere.

FOGLIE DI PIETRA, Giuseppe Penone (Roma)

Davanti al romano Palazzo Fendi, è situata la scultura in bronzo ‘Foglie di Pietra‘ di Giuseppe Penone formata da due alberi di 9 e 18 metri che intrecciamo i propri rami: tra questo intreccio è ospitato un blocco di marmo a 5 metri da terra e che pesa 11 tonnellate.

In quest’installazione si fondono arte ed architettura con la natura per dare l’idea del passaggio del tempo e di come gli attimi siano irripetibili.

Giuseppe Penone, Foglie di pietra, 2017, bronzo e marmo, Largo Goldoni, Roma

UNTITLED, Dan Flavin (Milano)

In piazza Abbiategrasso nella chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa progettata da Giovanni Muzio negli anni ’30, l’artista americano Dan Flavin, famoso per i suoi neon, ha realizzato nel 1997 un progetto per il rinnovamento della chiesa.

L’opera ‘Untitled‘ riempie tutte le superfici interne della chiesa di luce blu, rosa, dorata ed ultravioletta  per suggerire la progressione naturale della luce del sole (alba-giorno-notte) accompagnando il visitatore dall’ingresso.

L’artista si prefigge, quindi, di porre in evidenza  la struttura architettonica e le metamorfosi del luogo nel quale va ad inserire il suo intervento.

Dan Flavin,Untitled, neon, 1997, Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa,Milano

SETTE PALAZZI CELESTI, Anselm Kiefer (Milano)

L’Hangar Bicocca, ospita nello spazio delle Navate un’unica grande installazione composta da cinque opere pittoriche di grandi dimensioni, prodotte tra il 2009 e il 2013, che completano l’installazione permanente delle sette Torri ‘i Sette Palazzi Celesti’, realizzate tra il 2004 e il 2015 in cemento armato ed elementi di piombo, ad opera di Anselm Kiefer.

Queste Torri rappresentano le grandissime architetture del passato come il tentativo dell’uomo di ascendere alla dimensione divina ed enfatizzano la poetica dell’artista facendo riflettere sulla relazione tra uomo e natura.

Anselm Kiefer, Sette Palazzi Celesti, cemento e piombo, 2004-2015, Hangar Bicocca, Milano

AGO, FILO E NODO, Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen (Milano)

L’installazione Ago,Filo e Nodo -divisa in due parti-  posta in piazzale Cadorna, crocevia del trasporto milanese grazie alla presenza della Stazione e della fermata della metropolitana, è stata realizzata da Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen in occasione del rifacimento della Stazione della Ferrovia Nord e della Piazza.

Il concetto dell’installazione è quella di un treno che entra in galleria e il fatto che la stessa sia suddivisa in due parti sottoindende un legame con la metropolitana. Il filo, di tre colori diversi -rosso, verde e giallo- ha gli stessi colori delle linee metropolitane milanesi (rispettivamente Linea 1,2 e 3) precedenti al progetto della linea 4 e 5.

Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen, Ago, Filo e Nodo, acciaio e vetroresina, 2000, Piazzale Cadorna, Milano

IL GRANDE CRETTO – Alberto Burri (Gibellina)

Quest’installazione ‘Il Grande Cretto‘ in realtà è propriamente un’ opera di Land Art, in occasione del terremoto che ha completamente distrutto la Citta Vecchia di Gibellina, radendola al suolo nel 1968. L’intervento di Alberto Burri risale al 1984-1989: ha ideato un monumento che ripercorre la vie ed i vicoli della città vecchia, cementificando le macerie.

Dall’alto appare come tantissime fratture di cemento ed il valore di questo gesto sta nel congelare la memoria storica di un paese. L’opera è stata ultimata nel 2015, in occasione del centenario della nascita dell’artista.

Alberto Burri, Il Grande Cretto, cemento, 1984 – 2015, Gibellina (Sicilia)

LIGHT, Marisa Albanese, 2009 (Napoli)

La scultura, il linguaggio audiovisivo e fotografico sono i medium dei quali l’artista napoletana, Marisa Albanese, si serve per realizzare le sue installazioni, conferendo a tutte l’idea della presenza e dell’intervento artistico.

Datata 2009, la sua installazione sita presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli guida i fruitori verso una sorta di mondo parallelo.

L’artista indaga sulle condizioni abitative, dislocamenti e nomadismi e sui flussi d’energia sociale a loro associati.

 

Marisa Albanese, Light, 2009, Ospedale Cardarelli (Napoli)

LA BOLDRIA, Mauro Staccioli (Volterra)

Installate nel 2009 per la mostra “Luoghi d’Esperienza“,  dieci delle diciotto installazioni (nella foto una delle dieci, La Boldria) di Mauro Staccioli,  sono rimaste sul territorio, trasformandolo così in un museo a cielo aperto. Sono sculture attraverso le quali l’artista rilegge e rivive i ricordi d’infanzia e la cara terra natìa di Volterra.

Ogni installazione sembra colloquiare con la città che rimane sempre visibile sullo sfondo, permettendo agli osservatori di guardare il paesaggio in maniera diversa e con occhi sempre nuovi [ph in cover]

GRAFTS, Marco Bagnoli, Paolo Masi, Maurizio Nannucci, Remo Salvadori (Firenze)

Grafts è un’installazione che pone in stretto dialogo le opere di quattro artisti fiorentini  con il contesto museale nel quale sono collocate, l’ex Ospedale delle Leopoldine, conferendo al chiostro ed al loggiato esterno nuova forma e funzionalità.

Sulla facciata in mezzo alle due finestre principali troviamo un’opera di Remo Salvadori, che si lega idealmente ai motivi che decoravano la facciata ottocentesca dell’ex Ospedale. Nel momento è realizzata in piombo e rame e la scelta di usare un metallo duttile per l’artista non è casuale.

Il rame, che si presta molto bene alla manipolazione e legato profondamente all’esoterismo ed all’alchimia, rimarca l’interesse dell’artista per il carattere simbolico dei materiali, delle forme geometriche e dei colori.

Al centro del chiostro, si staglia Araba Fenice di Marco Bagnoli: una struttura molto essenziale a forma di mongolfiera i cui raggi metallici si diramano dal piedistallo sul quale si riconosce la sagoma della fenice.

La forma della scultura, con i suoi vuoti e pieni, richiama il colonnato del chiostro e la mongolfiera simboleggia l’esperienza di purificazione interiore dell’artista, una sorta di viaggio interiore. L’Araba Fenice, invece, rappresenta la rinascita spirituale, la sapienza.

Le vetrate sono invece arricchite dall’installazione di Paolo Masi, Invaders: tondi in Plexiglas, ottenuti da stratificazione di pellicola pittorica. La scelta di collocarla sulle vetrate, fa in modo che l’installazione reagisca al variare della luce durante le diverse fasi del giorno; la pittura ed il colore assorbono la luce e danno vita ad in intenso gioco di riflessi.

A chiudere il quartetto, l’installazione al neon di Maurizio Nannucci, Everything might be different, installata all’interno del chiostro.

Lo spettatore è invitato dall’artista a partecipare ed a riflettere su tematiche della società contemporanea perchè, come sostiene l’artista, tutto potrebbe essere diverso. La frase è volutamente provocatoria enigmatica e per certi versi ironica.

Marco Bagnoli, Maurizio Nannucci, Paolo Masi, Remo Salvadori, Grafts, 2018, Museo Novecento, Firenze

IL GIARDINO DELLE SCULTURE FLUIDE, Giuseppe Penone (Torino)

Su un terreno che si estende per tre ettari, all’interno dei Giardini della Venaria Reale si colloca l’allestimento di quattordici installazioni di Giuseppe Penone. Il Giardino delle Sculture Fluide è ispirato ai giardini italiani seicenteschi ideati per il parco della Reggia e realizzato tra il 2003 ed il 2007.

Il Giardino è strutturato come un luogo sensoriale nel quale tutti i materiali usati – come alberi, marmi, acqua, bronzo, pietra e granito – si legano l’un l’altro per creare una commistione tra il mondo animale, vegetale ed umano.

Giuseppe Penone, Il Giardino delle Sculture Fluide, 2003- 2007, Reggia Di Venaria Reale, Torino

GRANDE SFERA, Arnaldo Pomodoro (Pesaro)

Collocazione tattica al centro di Piazza della Libertà, sul lungomare della citta per la Grande Sfera pesarese di Arnaldo Pomodoro, che emerge dalla Fontana monumentale.

La scultura è levigata e molto omogenea ma attraverso larghe spaccature si intravede l’interno fatto di ingranaggi che sono in contrasto con l’esterno: allegoria dell’arte che tende a giungere alla profondità e concentra in sè l’essenza della realtà.

Arnaldo Pomodoro, Grande Sfera, fusione di bronzo, 1998, Pesaro