Si inizia a sentire profumo di Oscar al cinema: Matthew McConuaghey e Tom Hanks, che la statuetta l’hanno già vinta, sono gli straordinari protagonisti rispettivamente di Free State of Jones e Sully. Due storie vere, due eroi discussi, due personaggi entrati nella storia.

Newt Knight, il contadino ribelle

Nel coinvolgente action-drama diretto da Gary Ross (che ha lavorato a questo film per dieci anni, facendo ricerche di ogni tipo), uno strepitoso Matthew McConaughey veste i panni di Newt Knight, un coraggioso contadino del Mississipi che diventa la figura guida di un’improbabile banda di contadini bianchi poveri e schiavi fuggiaschi. Leader visionario, Knight guidò il gruppo in una storica rivolta armata contro la Confederazione nel periodo culmine della Guerra Civile Americana. La storia inizia nel 1863 e rimbalza nel futuro, attraverso flash-forwards intermittenti, nel il processo del 1948 dello Stato del Mississipi contro Davis Knight, imputato chiave in un processo, unico per l’epoca, sul matrimonio misto, e pronipote di Newt Knight e della sua compagna di vita, la contadina schiava Rachel (interpretata da Gugu Mbatha-Raw).

Un condottiero illuminato

Free State of Jones non è una storia sulla schiavitù, è una storia di ribellione. Knight ha visto l’inequità della guerra combattuta sulla schiavitù, a favore della classe padrona. Per questo, come un combattente per la libertà, ha lottato in prima linea in nome dei non abbienti, dei poveri e degli espropriati, e nel fare questo si è spogliato di una cultura per farne sua un’altra. “Cento anni più avanti rispetto alla sua epoca”, come sottolinea Gary Ross, Newt Knight è diventato un simbolo per le generazioni future, un simbolo dei diritti civili che l’America di oggi, come quella della Ricostruzione di allora, deve conoscere.

Copyright: © Warner Bros. Entertainment, Inc. - Photo Credit: Courtesy of Warner Bros.
Copyright: © Warner Bros. Entertainment, Inc. – Photo Credit: Courtesy of Warner Bros.

Cheslie “Sully” Sullenberger

Era il 15 gennaio del 2009 quando negli USA avvenne quello che in seguito è stato ribattezzato il Miracolo dell’Hudson, quel gelido fiume in cui il pilota Cheslie “Sully” Sullenberg (Tom Hanks, come al solito magistrale) fece un atterraggio di emergenza portando in salvo tutte le 155 anime in volo sul suo US Airways 1549. Poco dopo il decollo, uno stormo di uccelli è stato risucchiato nei motori dell’aereo creando un’avaria. Propendendo per il “minore dei mali”, Sully ha deciso di atterrare nell’unico spazio disponibile, il fiume Hudson.

Un eroe discusso

Sully è stato diretto da Clint Eastwood che ha deciso di puntare la macchina da presa sulle conseguenze del gesto eroico del pilota. Nonostante la celebrazione collettiva dei mass media, Sully fu infatti chiamato più volte a difendere le sue azioni di fronte al National Transportation Safety Board (NTSB). La sua reputazione e la sua carriera in bilico, come i passeggeri che ha salvato. A parlare per lui è l’esperienza accumulata: Sully cominciò a volare a soli 14 anni, accumulando in tutti gli anni a seguire 20.000 ore di volo. Un’esperienza che gli è servita per prendere, in quei drammatici 208 secondi, una decisione pesantissima, la sfida più grande della sua carriera.