La corsa ti cambia. E’ un cambiamento lento e impercettibile, che ti porta ad un cambiamento radicale da cui non puoi più tornare indietro.

I primi cambiamenti sono visibili nel corpo, nelle gambe, nei polpacci che si ingrossano e nelle cosce che diventano muscolose, nella postura, nella testa, nel carattere, nell’approccio alla vita.

Forse, forse, prima ancora del corpo è la testa la prima a cambiare ma te ne rendi conto solo dopo. E’ un cambiamento lento e impercettibile, ma che ti cambia, in positivo. Ovviamente dipende dai punti di vista. Ci sono persone che non capiranno mai il perché ci si alzi alle 5.30 di mattina per uscire a correre quei 5, 8, 10 e anche più kilometri prima di iniziare una giornata di lavoro.

Peccato per loro, perché talvolta, anzi quasi sempre, la corsa libera la testa ed espelle le tossine accumulate per intere giornate passate di fronte allo schermo di un PC, seduti alla scrivania di un ufficio in condivisione con altre persone.

Quando si corre intensamente si ha la sensazione di ragionare meglio. La motivazione è puramente fisica: gran parte del sangue in circolo è impegnato ad irrorare i muscoli sotto sforzo e il cervello, riceve meno energia. Per questo motivo entra in uno stato di bassa intensità produttiva e non pensa a molte cose se non a quelle vitali. Si crea una specie di vuoto e questo vuoto viene presto colmato da pensieri cosi “poco pensati” che non sembrano neanche nostri.

Si chiamano endorfine e di solito iniziano a farsi sentire dopo la mezz’ora di una corsa fatta non importa a quale velocità. Puoi andare lento, forte o fortissimo, tutto relativo e soggettivo, prima o poi quel senso di benessere e di soddisfazione si impossesserà di voi e del vostro corpo e vi sentirete in grado di affrontare qualunque cosa con un bel sorriso stampata in faccia.

Runners Bergamo
Runners Bergamo

Non parliamo poi di quello che si scatena nella tua testa quando tagli il traguardo di una maratona. Un senso di onnipotenza che ti pervade e che ti fa ergere su un piedistallo a guardare gli altri dall’altro in basso pensando: se io ho fatto una cosa del genere come correre ininterrottamente per 42 kilometri, sono in grado di fare qualunque cosa, io. Voi no. Ma del resto cosa importa, a chi non piace la corsa non potrà mai capire quelle sensazioni che il tuo corpo ti trasmette, le emozioni, i mille pensieri che ti passano per la testa, la sofferenza di sentire dolore alla pianta del piede o alle anche che ti fa sentire quella vocina interiore “ora mollo tutto e mi fermo”, alla forza di volontà, alla cattiveria che ti fa stringere i denti, che ti spinge invece a non mollare, del fluire dei pensieri che vanno e lasciano spazio solo alle cose belle.

Una favola? Forse, ma non cosi semplice.

La maratona è una sorta di credo permanente: basta averla corsa una volta soltanto per sentirsi maratoneti a vita. La maratona non è una scelta sportiva, è una disciplina di vita.

Per quanto mi riguarda, soffro sempre come un caimano i primi 4 kilometri, mi pento regolarmente ogni volta che metto gli scarpini e comincio a correre. A volte mi sento una imbranata, un bradipo in scarpe da running, soprattutto in quei giorni in cui tutto vorresti fare tranne che sudare, fare fatica e cenare dopo le 22.

Come in tutte le cose c’è un lato positivo e uno negativo, o meglio meno positivo, jing e jang, black e white, dritto e verso. La corsa richiede sacrificio, passione, dedizione e scelte. Ti porta ad avvicinarti verso chi condivide la tua stessa passione e capisce il perché metti la sveglia alle 4 di domenica mattina per andare in trasferta a correre una mezza maratona o alle 5 di sabato, prima che il sole sia troppo caldo per fare un allenamento di preparazione per una maratona. Inevitabilmente ti stacchi e ti allontani da che non capisce questa tua passione, o meglio vedi le persone con un occhio critico sotto una luce completamente diversa. Forse in maniera più cinica e forse severa, capisci come catalogare le persone in base alle sensazioni e al tempo che decidi di dedicarci, sia esso per motivi professionali o personali.

Nel periodo di tempo che passa mentre corri una maratona (almeno 4 ore more or less) ne passano di pensieri per la testa, mille e più, qualunque cosa pur di non pensare alla fatica o per distogliere l’attenzione da quel dolorino che più passano i kilometri più si fa acuto e va ad alimentare la famosa vocina che nasce da dentro e che ti vorrebbe vedere mollare.

Quando analizzi le cose durante la corsa tutto si ridimensiona, prende una visione più misurata e non c’è nulla di così grave che non possa essere risolto o superato.

Runners
Runners

Impari a superare i problemi e la mole di lavoro che spesso ti ritrovi da fare in ufficio allo stesso modo in cui affronteresti una maratona di 42 kilometri, senza ansia, senza panico, con calma, sangue freddo, 5 kilometri alla volta. Dividi ogni cosa in piccoli pezzi e una volta risolti, li archivi e vai oltre. Funziona, non sempre, ma funziona. Del resto sono solo alla mia terza maratona, e non sarà una maratona qualunque, sarà una Monza Resegone, vale doppio, anzi triplo, come i componenti delle squadre che la correranno.

La scorsa domenica abbiamo avuto un briefing organizzativo insieme agli altri compagni di squadra, Urna Runners, al Pil, Pub in zona Sempione. Sembra uno scherzo, ma anche organizzarsi per portare sacche con cambio asciutto al rifugio degli Alpini, punto di arrivo della maratona, o dove e quando portare le auto con le quali rientreremo a casa da Calolziocorte una volta scesi dal rifugio dopo una intera notte passata a correre, non è uno scherzo. Si tratta pur sempre di una maratona e come tale va rispettata e vissuta nelle migliori condizioni possibili.

Nessuna leggerezza o dettaglio da trascurare. Cosi oltre due ore dopo di chiacchiere, risate, birre, panini e patatine, felice sono rientrata con la bicicletta del Bike-sharing in una Milano affollata, vibrante e illuminata dal Concerto della Filarmonica della Scala in Piazza del Duomo.

Io che la domenica non esco mai se non per andare a San Siro a vedere la mia Inter.

Se il briefing di una maratona mi ha fatto addirittura pedalare in una Milano al tramonto in una domenica di metà giugno, allora non può che essere amore, per la corsa e anche un po’ per me stessa.

Mi hanno chiesto “Perché corri?” Io ho risposto: “Perché tu sei fermo?” (Jeremy Wariner).