È strano come spesso non ci si accorge di avere “sotto casa” autentici gioielli. Eppure il Parco Nord, osservato sempre con sospetto da bordo di stradoni come Fulvio Testi ed Enrico Fermi  e che sembrava un blocco di campagna piuttosto ruvida e poco fruibile, visto dall’interno è un vero e proprio sogno avverato.

Lo conferma Gisella, Agente di Vigilanza del parco da 20 anni e memoria storica delle tante leggende che animano quei 600 ettari di verde rubato al cemento della periferia Nord di Milano.

Dalla nascita di una collinetta creata per interrare i residui di un’acciaieria, realizzata con un’anima di vimini (sì, proprio come un canestro!) per sostenere la terra che altrimenti veniva portata via dalle piogge, alla ricostruzione artificiale e perfettamente riuscita di canali d’irrigazione e laghetti, oggi porto sicuro per frotte di girini che gli Agenti del parco spostano a secchiate dalle pozzanghere alle acque più stabili, tutto concorre a che il Parco Nord sia molto più affascinante di quanto non appaia.

La collinetta artificiale al cui interno si nasconde una calotta di vimini intrecciato
La collinetta artificiale al cui interno si nasconde una calotta di vimini intrecciato

A partire dalla fauna appunto, perché il Parco nel 2004 è stato raggiunto da un grande cervo che si dice arrivasse da Ponte Chiasso (un cervo svizzero, dunque) e che seguendo le acque del Seveso improvvisamente rischiò di ritrovarsi a bere un aperitivo all’Isola. Invece, per fortuna, l’animale optò per il confine tra l’aeroporto di Bresso e il Parco e così evitò l’amara fine di altri suoi due compagni, fermati rispettivamente da un furgone e dai pallettoni della forza pubblica. Nel suo caso invece, dopo eroici appostamenti degli Agenti del Parco durati ben 2 anni e mezzo, fu addormentato da un abile veterinario e trasferito nel più vasto Parco del Ticino.

Certo, ciclisticamente il Parco Nord è schiacciato dalla vicinanza di un Naviglio Martesana dove vai, vai e vai ancora senza intoppi fino a Trezzo d’Adda, ma il Parco Nord offre un punto di vista diverso. È perfetto ad esempio per una passeggiata domenicale, quando dopo un sabato un po’ alcolico si poltrisce a letto almeno fino a mezzogiorno… Ecco, in condizioni di sole normale affrontare dopo l’una il Martesana è come spararsi il solarium per 3 ore. Senza contare il caldo. Invece il Parco Nord, di nome e di fatto, regala ombra a tutte le ore: gli immensi pratoni infatti sono circondati da stradine dove filari di alberi piuttosto secolari fanno la differenza.

C’è l’obbligo di non superare in bici i 15 km all’ora, ma che importa? Se proprio si vuole provare l’ebbrezza del pistard c’è niente meno che un vero Velodromo! La leggenda, ancora una volta narrata dall’Agente Gisella, vuole che sia nato tutto per caso. Per raccogliere le acque in eccesso del fiume Seveso infatti, problema che chi abita tra Niguarda e l’Isola conosce bene, è stato scavato un grande bacino ovale.

il Velodromo organizzato dall’associazione dateciPista!

Cosa farci intorno? Ma certo, l’enorme ciambella era perfetta per ospitare i velocisti della domenica. Così, grazie all’associazione dateciPista!, che mi riservo di approfondire meglio in un prossimo articolo, ecco spuntare in pieno Parco un simil-vigorelli totalmente immerso nel verde, a portata di mano, o meglio, di pedale!