Giorgia Olivieri, ballerina

Se preghi perché ti facciano fare la voce fuori campo anche alla recita di terza elementare (pubblico: 20 unità, gatti compresi) vuol dire che forse il palcoscenico non è la tua strada.

Se invece quella stessa situazione ti diverte come nessun’altra, il rischio che da grande tu voglia farne un mestiere esiste e, del resto, perché no?

Nonostante il tripudio di talent show, si sa però che per lavorare nello spettacolo le barriere all’accesso sono infinite, prima fra tutte farsi dar retta dalle persone giuste e riuscire a capire se e quando ci si trova fra professionisti. Riccardo Maschi si è posto questo stesso problema e ha provato una soluzione alternativa, che non fosse semplicemente fare lo slalom fra amici, parenti e conoscenti per cercare di abbattere i sei gradi di separazione con un personaggio a caso del grande o piccolo schermo. Ha messo insieme l’esperienza di chi spettacolo lo vuole fare davvero ma ha anche studiato a lungo da social media manager e ha creato Play&Action, la piattaforma on line dedicata ad agenti e produttori, da una parte, e attori, musicisti e professionisti dello spettacolo dall’altra. Ora non ci sono più scuse: si può postare il proprio video e profilo e lasciare che chi ci cerca, finalmente, ci trovi sia che sogniamo di essere attori, musicisti, ballerini… Chiediamo a Riccardo cosa c’è prima, dentro e dopo Play&Action.

Play&Action risponde alla domanda di ognuno di noi al termine degli studi ‘E Adesso?’. Cosa vorresti succedesse grazie a P&A? “Una delle cose più difficili, appena terminati gli studi, è costruirsi una rete di contatti, iniziare a fare vedere di che pasta si è fatti. Play&Action può facilitare e velocizzare questo processo, in quanto sono le persone che stanno realmente cercando una figura da far lavorare che contattano chi ha fame di visibilità. Non solo, questo portale può tornare utile anche a chi sta già lavorando ma ha la volontà di allargare le sue conoscenze”.

Come funziona di solito il reclutamento degli artisti? Come cambia questo processo con P&A? “Con il passare degli anni il processo di scouting ha subito grosse modifiche. Ormai la favola del produttore discografico che ti scopre in un pub o del regista che ti ferma camminando per strada non esiste più. La domanda supera di gran lunga l’offerta e per rendere la fase di casting più veloce e, perché no, più economica, il web sta diventando sempre più protagonista”.

Play&Action
Play&Action

Cosa significa condividere il talento? “Significa mettersi in gioco, metterci la faccia. Sentire una passione bruciante. È importante però dimostrare anche un’onestà intellettuale con sé stessi e con gli altri: non tutti sono tagliati per questo mestiere, anzi”.

Come ci si forma per calcare un palcoscenico? “Studio, fatica e dedizione. Mai e poi mai sentirsi arrivati o accontentarsi. È una continua ricerca, un cantiere che non cesserà mai i lavori. Bisogna essere curiosi, recettivi e soprattutto umili. Individuate chi per voi è il migliore e cercate di carpire ogni segreto, “rubare” il più possibile. Trovate e seguite il vostro gusto personale, la vostra linea di pensiero e con coerenza e coraggio portatela avanti”.

Play&Action
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Professionalità ed estro devono o possono convivere? Quanto sono importanti l’una e l’altra per fare dello spettacolo un mestiere? “L’estro, inteso come talento, è la miccia. La professionalità, il sacrificio e la determinazione sono il fiammifero che accendono la miccia e fanno partire lo spettacolo. Il duro lavoro batte di gran lunga l’estro, se mancano la costanza e l’impegno l’estro da solo non fa succedere nulla”.

Cosa ha di tanto speciale questo benedetto mondo dello spettacolo? come sei arrivato a farne parte? “Questo mondo tanto lo amo quanto lo odio. Nonostante le sue continue ingiustizie e paradossi non riesco proprio a liberarmene. È una cosa difficile da spiegare perché smuove direttamente qualcosa che è dentro di te: parte dallo stomaco e arriva fino al cuore. Mi sono avvicinato inizialmente per gioco e poi è diventata una ragione di vita. Vorrei che ognuno potesse provare lo stesso brivido che prova chi ama il palco e può calcarlo, quando si spengono le luci in sala, il frastuono di voci si trasforma in silenzio ed il sipario si apre”.