A cura di Nenella Impiglia Curzi

Dopo varie stagioni in cui hanno dominato abiti e pantaloni, per l’autunno-inverno 2010/11 gli stilisti propongono gonne a iosa: lunghe, rétro, svasate, a ruota, bon-ton, con ispirazione anni ’50-’60, ma soprattutto corte. Gli orli si accorciano con shorts, bermuda e minigonne grintose, in pelle con influenze anni ’80 o dai materiali volutamente rustici, o maschili come il tweed.

Ritorno alla grande, dunque, della mini, l’indumento più amato di tutti i tempi, secondo un sondaggio dei grandi magazzini inglesi Harvey Nichols (al secondo posto i jeans, poi il vestitino nero e ultimi tuta da ginnastica in poliestere, scaldamuscoli e fuseaux) e il più rivoluzionario e ironico della storia dell’abbigliamento.Creata originariamente nel 1962, dallo stilista francese André Courrèges, è stata poi la designer inglese Mary Quant a consacrarla nel ’63 capo simbolo degli anni ’60, accorciandola vertiginosamente da due pollici sopra il ginocchio (circa 5,1 cm) a quattro pollici (circa 10,2 cm).

 

 

Una mise, dunque, che ha aperto la strada all’emancipazione femminile, espressione della conquistata libertà sessuale. Ma, con l’arrivo della metà degli anni ’70, questa tendenza iniziò ad invertirsi: nell’ottica di alcuni gruppi del movimento femminista, la minigonna passò da simbolo di indipendenza a capo di abbigliamento da boicottare perché legato alla figura della donna-oggetto.

Negli anni ’80, poi, tornò di moda, pur non raggiungendo mai una forma così corta, né la diffusione che aveva raggiunto nel suo primo  decennio di vita. Negli ultimi anni, interpretando l’input degli stilisti “scoprite le gambe e siate sensuali e iper femminili”, le gonne, molto corte, “microgonne” o “belt-skirt” (cintura-gonna), sono tornate ad essere presenti nelle sfilate, abbinate a leggings, fuseaux, collant pesanti o ad un altro revival della moda dei decenni passati, quello degli stivali alti sopra il ginocchio: i cuissardes.