Sarà perché sull’argomento ciclismo ormai ho le antenne ben puntate a captarne il segnale, ma alla manifestazione milanese del 25 aprile quest’anno era tutto un fiorire di biciclette.

E parafrasando la celebre canzone di Giorgio Gaber, si può dire che la bici è da sempre testimone e protagonista della mobilità popolare, anche ricordando i noti fatti della guerra. Dalle eroiche staffette partigiane, spesso donne, che in bicicletta a rischio della pelle trasportavano messaggi e detonatori, al “racconto segreto” di Gino Bartali che salvò circa 800 persone nascondendo documenti falsi nel tubo della sua bicicletta.

Così mi sono divertita a raccontare per immagini il 25 aprile dal punto di vista della bicicletta.

Ci sono le classiche passeggione, inseparabili compagne di una vita e c’è il rikshaw che trasporta il reduce. Ci sono improbabili accrocchi per trasportare volantini e biciclette dotate di ogni comfort per accomodare il pupo. C’è la bici anarchica, con telaio nero e ruote rosse, e la classica Btwin, che tra le marche ha il merito di aver messo in sella autentiche masse.

Qui e là spuntano anche le BikeMi e qualche bici di pregio (una bella Colnago, ad esempio), ma prevale in genere la bicicletta da battaglia. Quella che si porta dietro due catene per scongiurare il rischio “passaggio di proprietà” e che, meglio ancora, viene via con te, passo dopo passo, partecipando anche lei alla celebrazione del 25 aprile. Una festa per tutti.