Tutto è pronto per la seconda edizione di Lirica sul Tevere, il concorso lirico internazionale che quest’anno è dedicato ai cinquant’anni di carriera di Katia Ricciarelli. Durante il concorso, dedicato ai giovani cantanti desiderosi di esibirsi di fronte a celebrità del mondo della lirica, sarà rappresentata La Bohème di Puccini (26 e 28 luglio).

Si tratta di un evento molto importante per gli artisti, giovani e meno giovani: la sezione dedicata ai registri vocali coinvolge cantanti under 35, mentre quella dedicata ai ruoli d’opera lascia a chiunque la libertà di partecipare, senza limiti di età.

A presiedere l’iniziativa è il direttore artistico Sandro Corelli, al quale abbiamo rivolto alcune domande per saperne un po’ di più sulla manifestazione.

Lirica sul Tevere: intervista a Sandro Corelli

Come nasce l’idea di Lirica sul Tevere? L’idea nasce perché io sono di Orte e la mia idea era proprio quella di valorizzare questo territorio, anche perché penso che Orte sia davvero in una posizione strategica. Posizionata in centro Italia e con un centro storico meraviglioso è lo scenario perfetto per questo concorso. Lirica sul Tevere è nata lo scorso anno ed è stata un tuffo nel buio, perché non sapevo come il pubblico avrebbe recepito il tutto. Quando poi mi sono reso conto che è stato un grande successo ho deciso di replicare e per l’anno prossimo abbiamo in mente di realizzare un vero e proprio Festival.

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Quanto è importante per un giovane (o meno giovane) artista essere protagonista di Lirica sul Tevere? Io sono un ex ballerino e la scuola, la tecnica, l’insegnamento ecc, sono tutte cose fondamentali, anche se l’artista si crea sul palcoscenico. Il nostro concorso, a differenza di altri concorsi prestigiosi, permette ai giovani di debuttare nei ruoli di opere importanti e di mettersi in contaTto, magari per la prima volta, con un regista o con un direttore d’orchestra o con un pubblico di 900 spettatori, cosa che fino a quel momento magar non hanno mai fatto. Lo scorso anno, infatti, abbiamo constatato che durante le audizioni un cantante può essere eccellente, poi sul palcoscenico, di fronte a una vasta platea, ha una voce diversa. Certo c’è anche il fattore emozione, ma diciamo che solo con la voce non si può fare tanto. Questo è il motivo per cui, oltre alla sezione registri vocali, abbiamo aperto la sezione ruoli d’opera senza aver dato limiti di età. Giusto poco fa si è iscritto un tenore per interpretare il ruolo di Cavaradossi nella Tosca, che ha 51 anni. 51 anni è l’età giusta per fare un Cavaradossi maturo, quindi quel signore prenderà parte al concorso non perché deve fare carriera, ma magari perché vuole tentare un ruolo importante e avere quindi un’opportunità diversa.

Si tratta quindi di una sorta di trampolino di lancio? Sì, esattamente. Perché quest’anno i ragazzi che si esibiranno con La Bohème, giudicati da questa strepitosa giuria, saranno anche di fronte a quattro responsabili di 4 enti lirici italiani. Quest’anno i cantanti hanno un trampolino di lancio speciale, anche perché abbiamo Rai5 cultura al nostro fianco, che ci dedica il programma Prima della prima. I ragazzi sono bravi, ma sono anche molto ansiosi e io sono felice che siano ansiosi, perché hanno capito che questo non è un concorso uguale agli altri, ma un concorso che dà grandi possibilità anche a livello mediatico.

La lirica è un ramo un po’ complicato, spesso non capito. Secondo lei in che modo si potrebbe arrivare al pubblico attraverso la lirica? Io e Katia Ricciarelli, che ha anche scritto dei libri che raccontano l’opera lirica ai bambini, stiamo da anni facendo un percorso educativo anche nelle scuole, portando la lirica nelle scuole  elementari e medie. Ci rendiamo conto che i bambini sono veramente attratti da questo mondo. L’errore secondo me non è dei giovani, ma è della mia generazione o di quella precedente, che a volte “spaventano” i bambini considerando la lirica come una cosa vecchia, con la muffa. Non è più vero che la lirica è di nicchia, perché quando una cosa è bella è bella a prescindere. Bisogna puntare molto sui giovani, educandoli. Qui ad Orte, per esempio, abbiamo scelto di fare laboratori di scenografia e anche di regia, coinvolgendo le classi terze dell’istituto omnicomprensivo. Da 150 ragazzi abbiamo creato un laboratorio di 15 studenti che ci hanno seguito in tutto l’arco dell’anno e tra di loro c’è un ragazzo che ha creato il manifesto dell’opera. Ho chiesto di iniziare a inventare il manifesto di questa Bohème. Questo ragazzo, sotto ai miei occhi, ha creato questo manifesto da non credere, di una bellezza incredibile. Lui aveva proprio questo fuoco d’artista dentro di sé, che fino a quel momento nessuno aveva tirato fuori. Io sento di aver raggiunto un obiettivo: abbiamo trovato un talento, che è lo scopo di Lirica sul Tevere.

la boheme

Possiamo dire quindi che Lirica sul Tevere è dedicato a tutti? Dai giovanissimi ai più maturi? Esattamente. Anche il prossimo anno continueremo con i laboratori di scenografia e di regia. Sto coinvolgendo anche tutti i cori dei bambini del paese! Abbiamo destato la curiosità in questi bambini e magari ci sarà qualcuno che il prossimo anno potrà dire ai genitori di voler studiare canto. Per me Lirica sul Tevere, oltre ad essere un concorso è un orto da seminare.

Lirica sul tevere lavora a 360 gradi sullo spettacolo. Certo, c’è la regia, i costumi, la scenografia, la muscia e tutto il resto.

Il 26 conduce Beppe Convertini. Come mai ha voluto proprio lui? Innanzitutto perché è un amico e sono felice che quest’anno abbia avuto in Rai un ruolo importante perché è una persona che merita molto ed è un grande professionista, un uomo di classe. Conscendo anche lui Katia Ricciarelli, ci potrà essere una conduzione anche più leggera, con qualche battuta. Penso che Beppe sia un paersonaggio televisivo che farà molto parlare. È professionale, preparato, elegante ed educato.

Beppe Convertini

Fonte foto: Valeria Conticiani