La Donna come oggetto da osservare attentamente, la Donna eterea, la Donna sensuale, la Donna che si interroga sulla propria identità, la Donna che vede il suo corpo cambiare, la Donna che guadagna maggiore considerazione in società.

La mostra Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione, visitabile fino al 13 Ottobre alla GAM di Roma, si pone come riflessione sulla figura femminile attraverso molteplici lavori di artisti che l’hanno raffigurata e celebrata durante le diverse correnti artistiche dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri.

Per moltissimi anni l’immagine della Donna era riconducibile alla creatività, allo studio delle forme e della luce. La Donna era il simbolo di musa ispiratrice, ma anche fonte di desiderio e di erotismo, quanto piuttosto colonna portante delle cure domestiche.

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La mostra si articola in aree tematiche:

AMOR SACRO E AMOR PROFANO

Nella rappresentazione della donna tra Otto e Novecento si manifestano segnali delle mutazioni nel mondo femminile.

All’ideale femminile della donna angelica ed eterea si affiancano modelli e canoni estetici di derivazione dannunziana in cui coesistono stereotipi idealizzanti legati al mito, alla leggenda, al divino.

La femme fatale, nata e desiderata dalla fantasia maschile,  prende le sembianze della donna tentatrice, che si nutre dell’energia vitale dell’uomo fino a consumarlo. Nella cinematografia però, la Femme fatale trova un modello di donna indipendente in grado di gestirsi da sola diventando imprenditrice di se stessa nella figura della diva.

IL CORPO NUDO

Alla fine dell’Ottocento il corpo femminile era considerato e caratterizzato da perfezione fisica e realismo anatomico, naturalistico.

Nel Novecento, invece, si diffonde una cura per le forme diverse caratteristiche uniche di ogni corpo femminile.

Il corpo nudo femminile, in particolare, acquista con il tempo un’essenzialità sempre più marcata, capace di trasmettere attraverso la raffigurazione anche sottili emozioni divenendo, nel secolo scorso, oggetto di indagine: la donna rappresentata nella sua più intima nudità, nella sua grazia e nella sua bellezza, incarna come nessun altro soggetto la poetica degli artisti presenti in questa sezione.

Nelle opere esposte le figure femminili sono una presenza che va ben al di là di un normale interesse di pittori e scultori per questo tema classico.

SGUARDI DELL’ANIMA

Lo sguardo genera un incontro, un colloquio intimo tra chi ritrae e chi del ritratto è oggetto, colmando una distanza che diventa vicinanza, e il rapporto che si crea è tra il soggetto ritratto, il suo esecutore e l’osservatore.

Nel Novecento l’irruzione della fotografia e dell’indagine psicologica trasformano il ritratto non solo in un genere, ma in una rappresentazione della percezione che gli artisti hanno di sé e di ciò che li circonda raccontando quanto il mezzo non era in grado di offrire, suggerendo un’emozione.

Molte delle opere esposte diventano quindi snodi affettivi e mentali che l’artista conosce, prova e restituisce all’ osservatore cogliendo ed immortalando particolari sfumature del comportamento femminile in un singolo momento.

MOGLI E MADRI

In ambito letterario e artistico sebbene anche un movimento d’avanguardia come il Futurismo avesse, nella sua fase iniziale, sostenuto l’idea di una donna consapevole dei propri diritti e lottato per la liberalizzazione dell’istituto matrimoniale, il divorzio, il ruolo della stessa restò in bilico tra la conquista della consapevolezza di se’, congiuntamente al desiderio di partecipare alla vita sociale.

Insieme alla cura del focolare il destino-dovere primario della Donna era quello della maternità intesa soprattutto come valore sociale e finalizzata a preservare e perpetuare la razza italica.

L’immagine femminile, che nel ventennio tra le due guerre attraversò due generazioni, accanto all’ immagine tipo della madre prolifica, propose anche quella della “donna nuova” ed emancipata.

IDENTITA’ INQUIETA

L’incursione delle donne nel mondo del lavoro, durante la Prima Grande Guerra, ha comportato una trasformazione strutturale irreversibile nel tessuto sia sociale che culturale del paese per cui le opere esposte sono attraversate da un sentimento di crisi e di inquietudine.

Le raffigurazioni degli interni delle abitazioni dove donne sole, in meditazione, per lo più assorte, occupando uno spazio interiore, un rifugio nascosto o in penombra, sono silenziose. Spesso le donne sono ritratte mentre leggono, quasi che la lettura possa rappresentare una maggior consapevolezza di sé e dei propri sentimenti, l’espressione di una vita intellettuale vissuta in solitudine.

Svariate opere più recenti di donne artiste hanno come focus l’analisi e la ricomposizione di un corpo diviso, a volte ostile, ma un attore e non più oggetto della rappresentazione maschile.

DONNE NON SI NASCE SI DIVENTA

Il corpo femminile diventa, a partire dagli anni Sessanta, protagonista del dibattito politico e strumento diretto dell’espressione artistica.

Nella produzione delle artiste performer, partecipi della Body Art e del teatro sperimentale, il corpo (nudo, vestito, travestito, ferito, smembrato) si fa, dai decenni Sessanta-Settanta, potente strumento linguistico e diventa segno, parola, gesto.

Le artiste indagano il mistero dell’identità femminile e della sessualità.

Giulio Aristide Sartorio,Le Vergini savie e le Vergini stolte, 1890-1891, olio su tavola
Felice Carena, Serenità, 1925, olio su tela
Giacomo Balla, Il dubbio, 1907-1908, olio su carta
Enrico della Leonessa, Violette, 1913, olio su tela
Felice Casorati, Susanna, 1929, olio su tela
Giuseppe Pascali, La gravida Maternità, 1964, centina di legno, palloncino, smalto, tela
Giosetta Fioroni, Marco Delogu, L’altra ego, 2012, stampa a getto d’inchiostro su alluminio(Macro)

Fonte foto: GAM