”Non c’è niente di più pericoloso di qualcuno che vuole rendere il mondo un posto migliore.” Banksy 

Ma chi è Banksy

A rendere l’artista britannico, presumibilmente di Bristol, un personaggio interessante è anche e soprattutto il suo anonimato, nonché le sue idee sempre più provocatorie. I temi trattati dall’artista sono politici, etici e culturali elaborati in chiave satirica. Il messaggio che vuole trasmettere giunge molto chiaramente e senza troppe interpretazioni e dietrologie ad un pubblico molto vasto.

La sua arte trova espressione proprio nella dimensione pubblica degli spazi urbani: documenta la povertà della condizione umana. Nella sua arte, la ricerca della ‘location’  è fondamentale: molte opere nascono anche e soprattutto in funzione del luogo per il quale sono realizzati.

L’artista condanna la manipolazione mediatica, l’omologazione, l’orrore della guerra, l’inquinamento, lo sfruttamento minorile, le azioni violente e brutali dei corpi di polizia ed il maltrattamento animale.

Banksy ha l’abilità di trattare temi crudi trasformandoli grazie ai suoi inseparabili stencil in opere brillanti e piacevoli, che sensibilizzano i destinatari provocando riflessioni interne proprio sulle tematiche proposte.

I suoi soggetti più frequenti sono scimmie, topi, poliziotti spesso raffigurati con dettagli ‘moderni’ con smile al posto delle loro facce, bambini e gatti. Egli ricorre spesso anche a soggetti come i membri della famiglia reale britannica.

Celebri, per elencarne qualcuna, la sua idea di produrre un taglio di banconote da 10 sterline con l’effigie di Lady D, la sua opera raffigurante la Regina Elisabetta con la faccia da scimmia sullo sfondo di un bersaglio con i colori della bandiera inglese e l’opera raffigurante la Regina Victoria in abiti succinti intenta a procurarsi piacere.

I topi rappresentano analogicamente i graffitisti che frequentano posti similari a quelli frequentati dai ratti e che si muovono furtivamente di notte in fogne, cunicoli, aree abbandonate con l’intento di lasciare un tag su muri evitando il rischio di incontrare le forze dell’ordine.

Banksy, Rude copper, 2003, cm 57,5×42, serigrafia in edizione limitata, collocazione: Butterfly Art News Collection, Credito PH: Butterfly Art News Collection
Banksy, Mosquito, 2002, cm 84,5×72, pittura a spray e emulsione su cartoncino perforato (francobolli della Monkey Queen di Banksy) montato su cartone, collocazione: Artificial Gallery, Antwerp, Credito PH: Artificial Gallery, Antwerp
Banksy, Rat and heart, 2015, cm 52,5×57,58, pittura a spray e emulsione su tela, collocazione: Artificial Gallery, Antwerp, Credito PH: Artificial Gallery, Antwerp

La mostra

La mostra ”A Visual Protest” inaugurata il 21 Novembre 2109 e visitabile fino al 14 Aprile 2019 al Mudec di Milano, illustra il percorso creativo di Banksy: uno tra i maggiori esponenti della street art contemporanea. La mostra non è autorizzata dall’artista, come tutte le altre organizzate, ma è la prima volta che un museo italiano tiene una sua monografia: le opere esposte fanno tutte parte di collezioni private.

Banksy-a-visual-protest

Dopo una sezione introduttiva, sui writers newyorkesi degli anni ’70/’80, il fruitore è inglobato nel mondo della street art pre-Banksy. Il lavoro dell’artista, ha profonde analogie con il lavoro dei suoi predecessori in azioni come la cura alle realtà urbane, la psicogeografia (il luogo nel quale l’artista compie il gesto è proprio il territorio) e il plagio: la fonte ed il significato originario dell’opera vengono distorti per creare un lavoro completamente nuovo ed innovativo.

Gianni Mercurio, curatore della mostra, raccoglie una ottantina di lavori dell’artista, come dipinti, serigrafie in edizione limitata, fotografie raggruppati per aree tematiche: la ribellione, i giochi di guerra e il consumismo.

Il primo è un’attacco’ al potere che hanno la televisione, il cinema, la pubblicità, le chiese, le suole, i musei. Banksy infatti con l’uso dei détournement -tecnica che gli permette di essere molto rapido, seriale e riproducibile- stravolge il significato di opere molto conosciute aggiungendo degli elementi capaci di stravolgerne il significato originario.

Il secondo tema, è ampiamente espletato dall’artista ed il suo messaggio è quello di una guerra culturale contro la guerra piuttosto che una un impegno politico.

L’ultimo tema prende di punta il mercato dell’arte e il consumismo. Il consumo è inizio e fine di una di un processo sociale che rende le persone sempre più avide di possedere beni materiali; questo crea dipendenza e ed una aspettativa di felicità che non può far altro che venire disattesa.

A chiudere la mostra, un video a cura di Butterfly Art News che illustra tutti i graffiti dell’artista: sia quelli ancora esistenti, che quelli ad oggi non più visibili. Sono presenti anche copertine di vinili e CD  e c’è la possibilità di ascoltare i brani che spaziano dall’hip hop all’elettronica.

Una piccola sezione, infine, è dedicata anche al The Walled Off Hotel, boutique hotel che Banksy ha aperto a Betlemme e costruito lungo la linea di separazione israeliana.

Mappa dei lavori di Banksy

Fonte foto: Mudec / Pixabay