Era da un anno che aspettavo di imbarcarmi sulla terza edizione della Vigorelli-Ghisallo organizzata dal CVV, ovvero dal Comitato Velodromo Vigorelli, e cioè da quando Marco Muazi, rider gentiluomo, mi aveva narrato la sua ascesa al santuario, compiuta se ricordo bene niente meno che con una scatto fisso.

Un’avventura di oltre 135 km che nel mio caso, tra vento, squarci di sole, nuvole lenticolari di cui alla sera si sarebbero rivelate tutte le spettacolari tonalità, incontri casuali ed esperienze, ha assunto gli appassionanti contorni di un rito iniziatico, molto simile per struttura e ritmo a… Alice nel Paese delle Meraviglie! Sì perché anche se non posso ricondurre nessuno alle personalità del bianconiglio o dello stregatto e tanto meno al cappellaio matto, il mio “viaggio” è stato costellato da incontri che parevano permeati dalla flemma britannica che accompagna le conversazioni davanti ad una buona tazza di tè.

Già alla partenza l’adrenalina è attutita dal quel senso di “italiani in gita” alla Paolo Conte. E vive soprattutto l’idea di partecipare a qualcosa di importante, che ha molto senso e tanti motivi. È un atto d’amore. Per il Vigorelli che si spera rinasca presto e per la storia del ciclismo milanese che da sempre ha visto fondersi la parola “pellegrinaggio” a “divertimento” nel caso del Ghisallo. Oh no, niente masochismo mistico per la mecca dei ciclisti. Solo un sano, puro e allegro danzare sui pedali. Tra panorami che non ti aspetti.

Questa volta, nella foto pre-evento propiziatoria, un’invasione di madonne (compensata da qualche diavoletto)

E la danza descrive bene anche lo stile degli incontri casuali e non. Ero dell’idea di correre con Sara, amica cicloturista che sta aprendo a NoLo (Nord Loreto, neo-quartiere meneghino) il primo ostello per ciclisti: Hug Milano. Lei e il suo gruppetto di amici, ribattezzato per l’occasione “team scopa”, sarebbe stato perfetto a sottolineare l’indole morbida della velocità programmata, ma il canto delle sirene del gruppo di Gianluca di Equilibrio Urbano mi distoglie subito dal buon proposito di prendermela troppo comoda. Un friccico di adrenalina ci sta.

Così si parte in quasi 300. Gruppone scortato fuori città dai vigili urbani che sceglieranno con un po’ di sadismo di farci fare la curva a gomito tra le rotaie all’inizio di via Farini. Primi caduti. Tra cui spicca una tipetta chic dalla tutina rivelatrice: è ambasciatrice di Bike Channel. Ma si può concepire un simile percorso? Incrocio Andrea del CVV che mi conferma che la scelta non è loro. Misteri della Polizia Locale…

Per fortuna si esce dalla pazza folla della città in tempi rapidi e presto si raggiunge il Parco Nord, aria di casa e il Velodromo organizzato dai dateciPista che fa ciao ciao, per poi approdare rapidi alla Villa Reale di Monza e al parco. Altro magnifico attraversamento nel verde.

Oddìo con chi vado? Alla fine vince la strada: è lei che decide i tuoi compagni di viaggio

Consapevole di non avere la minima idea della strada (niente gps e poi non ho neppure studiato) mi rendo subito conto che questa volta rimanere da sola equivale a perdersi in Brianza senza alcuna speranza. Visto che il ritmo “tranquillo” di Gianluca è decisamente troppo elevato per me, intercetto di nuovo un membro della sua squadra dall’inconfondibile maglia giallo-bianco-nera. È Davide: sarà lui il bianconiglio? Non pare ossessionato dal tempo e poi Davide la sa lunga sul percorso. Ottimo. Non resta che attaccarmi alla sua ruota. In area ci sono poi altri due personaggi imbattibili a rassicurarmi: Claudio e Omar. A nessuno venga in mente il paragone con Pinco Panco e Panco Pinco, sono agili e snelli, ma il loro spirito è decisamente pazzerello, decisivo per l’idea di Paese delle Meraviglie che inizia a ronzarmi in testa.

Non faccio in tempo a rilassarmi che ad uno stop un po’ trafficato sento una bella botta sulla gomma posteriore e la bici mi sfila sotto alle gambe. Tamponamento! Incredula tasto il ginocchio dolorante, battuto per fortuna di piatto. “Credevo andassi avanti, scusa, scusa, scusa..!” Eh già, le scatto fisso al massimo skiddano, ma frenare è un’altra storia. “Tranquillo, tutto ok, ti voglio bene lo stesso”. Magari domani un po’ meno, quando salterà fuori la botta, ma per adesso, a ginocchio caldo, no problem. Davide mi consiglia saggiamente di tenere un rapportino agile così riscaldo ancor di più. Funziona. Il viaggio prosegue e anche se non ci sono funghetti o biscottini da mangiare per crescere o rimpicciolire, a meno che non valgano le barrette energetiche, i tanti, ma proprio tanti, bivi di strada sono tutto un susseguirsi di “per di qui, per di là, per di su e per di giù”. Alla fontana della madonnina dei ciclisti troviamo due naufraghi di Lacchiarella. “State andando anche voi al Ghisallo?” “Sì! Venite con noi! Aspettiamo solo Giovanni” che non arriverà. Al suo posto ecco invece spuntare il duo Claudio & Omar. Pausa barretta e via. Il muscolo magicamente ritorna grande. Per di qui. Per di là. La Beverella, o Beveretta, è percorsa in discesa. Di solito si fa in salita, ma qui nel Paese delle Meraviglie tutto è sottosopra. Claudio è, al pari di Davide, una guida infallibile. Mi segnala tutte le vie di partenza degli itinerari celebri di questa zona. Accidenti a me, non me ne ricordo uno di nome… A quanto pare quando pedalo il sangue lascia il cervello per andare in qualche posto più utile, per esempio le gambe, e così poi la memoria diventa un colabrodo e tutti i pensieri razionali lasciano il posto ad un ragionevolissimo status onirico, dove è una lucida emozione a guidare la macchina. Non si spaventino amici e parenti più stretti. Ho detto lucida.

Sui tornanti di Barni: si stringono i denti e si va!

Improvvisamente ecco spuntare, in una strada insospettabile, il traffico! Siamo a Como prima del Giro di Lombardia? No-no… ci sono ambulanze, accidenti. Due ragazzi del gruppo veloce di testa sono caduti. C’è Edo Belt a vegliare su di loro. Assistiamo inermi ai momenti finali della triste partenza verso l’ospedale. Probabilmente una clavicola rotta, qualche altra contusione pesante. Speriamo nulla di grave. “Vi dispiace se vengo con voi?” Edo Belt è stato l’unico a fermarsi ad aspettare le ambulanze. Con questo gesto guadagna punti ancora più importanti di quelli alla Red Hook.

In un attimo siamo al lago di Segrino e sento finalmente l’aria di “casa-Ghisallo”. La strada appare chiarissima, ricordo bene ogni curva, impossibile sbagliare. Così succede quello che ormai ho imparato a riconoscere in me quando parte la salita… Dal momento che, così come dice Mario Bodei, presidente di dateciPista, “di Laura ancora non conosciamo i veri limiti…” (non nego che questa affermazione mi esalta non poco), la vocina che mi ronzava in testa affrontando le prime rampe verso Canzo è, per rimanere in tema Alice, quella del brucaliffo: “chi-essere-tu?” Già… Una scalatrice? Una passista? Una velocista? Una crono-girl? Prendendo per buona la prima ipotesi la salita inizia a stuzzicarmi e provo a mettere il turbo. O meglio, a seguire il mio passo. Così non mi faccio scrupolo a sverniciare qualcuno, anche se da qualche tempo mi sento sempre più a disagio. La bicicletta fa diventare migliori e il mio lato spaccone ne risulta inesorabilmente danneggiato.

Così Barni è già a vista ed è bello percorrere, questa volta con un selfie “alla Strava”, il suo simpatico zig zag di tornanti, con in testa l’augurio di un vecio alpin con barbone bianco che dal bar del paese mi aveva gridato il suo personale incitamento stile piccolo mondo antico: “buona pedalata, signorina!”.

Un toccante momento celebrativo alla Vigorelli / Ghisallo: la consegna della maglia di Michele Scarponi al Presidente del Museo

Manca poco ormai, ci siamo. E il santuario quasi non si vede da quanto è vasta la folla variopinta dei ciclisti che sono riusciti a giungere fin qui. Sì perché tra chi si è perso c’é anche chi si ritrova: “Sara! eccoti qui, alla faccia del team scopa!”. Ritrovo l’amica che con un percorso diverso è arrivata alla stessa meta, quasi con gli stessi tempi. Non si era mai fermata: Vigo-Ghisallo tutta d’un fiato. Più tardi mi racconterà di aver persino sverniciato in salita la tipa di Bike Channel… queste sì che sono soddisfazioni!

Non resta che ricompattare tutti i gruppi, belli perché vari, e via, si fa la foto insieme sotto al monumento, tra le nuvole scolpite dal vento. Non si può che chiudere con lo stesso commento della foto pubblicata su Facebook: ci siamo trovati… persi… ritrovati. Insomma, infine, Vigorelli/Ghisallo tutti insieme appassionatamente!

Foto ritratto di gruppo misto con monumento!

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