L’app di messaggistica istantanea Sarahah sembra stia spopolando alla grande sugli app store di mezzo mondo, tanto da essere riuscita a scalare le classifiche in breve tempo. Ma a cosa è dovuto il suo successo?

Il successo di Sarahah – che in arabo significa onestà – sta soprattutto nel fatto che permetta di inviare messaggi in forma anonima. Un vantaggio (o svantaggio, a seconda dei punti di vista da cui si osserva il fenomeno) che la differenzia, ad esempio, dalla assai più nota WhatsApp.

L’applicazione arabo-saudita Sarahah, pensata inizialmente per un ambito strettamente professionale, si è poi diffusa ad altre tipologie di utenti, che oggi sembrano aver cominciato ad utilizzarla assiduamente.

Nonostante Sarahah garantisca l’anonimato e appaia quindi come un’app in grado di tutelare la privacy, il suo meccanismo potrebbe essere messo al servizio di cyberbulli o di coloro che potrebbero farne un uso non corretto.

Come funziona Sarahah

sarahah messaggi anonimi

Dopo aver scaricato l’app di messaggistica anonima dallo store, quando accediamo per la prima volta dobbiamo registrarci al servizio. Per farlo è necessario scegliere uno username e una password, aggiungere nome, cognome e mail e quindi accettare le condizioni di servizio.

Una volta completata la registrazione potremmo iniziare ad utilizzare Sarahah. Per inviare un messaggio a qualcuno basta accedere alla funzione Search e cercare l’utente attraverso il suo username. Per condividere il nostro profilo e consentire a chi vogliamo di contattarci su Sarahah, dobbiamo invece andare all’interno della sezione Profile, cliccare sul nostro nome utente e quindi inviarlo su Facebook, Twitter, WhatsApp oppure copiarlo per incollarlo dove desideriamo.

Al momento quest’app per messaggi anonimi è ancora scarsamente utilizzata in Italia. Avrà successo?! Difficile poterlo prevedere in questo momento. E difficile sarà prevedere anche il destino di questa applicazione, che presenta a monede delle criticità che di certo non le renderanno vita facile. Probabilmente saranno i più giovani (come accaduto per Snapchat) che ne decreteranno il futuro di successo o di oblio. Ma qualcosa ci dice che forse ne sentiremo ancora parlare.

foto di copertina: Pixabay