Una cifra stilistica – la sua – fatta di: sperimentazione, conciliazione degli opposti. Ma anche di una visione che lui stesso definisce sincretica della realtà. Il tutto è percorso da forte innovazione, forte praticità, forte riconoscibilità.

Ecco alcuni – solo alcuni – elementi del bel lavoro che Manuel Facchini sta portando avanti. Direttore Creativo di Byblos Milano e “anima” adesso anche della linea che porta il suo nome – appunto Manuel Facchini – che ha visto a Febbraio il suo debutto a Londra in occasione della Fashion Week Britannica

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Il designer questa settimana racconta a Focus On in una piacevole chiacchierata, il suo lavoro, i suoi progetti futuri e le sue ben distinte direzioni creative che stanno sempre più riscuotendo un positivo feedback da parte di stampa e buyer.

Manuel lei si è formato a Londra alla Central Saint Martins School una delle scuole e fucine di massima creatività e talenti. Che cosa ricorda di quel periodo? Ricordo innanzitutto la forza innovativa di Londra – dove sono cresciuto professionalmente e artisticamente – un’energia che ancora adesso le permette di essere la città più aperta al mondo per valorizzare i giovani talenti. Si tratta di una realtà molto affine a me: è una città cosmopolita, fa dell’innovazione e del meltin’ pot tra culture diverse, la propria direttrice di crescita. La St Martins è stata la scuola dei designer visionari, da sempre mio riferimento, quali John Galliano e Alexander McQueen, che hanno cambiato la storia della moda, e studiare in quell’Istituto prestigioso per me equivaleva – ed equivale- a interiorizzare e a rendere concreta la stessa ispirazione che ha mosso anche loro.

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Quali sono i segni forti e riconoscibili dello stile Manuel Facchini ma soprattutto com’è la sua donna sia per la sua linea che per Byblos? La mia donna è sempre capace di riassumere la mia cifra stilistica, fatta di sperimentazione, di conciliazione degli opposti e di una visione sincretica della realtà. Il tutto con uno stile innovativo e pratico, riletto da un lessico sperimentale, ma che non rinuncia mai alla più autentica artigianalità italiana. Uno stile da giocare, però, senza limiti perché ritengo che la moda sia una forma d’arte e, come tale, che non debba rispettare altre regole che non siano le sue. Un lessico sontuoso che non prescinde dai criteri di elevata artigianalità: per creare il pret à porter, oggi, è necessario giocare sulla magniloquenza e su una percezione della bellezza moderna che non rinuncia alla praticità.

Qual è invece l’ispirazione della collezione Manuel Facchini Autunno-Inverno 2015-2016 che ha visto il suo debutto a Febbraio in occasione della London Fashion Week? Questa collezione gioca sui contrasti e porta la sperimentazione a livelli più alti: il rigore gotico, che si contrappone alla leggerezza super femminile, vive di geometrie e grafismi in 3D al limite dell’high tech e dell’architettura. La vera ispirazione di questa collezione è l’arte in primis, la poesia, le installazioni, tutto ciò che può essere comunque interessante per creare delle collezioni che non vengono mai inspirate dalla moda stessa, ma da campi avulsi rispetto a essa. Ho disegnato una collezione dedicata a una donna precisa e contemporanea, cosmopolita, affascinata dal mondo dell’arte, del cinema, e dalla doppia anima: sporty chic di giorno e dark di notte. Ma sempre assolutamente sofisticata.

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Come riesce a trovare l’ispirazione e quel giusto distacco per gestire due direzioni creative differenti ovvero per la sua linea e per Byblos? Tutto quello che mi circonda diventa fonte di ispirazione per le mie collezioni: parlo di arte, di musica, di cinema e, soprattutto, di vita. Alle mie intuizioni unisco un’idea di estetica aulica, trascesa direttamente dall’arte, in cui trovano spazio anche citazioni iconografiche e influssi delle più diverse provenienze. Una sorta di mix and match il cui risultato finale è una moda destinata a donne reali che, grazie ai miei abiti, potranno sentirsi bellissime e diafane. Per la donna Byblos Milano prendo come punto di partenza l’ heritage della maison, la sua essenza, la “sporco” con la contemporaneità in cui è inserita: questo crea una creatività “intelligente” che non prescinde dalle origini, ma le plasma a suo uso e consumo. Nella linea che porta il mio nome, invece, do più spazio alla sperimentazione, che diventa spesso una sfida, creando una relazione tra due concetti che sono apparentemente inconciliabili. Quasi uno statement per far capire che cosa è, ma soprattutto chi è Manuel Facchini. L’ideale trait d’union tra le due linee è il made in Italy, valore chiave delle mie creazioni poiché tra le proprie caratteristiche fondanti ha un vero e proprio culto per la qualità dei materiali, delle lavorazioni e della confezione che si riflette appieno sul prodotto finito, sia quello più tradizionale che quello più sperimentale.

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In un momento così delicato come quello che stiamo attraversando oggi, secondo lei il concetto di lusso è cambiato e se si in quale direzione stiamo andando? Penso che si stia andando in una direzione privata e personale di esprimere il lusso: il lusso, oggi, è diventato il poter esprimere il proprio essere, attraverso un modo di vestire unico e irripetibile. Non più il lusso inteso come show off e opulenza, cosa lontanissima dalla mia concezione, ma quello di essere se stessi, al di là delle mode e dei tempi. Per quanto mi riguarda, l’unico lusso che mi concedo è di dedicarmi a ciò che veramente amo. E lasciar perdere ciò che non mi rappresenta.

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Quali sono i suoi prossimi progetti che ci può raccontare dal punto di vista corporate (nuove aperture di boutique, licenze ecc ) sia per Byblos che per Manuel Facchini? Sicuramente proseguire sul percorso tracciato in questi anni per arrivare a creare un lifestyle firmato Byblos Milano che sia capace di amplificare tutti i poliedrici aspetti del marchio. Per quanto riguarda la mia linea, che dopo la prima presentazione ha raccolto un grande successo, l’intenzione è quella di proseguire in questa direzione e di conquistare sempre maggiore attenzione da parte dei buyer internazionali e dai principali department store nel mondo che già hanno apprezzato il mio debutto. Per il futuro prossimo non escludo che la collezione donna non possa essere affiancata da una sua declinazione maschile.

Come si rilassa Manuel Facchini quando “stacca la spina” dal suo lavoro? Il lavoro è la mia vita e la mia passione, quindi anche quando non ho impegni ufficiali, mi piace essere informato su quanto succede nel mondo e, in particolare, nel panorama fashion consultando testate e siti nazionali e internazionali. Come ho già detto, ho una passione per l’arte e cerco di partecipare agli eventi e alle manifestazioni che mi mettano in contatto con un mondo affascinante nel quale incontro molte persone e culture diverse, che sono fonte per me di arricchimento quotidiano e che mi permettono di allargare i miei orizzonti e dare linfa vitale alle mie collezioni. Naturalmente mi piace viaggiare e rendere mie le suggestioni e gli stimoli che nascono proprio lontano da casa e che riassumo nelle mie linee.

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