Ho visto in anteprima la nuova serie animata di Zerocalcare per Netflix, Strappare lungo i bordi, che sarà rilasciata in streaming dal 17 novembre.

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Conoscendo lo stile di Michele Rench non potevo che aspettarmi romanità, ironia, risate ma anche tanta profondità d’animo: direi che sono stata ampiamente accontentata. Zerocalcare ha il raro talento di saper far ridere la gente ma anche di farla pensare allo stesso tempo, e anche in forma animata si riconferma un genio della comunicazione.

I personaggi di Strappare lungo i bordi di Zerocalcare

Primo fra tutti ritroviamo Calcare, ragazzo alla soglia dei 40 anni con la passione per i fumetti che si ritrova a raccontarci questo nuovo momento della sua vita, l’età adulta, con tutti i sensi di colpa e le paranoie che lo caratterizzano. Accanto a lui ci sono anche gli amici storici: Sarah, ragazza schietta e di poche, taglienti parole che ha l’abitudine di sbattere in faccia al protagonista la dura realtà, c’è poi l’Armadillo, guida spirituale e coscienza di Zerocalcare che con la sua estrema razionalità, dialoga con lui per tirarlo fuori dai suoi vortici introspettivi ottenendo spesso e volentieri il risultato opposto.

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Non poteva mancare Secco, il migliore amico di Zerocalcare, ragazzo semplice e dai grandi valori e molto, molto nerd. La loro amicizia ha una profondità che stupisce, Secco emana quella semplicità che manca del tutto alla contorta mente di Zerocalcare.

Di cosa parla Strappare lungo i bordi?

In un racconto costellato di flashback e aneddoti che spaziano dalla sua infanzia ai giorni nostri, Zerocalcare percorre un viaggio in treno con Sarah e Secco, gli amici di sempre, verso qualcosa di molto difficile da fare. Tutto, dai ricordi sugli anni della scuola alle lamentazioni esistenziali nei confronti della propria incompiutezza, è narrato con la voce di Zerocalcare, che doppia tutti i personaggi, tranne l’armadillo, che ha la voce di Valerio Mastandrea.

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È con questo stratagemma che ogni capitolo della storia sembra costruire un tassello di un mondo fatto di pochissime certezze e di amicizie incrollabili. E quando nel finale tutti i pezzi saranno al loro posto, il mosaico che avranno costruito sarà una sorpresa per lo spettatore, ma anche per il protagonista.

Strappare lungo i bordi: perché vederla

L’opera di Zerocalcare rende quasi di più in forma animata rispetto a quella su carta: sentire la voce dell’autore dare vita ai suoi stessi disegni è un’esperienza fantastica, ci si immerge completamente nelle sue paranoie, nelle sue elucubrazioni e nelle sue balzane convinzioni. Ma non solo, Strappare lungo i bordi apre a momenti di riflessione profonda come rarissime volte ho visto fare in una serie animata: finora solo BoJack Horseman era riuscito a farlo in maniera altrettanto convincente.

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È una serie semplice, che proprio per il suo modo di andare dritta al punto riesce ad intrattenere il pubblico. Racconta la vita così com’è, senza un senso, senza spiegazioni, senza coerenza e ragionevolezza: perché dopotutto la vita non è che una linea tratteggiata da strappare lungo i bordi che, proprio per questo, non hanno mai bordi ben definiti.

Altra nota piacevolissima è quell’elemento nostalgia che tutti i trentenni di oggi non posso che apprezzare: ci sono talmente tante citazioni alla cultura pop degli anni ’90/2000 che alla fine se ne perde il conto.

Unica nota davvero negativa: la durata. 90 minuti non bastano, arrivata alla fine non potevo credere che non ci fossero altri episodi.