Abbiamo incontrato Lena Jüngst, co-founder di air up, start up tedesca che ridefinisce il concetto di gusto giocando col cervello.

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Lena Jüngst, co-founder di air up

Quando è stato il momento esatto in cui è nata l’idea? Eravamo assolutamente interessati durante lo studio del nostro percorso di laurea a tutto ciò che riguarda la neuroscienza con particolare attenzione alla parte sensoria legata alla neuroscienza, ovvero come il cervello riesce a parlare con il sistema sensoriale. Leggendo letteratura scientifica ci siamo poi concentrati sui recettori retro-nasali che sono in comunicazione con la bocca, cosa che ci permette di mangiare qualcosa e di far percepire a recettori retro-nasali l’aroma da inviare al cervello come messaggio.

Quando il consumatore arriva in negozio, come gli si comunica tutto questo? Tutto parte dal mercato online, da Youtube agli influencer. Ogni cosa che possa essere di pubblicità online è adatta a presentare e sponsorizzare il prodotto.

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Ci saranno altre forme di borracce? Amplieremo il portfolio del prodotto sicuramente. Stiamo già pensando a nuovi colori e nuove dimensioni e forme, ma anche a una nuova capacità contenitiva.

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State pensando all’eventuale problematica che potrebbere sorgere se qualcuno dovesse produrre solamente pods, un po’ come succede per le capsule del caffé? Ovviamente abbiamo pensato alla concorrenza e a tutto il resto, ma noi crediamo molto nell’originalità, perché abbiamo molto lavorato e studiato per creare un prodotto che sia da combinare con chi l’ha inventato e quindi siamo abbastanza certi di essere protetti in questo senso, anche se non si sa mai.

Questo prodotto dove viene realizzato? Al momento il prodotto è made in China perché non siamo riusciti a trovare da subito un’altra modalità di produzione conveniente. Ora però ci stiamo avvicinando al consumatore e abbiamo già una linea che viene prodotta in Turchia. A breve ci sarà anche un’area di produzione nell’area del centro Europa.

State pensando anche a gusti alcolici, magari di qualche famoso cocktail? Si ci abbiamo pensato. Il problema delle bevande alcoliche è che a livello di gusto vengono recepite sulla lingua e quindi diventa difficile affiancarli al concetto legato ai recettori retro-nasali. Avevamo creato qualcosa di simile che potesse ricordare la birra ed era una sorta di luppolo al limone, ma per ora è difficile. Chissà, magari in futuro riusciremo!

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Cosa vi aspettate dal lancio del prodotto in Italia? Avete notato differenze in merito all’accoglienza del prodotto in Francia o inaltri paesi? Prima di lanciare il prodotto facciamo un’attenta analisi di mercato e abbiamo visto che il mercato italiano si posizionava come recettivo, perché gli italiani amano il gusto e sono molto attenti a questo concetto, così come sono attenti alla sostenibilità. Non ultimo gli italiani amano bere l’acqua. Questi aspetti ci hanno convinti a lanciare il prodotto in Italia con sufficiente sicurezza. In relazone alle differenze tra Paesi abbiamo notato che i francesi non sono tanto interessati al quantitativo di zucchero inferiore presente in una bevanda, piuttostopuntano sul gusto e quindi è un concetto più simile a quello italiano. In Olanda invece è tutto concentrato sull’assenza di zucchero, visto come un alleato di salute.

Quando avete analizzato l’Italia, avete fatto distinzioni tra nord e sud? Perché le differenze sono molte. Sì, anche se a dire la verità dovevamo testare l’accoglienza del prodotto e abbiamo deciso di farlo su Milano.

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