ALBERTO DALENA

GIMEL ha inaugurato il nuovo showroom e gli uffici direzionali nel centro di Milano, in via Vincenzo Bellini 11 presso la prestigiosa Casa Campanini. Abbiamo incontrato Alberto Dalena, AD di Gimel per parlare di questo importante passo che porterà ad un’accelerazione sull’export.

Intervista a Alberto Dalena, AD di Gimel

Come è cambiata l’azienda da quando è arrivato in Gimel? Cosa ha pensato quando è arrivato in azienda? Si apettava, all’epoca, di arrivare a oggi con questi risultati? Sicuramente quando sono arrivato in Gimel le cose non erano come lo sono adesso. La cosa più importante da sottolineare è che l’azienda non era al passo con i tempi. Il mio lavoro è quindi stato finalizzato esclusivamente per tentare di mettere Gimel al passo con i tempi: dal punto di vista dell’informatizzazione dei processi abbiamo dato contenuti e valore, cosa che ci ha permesso di ottimizzare e avere delle attenzioni che ci hanno portato a raggiungere un prodotto qualitativamente sempre più alto e sempre più rigoroso. Nel 2019 e negli anni prima, i prodotti resi a causa di difetti, hanno contato l’0,05%, che significa una grande attenzione da parte di Gimel sul prodotto e sui servizi, sicuramente di alta gamma, motivo per il quale ci troviamo a collaborare con griffe importanti che confidano nella credibilità che il mercato ha nei nostri confronti. Noi siamo un buon riconoscimento per i player e gli interlocutori commerciali che vogliono fare attività di contenuto.

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Questo showroom è meta o punto di partenza? Questo showroom ha richiesto molto tempo per essere individuato, perché deve rappresentare il contenitore e la cornice di un’azienda che per 40 anni si è dedicata con dedizione a prodotti e servizi. Questo palazzo oggi rappresenza nel mondo il bello, l’innovazione e il ben fatto e penso che ci siano molte affinità con la Gimel. Credo inoltre che noi possiamo degnamente contare molto su questa location per poterci presentare al mondo internazionale. È il primo passo di un processo che mira all’accelerazione dell’internazionalizzazione, perché le cose a mio avviso si devono fare per step e questo è il primo passo per accelerare.

Sembra esserci un fil rouge sull’identità: Puglia, Milano con questo palazzo. Perché è così importante per voi raccontare quello che c’è intorno all’azienda? Questo palazzo rappresenta, dal punto di vista creativo, l’innovazione e noi ci sforziamo nella nostra sede in Puglia, di continuare con la cultura storica e il pensiero storico nella direzione dell’innovazione; questo ci permette di essere il partner più opportuno per chi vuole parlare di Made in Italy e per chi vuole parlare di prodotti di alta qualità.

Nel mercato dell’abbigliamento bambino, cosa chiedevano i genitori prima, cosa invece chiedono oggi e cosa chiederanno domani? C’è un focus sulla sotenibilità che sta prendendo sempre più piede. È quello il punto più importante o ci sono altre sfumature? Questa domanda mi permette di ricordare che quando ero bambino io, gli abiti per i piccoli venivano fatti dal sarto utilizzando la giacca del papà, piuttosto che il tailleur della mamma. Poi nel tempo c’è stata l’industrializzazione dei prodotti da bambino fatti da aziende che dedicavano la loro attenzione a quella tipologia di prodotto. C’è stata poi la trasformazione e siamo arrivati all’utilizzo di brand da adulti per il bamino e oggi continua ad esserci questo bisogno da parte del mercato di avere prodotti da bambino che siano collegati all’adulto, tuttavia si aggiungono anche altri valori che sicuramente sono contestuali a quest’epoca, come la sostenibilità. La sostenibilità per noi non è una novità: per me era normale non inquinare il mondo o fare montare i pannelli fotovoltaici e utilizzare energia pulita. Adesso tutti parlano di sostenibilità e io mi accorgo di essere sostenibile da oltre un decennio; anche io ho voglia di dirlo e di raccontarlo: la nostra Petit Coco per esempio rappresenta un punto di partenza per prodotti sostenibili, rigenerati, filiere controllate a basso consumo di acqua, a basso consumo energetico, con basse emissioni di CO2.

Ci saranno altre acquisizioni? Penso che le acquisizioni possano avvenire nel tempo. Non faccio mai progetti a lunghissimo raggio in questo ambito. I progetti lunghi vanno fatti nelle programmazioni di attività che servono a sostanziare il valore dell’azienda.

Fonte foto: press office Gimel