Con all’attivo solo qualche cortometraggio, il regista Michael Chaves ha esordito sul grande schermo ad aprile con “La Llorona – Le Lacrime del Male”, l’ultimo spin off della serie horror iniziata sei anni fa con “L’evocazione – The Conjuring”.

La novità, rispetto agli altri capitoli, è che non si tratta di un personaggio inventato o di una storia legata ai casi affrontati dai demonologi Ed e Lorraine Warren, ma della rilettura di una popolare leggenda del folclore latino-americano, quella della Llorona, la donna fantasma che piange i suoi figli morti, un personaggio già portato sullo schermo diverse volte a partire da “La llorona” (1933) di Ramón Peón.

La vicenda è ambientata negli anni ’70; Anna Tate-Garcia (Linda Cardellini) è una vedova che deve crescere da sola due ragazzini. Assistente sociale che si destreggia tra il proprio lavoro e la propria famiglia in difficoltà, nel momento in cui cerca di aiutare la messicana Patricia Alvarez (Patricia Velasquez) a risolvere un caso di abuso domestico, si ritrova a scontrarsi con qualcosa di sovrannaturale: la Llorona, lo spirito maligno di una donna che ha affogato i figli nel giorno del suo matrimonio e ne ha pianto la morte così tanto prima di uccidersi, che è stata condannata a vagare e a piangere in eterno nel tentativo di rubare figli altrui. L’entità sovrannaturale inizia a dare la caccia ai giovani figli della protagonista, Chris (Roman Christou) e Samantha (Jaynee-Lynne Kinchen), e Anna si ritrova a dover intraprendere una pericolosa battaglia contro il Male aiutata da un curadero, l’ex prete Rafael Olvera (Raymond Cruz), capace di potenti riti sciamanici.

L’ambientazione storica e sociale del film è ben delineata, così come la suggestiva quanto pericolosa identità della Llorona che viene analizzata sotto diversi temi: l’amore per i propri figli, il tradimento, il senso di colpa, la condanna, il rimorso, la vendetta. La prima apparizione della Llorona è molto efficace, così come le apparizioni successive del fantasma, che generano una notevole tensione. La ricerca continua della creazione di un’atmosfera tenebrosa si traduce talvolta in una certa lentezza del racconto, ma nel complesso il film procede con ritmo sostenuto. Troviamo infine, come nei precedenti titoli, Joseph Bishara alle musiche e Michael Burgess alla fotografia: la vera prova di spavento di Michael Chaves si avrà tuttavia prossimamente, visto che dirigerà “The Conjuring 3” al posto di James Wan.