Dopo 10 giorni di stop e a -10 giorni dal Giro E in cui si affronteranno San Martino di Castrozza (tappa 19) e Passo Rolle con finale a Croce d’Aune (tappa 20) il rischio è di farsi prendere dal panico.

Va bene che ci sarà una fiammante E-Road della De Rosa ad attendermi a questo secondo interessante test organizzato da Gazzetta in parallelo al Giro d’Italia, però si pedala lo stesso e fiato e cuore non possono certo fare a meno di presentarsi.

Che dire poi di questa stagione così disgraziata per i ciclisti? Se avessi iniziato a pedalare quest’anno penso che avrei subito appeso la bici al chiodo. Del resto non si affrontano quattro week end di pioggia consecutivi, il freddo di maggio dove anche le rose si chiedono “e io che ci faccio qui?” e il piumino che fa ancora piacere addosso.
Poi non si dica che Greta ha torto. Qui c’è qualcosa di strano. E il ciclista non può che guardare con sconcerto e preoccupazione il tassametro dei km che rimane inesorabilmente sotto i 3.000 km da inizio anno.

Ripartire dopo uno stop forzato è un po’ come tornare all’anno zero:mondo e bicicletta sono appena nati – Photo by Kevin Benkenstein on Unsplash

Nel mio caso è andata così. Un paio di appuntamenti in showroom, freddo come una ghiacciaia, ed ecco che a fine giornata i 6 km di ritorno a casa sono stati pesantissimi come una granfondo sotto la neve. Con più di 38 di febbre non si scherza. E ci sono voluti 3 giorni per liberarsene e accusare i primi colpi di tosse. Persino i polmoni sembravano rimasti bloccati nel freddo, incerti se fosse meglio la tosse o il raffreddore.

Così, se i sintomi del malanno tardavano a manifestarsi, ecco che oggi, dopo tutta questa attesa, sono finalmente riuscita a rinforcare la bicicletta e ha catalogare invece i “sintomi” del recupero.

Sì perché il ciclista che ritorna in sella dopo uno stop forzato di almeno una decina di giorni si può dire che ascolti e guardi esclusivamente dentro di sé. Pronto a preoccuparsi di ogni minimo scricchiolio del proprio corpo nemmeno facesse un test drive.

Dopo un periodo di stop tutti, ma proprio tutti, ti sembrano a un livello superiore – Photo by Jordan Sanchez on Unsplash

E allora ecco divise in 5 punti le sensazioni (e le ossessioni) del ciclista dopo uno stop forzato.

La gamba che spinge di più
Già ci sono i sensori di potenza (costosissimi) a testimoniare che il ciclista tende a ossessionarsi di fronte al quesito, ma è certo che dopo un periodo di stop le gambe tendono a sembrare quelle di un burattino trainato da fili. E allora il pensiero ad ogni colpo di pedale indaga: quale gamba sta facendo più fatica? La sinistra spinge, la destra tira… Il disastro è compiuto se poi percepisci un rapporto agile come se stessi spingendo la bici di Bartali al Tour del ’48.

Il cuore ha la memoria corta
Eri stato bravo a prepararti un bel fondo e i battiti erano scesi al punto da illuderti di poter arrivare ai minimi storici di un Coppi, ed ecco che subito, dopo lo stop, sei di nuovo “cuorematto” Bitossi. Si può davvero dire: core ‘ngrato!

Rapportone, un bel carico di banane e… via! Si rinforzano i muscoli smagriti dalla forzata inattività – Photo by Kameron Kincade on Unsplash

I polmoni inceppati
Qualcuno ha visto degli alveoli? Sembrano andati tutti in vacanza. Abituati ormai a respirare il minimo indispensabile, nemmeno si fosse nelle gallerie sotto alla stazione Centrale negli orari di punta, ecco che davanti alle prime pedalate un po’ decise sembrano guardarti con tanti occhietti pallati, in cerca di una giustificazione. Come si fa quindi a trattarli male? Tranquilli, si ritorna in forma un po’ per volta, niente forzature!

Lo spirito combattivo
Sarà casuale, ma appena si torna in sella di solito ci si imbatte nel perfetto antagonista. Quello che arriva da una strada laterale e senti che va inesorabilmente più veloce di te. Mi attacco alla ruota? Ce la faccio? Sarà positivo per il recupero o meglio non forzare? Nel frattempo, tra una domanda e l’altra, lui è già avanti di 150 mt. Meglio così.

Recuperare la forma è un po’ una gara con se stessi, ma se si incontra qualcuno che stuzzica la competizione tanto meglio – Photo by Simon Connellan on Unsplash

Le tentazioni di Strava
Tutti i tuoi segmenti preferiti sono lì pronti a balzarti sotto gli occhi in diretta. “Vai!” dice lo schermo del Garmin. Ma tu rimani dove sei, tanto hai ancora l’affanno della salita sul ponte. Ma dove vuoi andare? Così capita inesorabilmente di vedere che il “virtual partner” ha già finito una dozzina di secondi prima di te anche in un segmento micro. Totalmente sconfortante.

Ma se da una parte l’umore non è altissimo nel registrare ciò che si è perso in preparazione, ecco che comunque il termometro della gioia ha la febbre altissima. Non c’è niente di più bello ed entusiasmante di un ritorno in sella dopo un lungo stop forzato. Come quelle coppie che si rinsaldano con la distanza. Tra te e la tua bicicletta è subito, e ancora, super-amore! 

Tu e lei, romanticamente ancora insieme – Photo by Sandis Helvigs on Unsplash

L’immagine della cover è di Andrew Gook on Unsplash