Barbara Toscano

Cogliere i talenti … fare scouting …. accoglierlicoccolarli come dei bambini … rassicurandoli, facendoli diventare i numeri uno … e far capire loro il grande dono creativo che hanno avuto, è un aspetto davvero molto delicato, un vero e proprio lavoro.

E’ un impegno fatto di tatto e pazienza, passione e costanza, amore e fermezza. Oggi si parla tanto di millennials, di un sistema moda che va in direzioni ancora forse sconosciute, per alcuni (a dire il vero per molti) confuse .. anche per i più esperti del settore.

Digital e social media, influencers e web marketing… una “girandola” di termini sempre nuovi… Tutto cambia e i talenti … i nuovi futuri talenti del Made in Italy, viaggiano alla velocità della luce, su un percorso molto diverso anche solo rispetto a pochi anni fa.

E c’è un settore che ha “l’occhio lungo” e i talenti li conosce molto bene … li prende per mano quasi da subito … ovvero quello delle scuole, delle “culle e fucine creative” che li plasmano, li preparano ad un mercato durissimo ma affascinante, spietato ma divertente … un sistema che oggi più che mai non guarda in faccia a nessuno se non ad un unico aspetto: il trend e il cambiamento sempre e comunque.

Questa settimana la mia chiacchierata, in una settimana di sfilate milanesi, è con Barbara Toscano, una donna gentile ma ferma, dolce ma determinata e dal 2009 è la School Director di Istituto Marangoni – The Milano School of Fashion.

Una carica che la porta ad essere responsabile dell’intera organizzazione manageriale della scuola. Una grande passione per la sua professione che cura sempre con grande attenzione, seguendo nel dettaglio le numerose attività del polo didattico, condividendo il suo know how con i giovani talenti che frequentano l’Istituto Marangoni una scuola – nata nel 1935 –  che è un plus nel sistema dell’ ”italianità” moda e che oggi ha sedi anche a Firenze, Parigi, Londra, Miami, Shanghai, Shenzhen e Mumbai

L’ho incontrata questa settimana per Focus On.

Partiamo dalla vostra sfilata di qualche mese fa a Milano, dove in pedana avete presentato le creazioni dei vostri migliori studenti che hanno terminato la scuola. Quali sono i criteri con i quali i ragazzi sono stati scelti? I criteri sono molto rigidi, esattamente poi come il mercato impone … e noi lavoriamo in questa direzione proprio per prepararli a quello che è il mondo del lavoro particolarmente complesso… soprattutto in questo periodo. Si parte da una selezione che è fatta da una parte di didattica, essendo noi una scuola, quindi di risultati didattici in termini qualitativi, in termini di prestazione.  E si parla poi di selezione rispetto alla creatività espressa, al loro lavoro di ricerca, al gioco dei volumi e ai materiali che sono fondamentali soprattutto quelli sostenibili… diciamo che tutto quello che porta al lavoro sui materiali lo promuoviamo perché il mercato chiede questo. Si parte da una selezione che è fatta da un gruppo di aziende che sceglie insieme a noi quelli che sfileranno. Si parte da un numero molto alto di studenti – 190 – che attraversano molte selezioni, due principali fatte con l’industry e si arriva alla fine ad una selezione finale con 15 studenti che sfilano e 25 che espongono invece attraverso dei manichini. Quelli che sfilano sono i migliori e vengono selezionati da una giuria di esperti quindi di aziende.

Ghimas Karina Ayu
Ghimas Karina Ayu

 

Come supportate i ragazzi dopo la scuola? Su questo aspetto lavoriamo molto. C’è la preparazione e il lavoro didattico ma poi c’è l’inserimento in azienda che curiamo molto. Oggi non basta infatti essere un creativo, uno stylist, un disegnatore perché bisogna avere altre caratteristiche. Il mercato chiede una preparazione veloce a 360 gradi ovvero con delle conoscenze di Marketing, di Comunicazione, di capacità di lavorare in gruppo. Questi sono tutti aspetti che si insegnano attraverso dei corsi che noi facciamo e che si chiamano Talent Management.

Con il sistema moda che cambia, come avete modificato i metodi didattici e come state preparando i ragazzi a lavorare in un settore che sta diventando sempre più complesso? Intanto educhiamo gli studenti a non accontentarsi e ad andare molto velocemente rispetto ai tempi che una volta erano davvero molto diversi. E’ importantissimo l’aspetto digital, quello visual e della comunicazione .. l’influencer è oggi una persona fondamentale nel settore della comunicazione. Diciamo che noi li prepariamo cambiando l’offerta didattica che sempre più si deve avvicinare a quelle che sono le esigenze delle logiche del mercato e lo facciamo facendoci aiutare dai nostri comitati scientifici. Noi raduniamo le principali aziende del mondo della moda e chiediamo loro che cosa desiderano dai nostri ragazzi, di che cosa hanno bisogno, che cosa manca e che cosa serve per diventare un grande designer.

Fabio Refosco
Fabio Refosco

Lei ha a che fare quotidianamente con i millennials. Come sono i ragazzi di oggi? Che cosa li differenzia? Quali sono i loro sogni? Qual è il loro linguaggio? Intanto il linguaggio è quello visivo, è il web, passa tutto attraverso l’immagine…

Ma vedono solo il linguaggio dello smartphone o conoscono anche la cultura della moda? Noi lavoriamo molto affinchè non si perda il linguaggio moda con la sua cultura perché quella è imprescindibile. Ovvero quelle sono materie sulle quali non possono assolutamente arrendersi anche perché se non hai una forte conoscenza culturale della moda non arrivi da nessuna parte. Quindi Storia dell’Arte, del Costume sono tutte aree che sono il cuore della Marangoni e dopo arriva il resto. E li aiutiamo a sviluppare la ricerca perché su questo aspetto sono a volte un po’ pigri perché troppo abituati oggi a fagocitare le informazioni e a non soffermarsi.  

Martina Trezzi
Martina Trezzi

La Marangoni ha diverse sedi … a Parigi, Londra, Milano e i ragazzi vengono chi dalla Corea chi dal Giappone e da tutto il mondo, ognuno con una sua creatività e personalità che deriva anche dal paese dove sono nati e cresciuti. Come fate a creare un equilibrio per rispettare quella che è la loro creatività e cultura e nello stesso tempo guidarli ed insegnarli ad entrare in un sistema che ha delle regole anche standard?  Per esempio dovete a volte frenare la loro troppo spiccata creatività perché devono anche rispettare le regole del business e del prodotto vendibile? Partiamo da un concetto. Noi abbiamo ragazzi che provengono da 106 diverse nazioni e già questo significa multiculturalità in assoluto … quindi mi lasci passare il termine .. ognuno di loro è costretto tutti i giorni a confrontarsi con culture totalmente differenti. Questo credo e lo ripeto sempre anche a loro è un grande punto di forza e di sviluppo per le loro carriere. La contaminazione è un aspetto che noi sviluppiamo infatti le nostre aule sono tutte volutamente aperte proprio per questo motivo. Poi c’è da dire che i ragazzi scelgono la Marangoni perché vogliono l’italianità quindi l’artigianalità. E l’italianità passa attraverso la conoscenza dei materiali, la capacità di andare velocissimi attraverso lo sviluppo della collezione e il prodotto finale. Nel senso che la filiera è veramente unica in Italia e questi valori e aspetti sono da sempre messi in primo piano dalla nostra scuola e sono quelli che i ragazzi cercano da noi. L’italianità è un nostro must, un plus che i ragazzi cercano e che noi “spingiamo” anche in Cina… o in altre sedi che apriremo.

Dalla vostra scuola sono usciti tanti talenti che oggi sono degli stilisti affermati. La moda con tutto il suo sistema che cambia dove è diretta? Tutto sta cambiando. Per esempio Gilda D’Ambrosio che è una famosissima influencer (il suo Brand è Attico) ecco lei è l’esempio di come tutto il sistema è cambiato, la moda è cambiata e lei è stata capace e bravissima nell’affrontare i nuovi strumenti e canali di comunicazione. Lei mi chiede dove stiamo andando… E’ difficile dirlo … perché stiamo andando talmente velocemente che è difficile fermarsi anche solo a pensarlo. Certamente la moda è cambiata e anche la percezione del lusso è cambiata… pensiamo per esempio a Gucci. Lo streetwear per esempio ha preso il sopravvento e l’immagine che noi diamo di noi stessi è completamente cambiata ma c’è sempre un valore che è quello dell’italianità che ci caratterizza e la nostra capacità di essere degli artigiani.

Zodina Anzhelika
Zodina Anzhelika

Ha senso oggi la couture nel 2018? Ha senso per mercati di nicchia ma non certamente come lo aveva in passato.

Che cosa pensa lei di questo mondo “tritacarne” dove il cambio di poltrone soprattutto tra Direttori Creativi è molto frequente? E’ un aspetto molto delicato… ma è comunque e purtroppo, la realtà. Vediamo per esempio Tisci (ora Direttore Creativo di Burberry) che per Givenchy ha fatto un percorso meraviglioso ed è una persona di grande valore che con il suo talento, si è poi trasformato ed è andato in un’altra azienda … Credo che questo giro di poltrone sia un modo diverso di interpretare e vivere il mercato. Oggi non è più l’Armani che cresceva da solo e che poi aveva la capacità di portare avanti il suo brand, il mercato è cambiato… quindi trovo che tutto ciò non sia da penalizzare…  ma è una crescita anche per loro, ovvero per questi bravi fenomeni creativi.