Il film, che propone una ricostruzione romanzata della vicenda del “Canaro della Magliana” che sconvolse Roma alla fine degli anni Ottanta, racconta la storia di Marcello (Marcello Fonte), toelettatore mite e gentile che vive per la figlia Alida e per i cani, che cura e ama con dedizione assoluta.

Nella sua gentilezza c’è la debolezza che Simoncino (Edoardo Pesce), ex pugile che terrorizza il quartiere, sfrutta ottenendo da lui quello che vuole, come la complicità per crimini minori e la droga. Troppo buono per reagire, Marcello si ritrova a subire la cattiveria di Simoncino senza avere mai niente in cambio. Quando la situazione degenera tuttavia, Marcello decide di “addomesticare” Simoncino con l’unico metodo che conosce, ossia quello che usa con i cani aggressivi, e che prevede una rabbia talmente forte da rendere assetato di sangue anche il più mite degli uomini.

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Dogman” si basa proprio su questa escalation di emozioni contrastanti che sfociano in violenza fisica, ma ancor di più in violenza psicologica: Marcello infatti rappresenta tutti coloro che comprendono la differenza tra giusto e sbagliato, ma che ciò nonostante sono troppo buoni, o ingenui, per imporsi. Il film è uscito al cinema il 17 maggio con il divieto ai minori di 14 anni.

“Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa” Racconta Matteo Garrone, “Nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti. Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente”.

Ed è stata proprio l’umanità di Marcello Fonte ad essere premiata durante la serata conclusiva del Festival di Cannes con l’attribuzione della Palma 2018 al Miglior Attore Protagonista. Lui, custode del centro sociale romano Nuovo Cinema Palazzo e attore scelto “per caso” da Matteo Garrone, ha ricevuto il premio dalle mani di Roberto Benigni, che 13 anni fa aveva rifiutato quello stesso ruolo, e ha dichiarato commosso: “Quando abitavo in una baracca e sentivo la pioggia cadere sopra le lamiere mi sembrava di sentire gli applausi. Adesso quegli applausi sono veri, siete voi. E io sento il calore di una famiglia. Mi sento a casa, la mia famiglia è il cinema”. Conclusosi il Festival, ora Garrone è pronto per l’impresa che lo vede impegnato da tempo, ossia riportare sul grande schermo il “Pinocchio” di Carlo Collodi mantenendosi fedele al testo letterario: “La sfida è raccontare la storia che tutti credono di conoscere, ma in realtà in pochi conoscono veramente”, ha rivelato il regista a Variety, “Perché pochissime persone hanno veramente letto Collodi”.