Era tempo che sognavo questo traguardo e devo dire che, raggiungendolo, il brivido c’è. Sono 100 gli articoli dedicati alla mia passione per la bicicletta, nata un po’ per caso circa tre anni fa, sono 100 le settimane in cui ho costantemente pensato a “lei”, nelle sue svariate forme.

 

Al principio era un bel catenaccio di mountain bike recuperata dalla cantina, poi la veloce “Walküre”, da corsa e in acciaio, nata da un telaio anni ’80 assolutamente ancora vergine, scoperto a Cavenago Brianza, durante le mie prime peregrinazioni alla ricerca della bici dei sogni che infine avevo deciso avrei composto da me. In ultimo eccomi oggi approdata alla Bianchi Sempre Pro, di seconda mano, segnalata provvidenzialmente dagli amici di dateciPista, il gruppo del Velodromo Parco Nord. Si vede che ero finalmente pronta ad assaggiare il carbonio.

Quando si assaggia il carbonio… non lo si lascia più!

Come celebrare, quindi, questa entusiasmante granfondo di scrittura? Con un “numero tutto a colori” come fa Tex? Con una sfida sui pedali? Pur considerando che la mia vita assomiglia ad un fumetto (forse più ad un manga) è comunque difficile immaginare di portare sulla carta l’insostenibile leggerezza del web. E per quanto riguarda le sfide, beh… direi che fa ancora un po’ troppo freddino per pensare a traguardi epocali, non sono mica Omar Di Felice che affronta i ghiacci dell’Islanda come se fosse qui sotto il sole tropicale della pianura Padana.

E allora ecco la soluzione ottimale. Mi sono detta: chissà quanti si sono imbattuti nei miei pezzi girando a caso in rete e chissà quanti non hanno letto i primi ancestrali articoli, quelli che, rileggendomi oggi, mi fanno ancora ghignare fino alle lacrime. Quanto ero ingenua! Praticamente una cappuccetto rosso persa nel bosco delle ciclabili. Non che adesso sia diventata chissà che, ma c’è da dire, senza tema di smentita, che un po’ di esperienza l’ho fatta e che, come tutti i neofiti accompagnati dalla proverbiale fortuna, ho anche fatto progressi sorprendenti.

Il ponte di via Farini sulla strada per andare in ufficio. Quanti miliardi di volte l’avrò “scalato”?

Ad un certo punto, lo so, i progressi saranno meno evidenti. Ma nel frattempo avrò spero imparato ad apprezzare ogni lieve sfumatura in positivo e a contrastare invece la tentazione a dormire sugli allori. C’è ancora tanto lavoro da fare.

Nel frattempo ecco qui un potpourri, in ordine semi-temporale, ma andando a pescare gli esordi, alcuni dei pezzi che hanno segnato passaggi importanti nella mia formazione ciclistica e che ormai di km sotto le ruote ne hanno visti passare!

Il primo pezzo (e forse anche il secondo) non si scorda mai.
Uno e due, così, tutto d’un fiato, il 3 dicembre 2015 scrivo il mio primo articolo per Fashion Times e tra me e me penso: quanto durerà? Intanto dura fino al secondo pezzo che scrivo ancora più innamorata della bici e fotografo due incontri che faranno storia nel mio personale rito di iniziazione: il negozio di Equilibrio Urbano all’Isola e il caro Giò Pozzo di Orco Cicli, che oggi non c’è più e che mi diede la dritta magica. Vai in ciclofficina, va’…
Per rileggere, cliccare sui titoli in grassetto:
Il primissimo articolo
Il secondo, epico articolo

Ed eccomi quindi approdata in ciclofficina, il primo paese delle meraviglie visitato e amato a prima vista. Oggi che ho una bici in carbonio che quasi non oso toccare, dovrei tornare a mettere le mani sull’acciaio così come fatto ai primi bei tempi.
Per rileggere:
Ciclofficina mon amour

La ciclofficina +bc in via De Castilla a Milano

I mie gioielli prima della Bianchi Sempre Pro? Sono due: la vecchia mountain bike riesumata dalla cantina e la sempre scattante Walkure, in un articolo dove l’astrazione del linguaggio incontra il sogno raccontato per immagini. In pratica: la costruzione di un amore.
Per rileggere:
Bicicletta steampunk
La nascita di Walküre, cronaca per immagini

I primi “voletti” fuori dal nido delle ciclabili urbane passa per il naviglio Martesana, affrontato km per km con l’iniziale forte dubbio se fosse stato sicuro, per una fanciulla indifesa come me, superare il tunnel che passa sotto alla tangenziale e che, scoprii in seguito, mi avrebbe portata a raggiungere il mitico Groppello d’Adda, da sempre meta abituale delle escursioni del mio papà.
Ispirata da un percorso pieno di storie e leggende, scrissi uno degli articoli più cliccati.
Per rileggere:
Ciclabile Martesana storie di fantasmi e contesse

La scoperta di un mondo di meraviglie, lungo la ciclabile del naviglio Martesana

Non sono mancati gli incontri con le campionesse, che bello intervistare donne che hanno la tua stessa passione e che ne hanno fatto una ragione di vita. Non posso dimenticare gli incontri con Rachele Barbieri, oggi medaglia d’oro, e la grandissima pistard Rossella Galbiati… un carattere d’acciaio!
Per rileggere:
Rachele Barbieri, ciclista eclettica, atleta contemporanea
Rossella Galbiati, la corridora che morde la pista

Rossella Galbiati e Rachele Barbieri, due grandi campionesse che ho avuto l’onore di raccontare

E che dire di Max Bigandrews e del suo Giro del Demonio? Un visionario, un diavolo in bici, un personaggio sorprendente che mi riprometto di riagganciare, magari quando avrò una gravel (in prestito) che mi consentirà di seguirlo nelle sue impossibili scorribande brianzole, dove solo i veri diavoli osano correre.
Per rileggere:
Il diavolo veste Prada? No, va in bicicletta!

I “diavoli” di Max Bigandrews in pausa dopo il Muro di Sormano

Tra i gli incontri urbani la palma d’oro va invece a Marco Mua_zi, rider e istruttore shaolin. La sua “benzina”? Anche solo una tazza di te. E poi via, a consegnare buste per 80 km in giro per la città. Un’intervista che mi ha fatto crescere, sotto ogni punto di vista.
Per rileggere:
Marco Mua_zi, rider gentiluomo

Non mancano le imprese epiche, quelle più intime, quelle più “pubbliche” e quelle immaginarie. Ne ho scelte tre esemplari.
Per rileggere:
La mia crono-cronaca dell’ultima tappa del Giro d’Italia
La sfida al paesino Groppera
L’Eroica immaginaria

Il paesino Groppera, finalmente conquistato!

Infine, e qui c’è davvero vastissima scelta, i pezzi dedicati al Velodromo Parco Nord. Se guardo su Strava quante volte ho percorso quel magico anello c’è da capirmi. E forse non ho scritto ancora abbastanza di questa idea di ciclismo che fonde in un unico luogo la velocità, il verde della natura e la praticità di una pista praticamente “sotto casa” di chiunque abiti a Milano e dintorni. Milano come Londra. Anche noi abbiamo il nostro Herne Hill, l’asfalto più divertente che c’è, l’ombelico della metropoli innamorata della bicicletta.
Per rileggere del Velodromo Parco Nord (selezionati fra tanti, tre pezzi significativi:
Il primo articolo, quello della scoperta!
I primi giri con Mario Bodei, presidente di dateciPista
Herne Hill e il Velodromo Parco Nord: gemelli diversi

Francesco Moser, con Mario Bodei, assaggia la pista del Velodromo Parco Nord

 

Alla riscoperta degli articoli più “antichi”, si abbina la consapevolezza che ho ancora tanto da scrivere e da raccontare. Di incontri, di esperienze, di salite e pianure, di bici storiche e di ultimi modelli, di maglie e attrezzature, di alimentazione e di muscoli, di giri virtuali e di spinning… e soprattutto di amicizia. Perché sarà anche banale dirlo, ma la bici è proprio vero, unisce. È sì uno sport solitario, per gente che non ama parlare troppo, ma quando ci si trova ecco che scatta quella complicità tra bambini che, pur giocando, certamente non scherzano.
E allora mi auguro cento ancora di questi articoli, per trasmettere ogni emozione di questa magnifica creatura, la bicicletta!

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