Natasha_Slater

Ritmo… Viaggio… Movimento… Velocità… Disco… e P.R.

Ed ancora una famiglia d’origine ed una casa londinese, la sua casa, dove passavano personaggi quali Francis Bacon, la stilista inglese Zandra Rhodes, o futuri registi come i fratelli Coen (allora suoi vicini di casa).

Sono alcuni, significativi e chiari elementi-sintesi della vita, background e personalità di Natasha Slater. Ne aggiungiamo altri? Per esempio quello di essersi formata nella stessa scuola da dove uscì Anna Wintour, e di avere una forma mentis radicata fin da ragazzina per le P.r. (il suo Papà è stato il fondatore di Noesis importante agenzia di pubbliche relazioni).

Natasha Slater _DJ Set

Nata a Parigi, da padre inglese e madre italiana, cresciuta a Londra ed ora –  oltre ad essere una viaggiatrice senza sosta –  di base a Milano, la pierre, d.j. (la sua serata PWP Punks Wear Prada non ha bisogno di presentazioni) ed event manager…  non si ferma mai.

Mamma di Lola, ideatrice e lavoratrice instancabile, negli anni passati accanto anche a Dolce & Gabbana per le public relations, ed ora impegnata tra mille progetti per la sua agenzia Natasha Slater Studio, l’ho incontrata questa settimana per Focus On.

Natasha, da Londra a Milano e… in giro per il mondo. Torniamo un attimo indietro di qualche anno. Come si cresce e ci si forma in una famiglia dove l’arte creativa di comunicare è praticamente – si dice in Italia –  una questione-affare di famiglia? Suo Papà infatti è il fondatore di Noesis (agenzia di pubbliche relazioni). Ho avuto un’infanzia molto bohémien. Ero costantemente in contatto con personaggi importanti e creativi. Ti faccio un esempio, i fratelli Coen sono stati i miei vicini di casa per anni, posso dire che siamo cresciuti insieme. Oltre a loro altri artisti come Francis Bacon, Zandra Rhodes erano spesso a casa mia. Ho frequentato il Queen’s College, la stessa scuola di Anna Wintour. La madre della mia migliore amica era l’editor-in-chief di Vogue UK ai tempi e come hai detto, mio padre ha fondato Noesis a Milano ed è per questo che sono arrivata qui: volevo lavorare negli eventi e ho fatto uno stage nella sua agenzia. Sono figlia d’arte ma ho dovuto lavorare duramente per costruirmi una cultura e una profonda conoscenza di questo settore. Mio padre ha un background in scienze politiche, mentre io ho un background artistico.

Che ricordi ha dei suoi inizi e qual è stato nel dettaglio il suo percorso? Me lo racconta? I miei inizi sono stati ovviamente a Londra, la mia formazione viene da lí e tutt’oggi mi sento londinese al 100%. Nonostante sono molti anni che vivo a Milano la mia attitude non è cambiata. Mi sono laureata in belle arti e ho cominciato come giornalista freelance, scrivevo soprattutto di cinema, film e arte.  In quegli anni per mantenermi ho lavorato come barista al Mother Bar, un club privato, o meglio il place-to-be, frequentato da personaggi importanti.  Katie Grand, Kylie Minogue, Vincent Gallo, Pete Doherty, Groove Armada frequentavano il bar e da lì è cominciato il mio percorso e la mia formazione nel campo delle pubbliche relazioni.

Natasha Slater

Sia che si tratti di musica, della sua attività come dj, di moda o di eventi qual è per le pubbliche relazioni, il “plus” che caratterizza tutto il suo lavoro e per il quale scelgono di lavorare con lei? Il mio lavoro riguarda i trend e il mio plus valore è quello di capirli e coglierli. Qualunque espressione artistica parte da lì, e quando cresci in un ambiente creativo come il mio, impari a individuare subito quello che funziona e che piace alla gente. E poi mi piace parlare, capire e ascoltare i racconti delle persone, sono affascinata da chi sa creare. La comunicazione fa parte di questo processo creativo e di me.

Nightlife, luxury brands, social media, come pensa sia cambiata in questi anni la comunicazione in generale? E che cosa di ciò che funzionava prima, oggi invece – per il successo di una serata o di un evento – è da abbandonare? Era tutto molto più divertente. Non avevamo tutti i tools digitali, per creare dei rapporti dovevi parlare e divertirti veramente con le persone, solo così   eri in grado di avere e mantenere un rapporto. Non voglio dire che la digitalizzazione è un aspetto esclusivamente negativo nella nostra vita, io stessa con il PWP sono stata tra le prime a usare Facebook e poi i social che sono seguiti per comunicare in modo più forte, la mia arte. L’evoluzione è crescita ed è inevitabile… Non c’è bisogno di abbandonare nulla, devi solo evolverlo. Sono curiosa di sapere cosa accadrà.

Natasha Slater

Dal giornalismo, alla musica, le p.r., lei è sempre stata molto eclettica. Quali sono i progetti sui quali attualmente sta lavorando e dei quali può anticiparmi? Sto sviluppando la mia agenzia dove concentro tutte le mie passioni, le mie esperienze e le mie conoscenze in un unico servizio. Quando lavoro per un brand sono in grado di offrire un insight a 360 gradi dal punto di vista musicale, artistico e fashion. La mia agenzia è il risultato di tutto il mio passato, grazie alle mie esperienze nella nightlife ho capito cosa vogliono le persone, soprattutto i giovani e adesso voglio darglielo.

Tra i luxury brands chi pensa stia facendo un buon percorso?  Gucci senza ombra di dubbio. Trovo molto valida anche la strategia e la comunicazione di Moncler, che prevedono la collaborazione con altri brand di streetwear. Sono coerenti con lo spirito dei tempi.

Lei ha un attitude internazionale, che tipo di Mamma è? Sono una mamma molto presente, che ama tanto sua figlia ma è anche un mentore. Ho un approccio sicuramente più femminista essendo madre single da sempre! Insegno a mia figlia che l’intelligenza, la cultura e l’indipendenza sono fattori molto più importanti dell’aspetto fisico. Le insegno ad avere ogni giorno dei goal, e a fissarsi degli obbiettivi molto chiari e precisi, in modo da realizzarli. Lola ha 11 anni e sogna di essere una regista, è un campo dominato da uomini, solo il 4% dei registi sono donne, e io ovviamente la incoraggio.

Natasha Slater

Cosa pensa dei millenials? Onestamente penso che sia una parola abusata nelle società di oggi.  

Un’ultima domanda. In un periodo di grandi cambiamenti nel settore moda, qual è la sua opinione in merito e secondo lei com’è cambiata Milano? Milano in questo momento è senza dubbio in crescita e in evoluzione ma per poter veramente parlare di cambiamento e per poter competere con le altre grandi città europee deve cambiare la politica. A Milano vediamo la nascita di nuovi brand, ristoranti, serate e luoghi ma io penso che ci sia ancora un’attitude datata su come vivere tutte queste novità che la città offre. Ci tengo a dire che ci sono tante persone, sia giovani che non, con un approccio positivo al cambiamento ma non sono sufficienti.