Inizialmente pensavo a un titolo come “alla ricerca della sella perfetta”, ma, come ho imparato in fretta, la sella perfetta non esiste. Un po’ come il principe azzurro per le aspiranti principesse o Godot per chi ha una politica più attendista.

Sta di fatto che la sella è lo spauracchio di ogni neofita e i tecnici, senza tanti giri di parole, affermano che, all’inizio, bisogna letteralmente “farsi il culo”.

La mia idea (distorta) era che trovandomi bene con la sella che avevo montato sulla mia bici da strada-corsa-città in acciaio, nata da un vecchio telaio anni ’80, fosse quella giusta. Stavo benone… quindi perché non replicare anche sulla Bianchi Sempre Pro?

Un click su Deportvillage ed eccola recapitata a casa al solito costo irrisorio di 16€. Una bella soluzione ad un ottimo prezzo.

Se la realtà fosse quindi una bella favola, ecco risolta la questione in modo rapido e indolore. Invece? Invece la sella che si era rivelata perfetta per l’acciaio retrò non lo era affatto per la geometria aggressiva del carbonio.

Primo e decisivo sintomo: l’insensibilità alle dita dei piedi. Inizialmente pensavo a un problema del freddo e invece… con l’arrivo della primavera tutto si conferma.
E con le tacchette è anche peggio.


Mi vedevo già la Sempre sfigurata da un’orrida sella per donna, di quelle tutte ciccia e brufoli, con il fondo largo per ospitare i fiancotti generosi… una condanna estetica davvero inaccettabile, quando, per fortuna, un rapido scambio con gli amici al velodromo tende a illuminarmi.

Cosa provoca l’insensibilità alle dita dei piedi? Probabilmente un nervo schiacciato o la mancanza di circolazione. Quindi sempre un problema di schiacciamento.

E allora inizio ad “ascoltarmi” e ad avvertire, all’attaccatura della gamba sotto al gluteo, la presenza della sella.
Sì… decisamente invadente. Una sporgenza che sento soprattutto quando la gamba è distesa al massimo e poi passo al recupero, per la pedalata successiva.

E capisco così che la mia sella è troppo larga per l’impostazione verticale della Sempre Pro. Con la bici in acciaio ero più seduta e il movimento centrale stava più avanti. Quindi c’era meno invasione della sella nel suo punto più largo. Con la posizione più aggressiva della Sempre invece la sella stava lì, ben piantata, a schiacciare per bene nervi e capillari subito sotto alla piega dei glutei.

Intorpidimento delle dita: un problema di muscoli, di nervi o di circolazione sanguigna?

E per assurdo i nuovi pantaloncini con il fondello, che in passato avevo accuratamente evitato di acquistare coltivando il mito della libertà, come i kenioti che corrono le maratone scalzi, non solo sembravano ingombrare il gesto della pedalata, ma contribuivano ad aumentare la sensazione di imbottigliamento di vene e nervi.

Così, al termine di una prima e sconfortante sessione di prova-pantaloncini al velodromo, capisco che sì, è tutta colpa del modello di sella che sognavo potesse essere un fidato amico per sempre e ovunque. E invece no.
Scatta quindi la competizione. Per trovare la soluzione ideale. È questa l’unica vera gara che mi avvince, altro che arrivare primi! Lo shopping finalizzato alla bici è tra i più sottili piaceri che ci si possa procurare nel weekend.
C’è una prima idea in testa: vedere (e possibilmente sentire) la mitica Arione della Fizik, ovvero la sella più stretta, così dicono, che c’è.

Vado convinta da Bicimania, dove, memore dell’offerta di caschi, mi immagino proiettata alla scelta tra centinaia di selle e magari alla prova sul simulatore, ma la delusione è massima… ci sono solo una dozzina di proposte e neppure una Fizik. Devono arrivare, dice il commesso. Sì certo, certo… È palese che il reparto selle è l’ultimo dei loro pensieri.

Ma su una Pinarello Dogma in esposizione riconosco la forma della Arione e così, con la complicità di un paio di commessi davvero gentili, vengo issata sull’instabile trespolo. Mah… che dire? Senza pedali poi l’idea è di stare sulla capocchia di uno spillo, nel ricordo esplicito di una tortura medievale vista al museo di Sant’Ambrogio ai tempi del liceo. Troppo difficile capire se è la mia sella. Però è certo che l’effetto ingorgo sotto il gluteo sembra un lontano ricordo. Forse perché surclassato da dolori ben più importanti.

A sinistra l’interno del negozio Equilibrio Urbano in Via Pepe, 12 – angolo Via Carmagnola, zona Isola Milano. Nella foto a destra il campione Claudio Chiappucci con Gianluca Ostini, uno dei due soci del negozio.

Un po’ sconfortata dall’assenza di servizi nella grande distribuzione su un tema così delicato, inizio a pensare che forse c’é bisogno di un approccio più sartoriale. Ed è così immediato il pensiero a Equilibrio Urbano, un negozio nel mio quartiere, all’Isola, conosciuto un’eternità fa quando, ignorantissima in materia, lo avevo approcciato per rimettere a posto un vecchio catenaccio di mountain bike incassando, naturalmente, un giusto e imbarazzato diniego. Avevo poi raccontato tutta la storia, forse nel mio primo articolo su Fashion Times (…per chi vuole ripassarla, ecco il link).

Equilibrio Urbano è anche una ASD (Associazione Sportiva). Il gruppo si trova su Facebook @equilibriourbanoasd

Già entrando nel negozio ho subito la sensazione che ci sarà ascolto e ponderazione. Federico premurosamente osserva la mia vecchia sella, ne valuta le dimensioni, considera le mie riflessioni e… ecco il gesto magico e inaspettato! Muove verso un cassettone ripieno di selle. Sono selle-test! Cioé una serie di modelli che le case mettono a disposizione dei negozi più seri e illuminati perché i clienti possano letteralmente sperimentare sulla propria pelle la potenziale “sella giusta”.

Tra le proposte c’é l’agognata Arione e… guizzante nella sua nera livrea un’inaspettata soluzione alternativa: Aspide di Selle San Marco.

Dopo una rapida prova a sensazione, semplicemente posizionando a mano la sella lì dove dovrebbe andare, decido di provare Aspide.

Tre giorni tre di pause pranzo sul Naviglio Grande fanno riscoprire le gioie del pedale: formicolio quasi del tutto scomparso e in progress positivo!

I due soci di Equilibrio Urbano che mi hanno aiutata a identificare la “mia” sella. A sinistra Federico Rossi, a destra Gianluca Ostini (sul Passo Spluga, la meta che mi aspetta quest’estate!)

Così torno da Equilibrio Urbano e… incentivata da Gianluca, socio di Federico, mi tolgo lo sfizio di un breve test nel quartiere anche con Arione. Ma Aspide è imbattibile e sarà mia.

Morale della favola? Ecco cosa ho imparato dalla ricerca della “mia” sella:
1. Come dice Gianluca, vietato ascoltare troppe voci. Meglio concentrarsi sulle proprie sensazioni.
2. La sella perfetta non esiste, la sua riuscita dipende molto dalla geometria del telaio su cui è montata.
3. Grande invenzione la sella-test: provare… per credere!

La “mia” sella Aspide di SelleSanMarco montata sulla Bianchi Sempre Pro: esteticamente (e non solo) perfetta!

 

Per seguire Laura o iscriverti a Strava e condividere con milioni di ciclisti, corridori e cicloamatori di tutto il mondo le tue escursioni, clicca qui sotto il pulsante arancione: