A metterli in fila sembra quasi uno scioglilingua: Verhoeven, Veronesi, Verbinski. Sono i nomi di tre registi che da oggi sono al cinema con i rispettivi film. Oltre alla radice “Ver” del cognome, sembrano avere in comune anche un tema: la malattia dell’Uomo Moderno.

Verbinski La Cura Dal Benessere

Quello che preferiamo è sicuramente La Cura Dal Benessere, l’angosciante thriller psicologico diretto da Gore Verbinski. Protagonista è un eccezionale Dane DeHann che veste i panni di Lockhart, un ambizioso giovane broker di Wall Street che, su richiesta del management della sua società, arriva in una clinia del benessere in Svizzera a recuperare l’Amministratore Delegato dell’azienda, che non vuole più lasciare la struttura. Lockhart verrà a sua volta ricoverato e capirà che tutti i trattamenti di cura sono in realtà torture che fanno peggiorare la salute dei pazienti.

La Cura Dal Benessere stimola la riflessione ed esplora il concetto di “benessere”, soffermandosi  sull’ostentazione dell’avidità e del potere, e sul significato reale della parola “realizzazione di sé”. Il film parla dell’inquinamento del corpo e della mente nel mondo moderno e della conseguente ossessione per la purezza. Ma c’è qualcosa di malsano nel modo in cui molta gente cura la propria salute: prima di curarsi, bisogna capire di che cosa si soffre. Il finale lascia lo spettatore a disagio, un disagio crescente con il passare dei minuti. Una riflessione che investe anche il senso della nostra vita. Qui il male dell’Uomo moderno è rappresentato dalla ossessione per il successo e la salute, da ottenere subito, rapidamente, a tutti i costi.

Non è un Paese per Giovani

VeronesiNon è un Paese per Giovani

Giovanni Veronesi ha trasformato in film una trasmissione radiofonica (su Radio 2): Non è un Paese per Giovani. Il soggetto – il cui titolo gioca con Non è un Paese per Vecchi dei fratelli Coen (2007) – nasce dalla raccolta di infinite testimonianze di ragazzi che hanno telefonato in trasmissione per denunciare la mancanza di prospettive lavorative (e quindi di vita) in Italia.

Il film ha come protagonisti i giovani  Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo e Sara Serraiocco, tre ragazzi che cercheranno di costruirsi un futuro a Cuba, la nuova frontiera della speranza dove tutto può ancora accadere. Il loro progetto è quello di aprire un ristorante italiano che offra ai clienti il wi-fi, ancora raro sull’isola, sfruttando le nuove ma limitate concessioni governative. Al di là della trama – che segue cliché già visti e rivisti (che noia i ragazzi italiani “incoscienti” all’estero, non sono tutti così!) – il film di Veronesi centra l’obiettivo già con il titolo che denuncia un grande male dell’Uomo/Società italiana: quella di non offrire un futuro alle nuove generazioni.

Verhoeven Elle

Passiamo ora a Paul Verhoeven e dal suo acclamato Elle, premiato agli ultimi Golden Globe come Miglior Film Straniero (tratto dal romanzo Oh… di Philippe Djian). Va subito detto però che il prestigio del film è da attribuire soprattutto alla bravura della superlativa interprete, la straordinaria Isabelle Huppert (che per questo film ha vinto il Golden Globe e ha ricevuto una nomination agli Oscar). Michèle, il suo personaggio protagonista, è una donna cinica, fredda, imperturbabile, a capo di una grande società di videogiochi. La sua vita cambia improvvisamente quando viene aggredita in casa da un misterioso sconosciuto. Una volta trovato, tra loro inizia uno strano gioco, e andando avanti, si capirà che Michèle ha avuto un enorme trauma con il padre (che non vi anticipiamo). La malattia è qui rappresentata da l’uomo violento. Per questo motivo il film,di un’attualità enorme, diventa particolarmente necessario.