Il Glamour: quello intelligente. O –  come si dice –  quello “con la testa”.  Ovvero quando l’esteriorità diventa non immagine vuota ma “mezzo-risultato-sinonimo” anche di una propria, nuova e sana rivoluzione interiore, dinamica, di crescita e consapevolezza.

Il Glamour degli “anta”. Forse proprio il più interessante da conoscere, da vivere e da affrontare: perché è quello della maturità, della vita che si rinnova, dei progetti più da “piùgrandi” e perché no anche del proprio rilancio.

A 40 anni oggi, si può essere davvero “super stylish” e vivere ed essere specchio e riflesso di quell’espressione francese “je ne sais quoi” usata per definire una persona da quel certo non so che, quel qualcosa che la rende attraente … affascinante.

Michaela K. Bellisario, giornalista e scrittrice, ha sviluppato, studiato, ricercato e ha fatto di questo new sense of glam il suo straordinario filo conduttore, un percorso nuovo interiore…. (ed esteriore) da lei raccontato oggi in un libro-manuale-guida per le donne 40enni …. (e si sa che oggi i quaranta sono i nuovi 30!).

Ecco allora Glam a 40 anni (Morellini Editore) per raccontare la bellezza, il Glamour e la forza delle 40enni di oggi. Uno spazio che trova la sua estensione anche in www.glam40.com  il suo blog – aperto da poco dalla giornalista – dagli oltre diecimila utenti. Ho incontrato Bellisario questa settimana per Focus On per parlare con lei della bellezza e consapevolezza delle 40enni di oggi e di quel loro ed unico glamour più intelligente che mai.

Michaela, partiamo prima da una mia curiosità che prescinde dagli “anta”. Da giornalista di moda, costume, attualità, mi spiega esattamente che cosa vuol dire essere “Glam”? Un termine che tutti leghiamo automaticamente e sempre alla moda, allo stile, ai trend…  Ma che significa nello specifico? Essere glam è uno state of mind, significa essere affascinanti e conoscersi. Essere consapevoli, eleganti, sicure di se stesse. Può avere molti significati, ed è logico associare il concetto alla moda. In realtà, nel mio modo di vedere le cose, è un modo di essere, è un’allure speciale che si ha o non si ha, però si può conquistare: è una bellezza interiore che si riflette su quella esteriore e viceversa, è il potere magnetico che fuoriesce da una persona. Si è glam quando si è curate e si percepisce il proprio valore, ma anche quando ci si mette in gioco, si rischia e si perde. E poi ci si rialza. Si è glam quando si è responsabili nei confronti di se stessi e dellambiente. Ma si è glam, ovvio, anche con un paio di Louboutin e con un buon taglio di capelli. Avere quarantanni è loccasione giusta (se non ora quando?) per rinfrescarsi, rinnovarsi e far emergere la donna che siamo. Spesso però non ce ne rendiamo conto, anche perché la moda per prima ci rimanda solo immagini di donne bellissime, ma giovanissime. Per questo ho scritto Glam a 40 anni: ho voluto essere come uno squillo di tromba per tante donne che dimenticano il proprio potenziale.

 Qual è per lei oggi nel 2017, in un momento anche di difficoltà per tutti, il senso e il vero significato di questo termine? E arrivando a parlare piano piano del suo libro, come pensa si sia evoluto e sia cambiato il Glamour in questi ultimi anni? Quando parliamo di glamour il riferimento va agli anni 50, agli anni delle maggiorate e di Marilyn Monroe. La cura per il corpo, il rossetto rosso, una certa attitude, un certo mistero. Non credo che oggi si possa parlare di glamour in questo senso, i Social hanno reso tutto molto democratico ma hanno anche appiattito molto la visione della realtà. La moda attuale è rappresentata da modelle giovanissime: sinceramente per quanto mi sforzi, e per quanto possa essere resa bella, non vedo in Gigi Hadid, la top del momento che ha poco più di 20 anni, qualcosa di glamorous, ha ancora una evidente baby face. Così come la sorella Bella Hadid, bellissima, o Irina Shayk, per citarne alcune. Gli stessi red carpet sono, in realtà, vetrine per i grandi brand, che prima di qualche evento, cercano faticosamente di piazzare i loro abiti sulle star. Cos’è glam, allora? Glam sono le persone, le singole persone che sanno connettersi con se stesse e sono naturalmente belle. Una di queste è sicuramente Michelle Obama. Per il suo impegno alla Casa Bianca, per i suoi discorsi intelligenti pieni di coraggio e saggezza, ma anche per i suoi look. Nei suoi otto anni da first lady ha sicuramente rappresentato un modello, un faro per tante donne. Una donna materna ma anche una donna forte. Essere glam equivale sicuramente anche a essere responsabili nei confronti di se stesse e degli altri, è una luce che si trasmette. I francesi usano l’espressione je ne sais quoi per definire una persona con quel certo non so che, quel qualcosa che la rende attraente o affascinante. Ecco trovo che questo sia glam.

 “Glam a 40 Anni” è un manuale per poter vivere in maniera più consapevole, al meglio, quella che oggi viene definita quasi “l’età dell’oro – i 40 anni –  ovvero un’età del proprio rilancio, della propria rinascita. Come e perché è nata l’idea di scriverlo? In realtà avevo in mente di scriverlo da molto tempo, forse da quando ho compiuto 40 anni. All’epoca avrei voluto leggere un manuale come il mio, ma ho trovato solo guide piene di vignette spiritose. I 40 sembrano sempre un’età fatidica, dove si supera il guado oltre il quale si apre l’oscurità. Non è così. Nel senso che sì è vero, si esce dai 30, da una certa spensieratezza di vita, se vogliamo, in cui il corpo funziona, è fresco, sodo, ha bisogno di poca manutenzione. Non ci si fa molte domande sul tempo che passa perché il tempo è semplicemente quello che si vive tra lavoro, famiglia, amici e vacanze. Dopo i 40 inizia però una nuova fase nella vita, certo diversa che lo si voglia o no. E’ una fase piena di sorprese, ancora. Ci si sposa di nuovo, si possono ancora fare figli, si può divorziare, si può cambiare lavoro, gli stessi figli crescono. Si entra nella propria maturità, nell’età della consapevolezza, nella propria golden age come la chiamo. Una fase della vita in cui non ci si può più raccontare bugie, non ci si può più nascondere sotto la sabbia e far finta di niente ma si diventa “veri”: le insoddisfazioni se ci sono vengono a galla senza sconti. Tra i 40 e i 50, ne sono convinta, inizia il periodo migliore nell’età di una donna. Non baratterei con niente al mondo il senso di consapevolezza che sento adesso. Il sesso, poi, diventa hot e appetitoso, perché sappiamo cosa ci piace (finalmente). Certo, bisogna prestare attenzione al corpo: il metabolismo rallenta, la vista peggiora… Se non si fa sport, si diventa poco tonici ovviamente. Ma a questa maturità si arriva se si è disposti a fare un profondo lavoro di revisione su se stessi, cosa che sfugge purtroppo a molte persone. Spesso si dà la colpa ad altri o alle circostanze se non si è felici. Io, però, vorrei domandare loro: quand’è l’ultima volta che ci si è fatti delle domande feroci e oneste con se stessi? Perché poi, entrando a fondo di se stessi, s’impara a non identificarsi più con l’ambiente e i nostri risultati, ma semplicemente con la propria anima.

Come ha sviluppato il libro nelle sue diverse parti? Il libro è semplice e agile, ha “solo” 5 capitoli. Il primo è dedicato genericamente ai 40 anni, al party da organizzare, alle 100 cose da fare se non le si è ancora fatte, al matrimonio… Poi entro nello specifico dei temi che più interessano le 40enni: il trucco, i capelli, il fisico e la dieta. L’ultimo capitolo è dedicato alla spiritualità, un “traguardo” che ho raggiunto proprio nei miei quarant’anni quando ho abbracciato la fede buddista. Ancora oggi, a distanza di anni, mi domando come abbia potuto vivere tutta la vita senza essere profondamente connessa con me stessa, senza il lavoro giornaliero che faccio ogni giorno con la pratica davanti al mio altare buddista. Perché possiamo parlare quanto vogliamo di beauty e hair tips ma se si è sgradevoli e sfiduciate “dentro” non è certo un look fantastico a poter mascherare chi sei davvero. Detto questo, i vari capitoli affrontano la bellezza dal punto di vista di questa età. Il trucco va cambiato. I capelli diventano grigi o bianchi, cosa fare? Ho intervistato molti esperti. Come Rajan Tolomei, direttore creativo del make up Max Factor, che di recente ha truccato i concorrenti di X Factor. Lui dice due cose interessanti: no all’abbronzatura in stile Ibiza perché invecchia e no al gloss: va lasciato alle figlie. Soprattutto: non essere, né imitare la figlia 16enne. Ho intervistato Franck Provost, il noto hair stylist francese, più famoso quasi di Hollande. Dice sì ai capelli grigi ma solo se li si cura: se non curati fanno effetto strega. Insomma, no al grigio naturale, sì al grigio “lavorato”. Redy Jihar, il mio hair stylist di fiducia di Milano, ha sviluppato per noi 40enni una serie di henné fantastici, proprio perché i capelli tendono a diventare più crespi (questioni ormonali…); con le sue terre vengono nutriti e tornano molto lucenti. Ho intervistato Jill Cooper, famosa personal trainer, lei stessa 40enne, che punta su una lista della forza di volontà. La voglia di tenersi in forma deve venire da dentro, spesso ci si iscrive in palestra ma non ci si entra. Lei dice: cominciare a fare le scale di casa vostra! Tutti i giorni misurati con la tua determinazione: se riesci a fare sei piani di scale a piedi, allora sei sulla buona strada per tenerti in forma.

Oggi le quarantenni sono più in forma e belle che mai. Penso per esempio alle Top Model degli anni 90, oggi ancora bellissime donne, che vengono richiamate  per le campagne pubblicitarie e sulle pedane dei designer accanto alle nuove e giovanissime modelle di oggi, oppure anche alle quarantenni – non modelle –  che diventano brand ambassador e muse per marchi importanti.  In che cosa oggi una quarantenne secondo lei fa la differenza rispetto ad una ventenne o ad una trentenne? Ogni generazione ha donne bellissime. Non sono dell’idea che negli anni 90 le top fossero tutte bellissime. Anche oggi le giovani modelle in passerella sono molto interessanti. E’ vero che all’epoca erano belle in carne, penso alla Crawford. Oggi sono davvero magre.  Come dicevo prima, a fare la differenza è la storia personale di ognuno di noi. Ovvio che una 40enne abbia un modo forse più profondo di guardarsi dentro rispetto a una 20enne che brucia di vita, vuole tutto e subito e vive il presente senza poi curarsi molto del futuro, che vede lontanissimo e che associa ai genitori. E’ l’esperienza a fare la differenza, sono gli anni in più… sulla terra a rendere una persona più riflessiva. Senza contare che le ventenni di oggi sono figlie delle 40enni. Ogni generazione va presa per quella che è. Quando mia madre aveva 40 anni non aveva Internet, il suo mondo erano i viaggi che poteva fare, la Tv e le riviste. Oggi tramite il web entriamo ovunque, le ragazzine sono più sveglie, più smart, il “terzo occhio” tecnologico apre loro più orizzonti. Ma certo, poi, la realtà è fuori dal telefonino e quella se la devono vivere tutta tra frustrazioni, delusioni e amarezze. E’ la vita, bellezza.

Si può chiamare-definire Glam anche la propria e bellissima rivoluzione interiore? Ovvero quella che ognuno di noi può attraversare ad un certo punto della propria vita … quella che ti porta a capire finalmente chi sei, che cosa vuoi e a renderti – e qua parlo anche al maschile – consapevole di te stesso e trasmettere tutto questo agli altri?  Se si mi racconta meglio il suo percorso? La rivoluzione interiore è la base per diventare la donna che vuoi essere. La prima domanda da porsi è proprio questa: chi vuoi diventare, chi vuoi essere adesso? Mi piace molto il titolo dell’ultimo memoir di Diane von Furstenberg: la donna che volevo essere. Be the woman you want to be, mi ha scritto poi nella dedica. La adoro questa frase. Anche perché la risposta non è semplice, arriva con il tempo. Ogni cosa matura con il tempo, non si dice forse che c’è un tempo per tutto? A trent’anni ero troppo presa dalla carriera, dall’affermazione personale fuori di me, mi identificavo solo con il mio lavoro di giornalista e con il mio status che mi permetteva di entrare e uscire dal mio ruolo senza farmi troppe domande perché le domande le facevo io agli altri. A quaranta sono rimasta con il cerino in mano e ho iniziato a farmi parecchie domande, ma soprattutto a restare dentro di me, a capire che si è per come si è non per quello che si fa o si ha. Formula semplice, ma accettarla  e conviverci non lo è. La fatica per capirsi è enorme, capire un essere umano è faticosissimo. A volte persino in coppia non ci si conosce. Poi, certo, è avvenuto un incontro magico nella mia vita, con una persona che mi ha parlato di buddismo, un’esperienza esistenziale-filosofica e religiosa che mi ha aperto nuove porte nell’universo. Non c’è giorno che passa che non provi gratitudine per tutto, e questa è la vera felicità. Sento dentro di me una forza che mi sorregge e mi protegge allo stesso tempo. E che coltivo con un amore enorme. Se fai la tua rivoluzione umana in questo senso contagi anche gli altri, verso il sentiero della felicità.

 Come devono essere il guardaroba e il make-up Glam di una donna arrivata ai 40 anni? Karl Lagerfeld una volta ha detto: «Inventate nuove combinazioni di quello che già avete. Improvvisate. Diventate più creative. Non fatelo per dovere, ma per piacere. L’evoluzione è il segreto per andare avanti». Per essere glam non servono (solo) abiti firmati. Bisogna conoscersi e star bene in quelli che si ha. Sono convinta che si parta da qua. Dal proprio guardaroba. Bisogna sapere cosa ci sta bene e cosa no. Cosa ci rende femminile o cosa ci sminuisce.  Ogni tanto, però, soprattutto dopo i 40, bisognerebbe fare un check up. Andare davanti all’armadio e osservare il proprio capitale di abiti e accessori e porsi una serie di domande…

  • Lo stile dei tuoi abiti riflette la propria personalità?
    Ci sono abiti che ci rappresentano?
    Abbiamo look adatti per ogni occasione?
    Quanti sono gli abiti rimasti
    appesi nellultimo anno e mai indossati?

Se il guardaroba è composto solo da jeans, pantaloni e gonne a scapito di top, camicie, T-shirt e maglie, è fondamentalmente sbilanciato. Less but better: ecco il mio segreto, che consiglio a tutti. Aver meno cose, ma tutte di valore. Un blazer maschile, una camicia bianca, pantaloni da smoking. Un cappotto di cammello. Quanto agli accessori “bailarinas para el día y tacones para la noche”, ballerine per il giorno, tacchi alti per la sera, mi ha detto Constan Hernández, designer e fondatore di Intropia, un brand spagnolo molto amato dalle 40enni. Mi sembra una formula che sintetizza bene il concetto. E comunque: dopo i 40 tacchi sempre. Slanciano e valorizzano.

 

Quali sono invece i suoi prossimi progetti? Sto scrivendo un altro libro, un romanzo ispirato alla mia storia personale di maternità mancata che ha segnato indiscutibilmente i miei 40 anni. Uscirà il 7 settembre per un importante editore italiano, di cui per forza di cose non posso anticipare nulla: racconta la storia di Alexandra e Andrea, una coppia che tenta di restare unita dopo la perdita della figlia. La morte è un’esperienza dolorosa e definitiva, tremenda, che colpisce tutti prima o poi. E’ un aspetto del ciclo della vita con cui non vorremmo mai dover fare i conti, ma che c’è. Eppure ha un lato positivo: costringe a una profonda trasformazione di noi stessi. Molte coppie non reggono davanti allo choc per la perdita di un figlio e scoppiano perché non riescono a elaborare il lutto insieme. Oppure si separano perché non riescono a mettere al mondo figli e alimentano una profonda frustrazione. Ho amiche che si sono sottoposte a più tentativi di inseminazione artificiale, senza successo, mandando in tilt il matrimonio. Con questo libro voglio raccontare che si è madri comunque, che si può continuare a vivere e a condurre esistenze felici piene di significato comunque. Oggi non ho figli, non certo per scelta, ma ho imparato a sentirmi responsabile nei confronti di chi amo, dei miei amici e del mio gruppo buddista. Essere madri significa anche questo. Il cotè materno è una prerogativa molto femminile, usiamola in tutto il suo spettro di possibilità. Non con gli uomini, non con il compagno e marito. Con loro bisogna essere e restare comunque donne.

Come si rilassa quando riesce finalmente a staccare la “spina”?  Che cosa le piace fare? Amo da morire il cinema. Ovunque vada, soprattutto all’estero, vado al cinema, adoro i film asiatici di Wong Kar Wai e Takeshi Kitano, i film che fanno piangere. In generale mi affascina la produzione etnica. Sono andata a vedermi un film hollywoodiano a Mumbai, un’esperienza fantastica. Con il pubblico che parteggiava per l’uno o per l’altro gettando di tutto contro lo schermo. E poi amo la natura ed è solo in mezzo ai suoni veri che mi ritrovo. Appena ho tempo vado in campagna e mi sdraio sull’erba, oppure vado al mare per sentirne il profumo. Passeggiare tra gli elementi naturali mi fa sentire a casa. Sono mezza olandese e quindi è inevitabile non amare i fiori e percepire l’importanza della terra. Gli olandesi per secoli l’hanno strappata al mare, sono estremamente parsimoniosi e rispettosi nei confronti dell’ambiente. Ogni millimetro di terra è curato. Adoro la fioritura dei tulipani. A primavera l’Olanda si trasforma in un immenso campo di tulipani di tutti i colori. Con le mie nipotine mi piace correre lungo questi campi e osservare la forma di questi fiori, hanno un design meraviglioso, sono eleganti e misurati. Forse anche perché vivendo a Milano ho bisogno di ritagliarmi spazi di decompressione in mezzo alla natura. Però non voglio demonizzare Milano, perché anche questa città regala momenti intensi. Una volta, presa da un irrefrenabile impulso a sdraiarmi sull’erba, sono andata al parco Sempione. Sembrava Rimini d’estate tanto era affollata. Mentre ero sdraiata sul mio mezzo metro d’erba, è venuto un ragazzo e mi ha citato una poesia. Mi ha raccontato che il suo lavoro era recitare poesie nei parchi. L’ho trovato così inusuale e poco metropolitano che siamo diventati amici nel tempo. Poi lui si è trasferito a Venezia e non ci siamo più visti, ma ogni tanto manda dei versi. Sono un’oasi in mezzo al caos.