Lo dice Strava. L’App che registra ogni movimento, preferibilmente fatto con i pedali.

Durante la chiacchierata al Velodromo Parco Nord abbiamo più volte sfiorato velocità che raggiungo solo quando mi impegno molto, ma per il presidente di dateciPista!, Mario Bodei, si è trattato semplicemente di una pausa nell’allenamento.

Da vero pistard è bello parlare un po’ con i vicini quando si rallenta per riposarsi. Già, loro si riposano a 30 all’ora! Poi ci sono i giovani leoni che viaggiano in media a 40 km e quindi, probabilmente, si riposano a 35… E’ solo questione di abitudini.

A sinistra, Mario Bodei in azione sulla pista del Velodromo Parco Nord e, a destra, in un ritaglio di La Repubblica durante la riapertura del Vigorelli
A sinistra, Mario Bodei in azione sulla pista del Velodromo Parco Nord e, a destra, in un ritaglio di La Repubblica durante la riapertura del Vigorelli

Stavo giusto iniziando a scaldare i muscoli un po’ assopiti da una settimana di piogge intense, consumata dall’attesa di riassaggiare l’asfalto del Velodromo, che improvvisamente sento staccarsi dal treno veloce dei pistard un’allegra voce di saluto diretto proprio a me, unica donna nel grande raggio dell’ellisse costruita per amore del più puro ciclismo, quello su pista, intorno al “buco” per la raccolta delle acque in eccesso del Seveso.

Mi volto e vedo sfrecciare il treno degli uomini in corsa, troppo veloci per distinguerne la singola unità, come in una foto mossa, troppo variopinti e cangianti per riconoscere lineamenti. Insomma come tentare di capire chi si nasconde sotto la tutina di Superman o Batman. Troppo facile quindi esordire con un “tu non ti ricordi di me…”. Bella forza! Io sono la mosca bianca, ho una bici da corsa fatta da me, celeste Bianchi, ma accrocchiata su una base telaio che si dice fosse di un fornitore fallito della Colnago. Inoltre indosso maglie che nessun ciclista (serio) oserebbe indossare.

Il presidente invece, per quanto unico nel suo genere, ha una scuderia di bici e un’arsenale di maglie… anche se non l’ho ancora visto indossare i colori giallo-verdi di dateciPista!, maglia a cui personalmente ambisco (ma che bisogna guadagnarsi sul campo, o meglio, su pista).

Manifesto del Vigorelli quando aprì, nel 1935 e Fausto Coppi nel '42 al Record dell'Ora
Manifesto del Vigorelli quando aprì, nel 1935 e Fausto Coppi nel ’42 al Record dell’Ora

Passati quindi quei 30 secondi, che a 30 all’ora fanno 250 metri, ho finalmente capito che stavo parlando con il presidente e di lì, accesa inconsciamente la spia “rec”, ho incominciato a registrare aneddoti fondamentali.

Per esempio sulla preparazione dei ciclisti. Un tempo era efficace mixare l’allenamento su pista a quello in strada, così i corridori imparavano a scattare con più precisione. Oggi la mancanza oggettiva di velodromi ha per forza di cose impedito questo allenamento doppio che, un tempo, generò campioni come Francesco Moser. Mario Bodei conobbe il futuro record man quando aveva appena 16 anni ed era arrivato dal Trentino per frequentare il corso speciale organizzato al Vigorelli per allenare i giovanissimi di talento.

Francesco Moser, seguito dal team Enervit, batte il Record dell'Ora nel 1984
Francesco Moser, seguito dal team Enervit, batte il Record dell’Ora nel 1984

E qui scopro che il presidente ha seguito passo-passo tutto il restyling del Vigorelli che, all’estero, è percepito come una delle tre eccellenze di Milano, insieme alla Scala e un’altro monumento (forse il Duomo?) che ora mi sfugge. Il legno con cui è stata costruita la struttura, incredibile, dagli anni 30 non ha fatto un tarlo, perché è abete rosso della Val di Fiemme. E così è stato ri-pavimentato. Stessa essenza per una lunga durata, nel tempo, e per una lunghezza di 72 Km di listelli di legno pari a 30 alberi. Senz’altro felici di essersi immolati per un monumento così importante piuttosto che per anonimi stuzzicadenti.

La bici-astronave di Francesco Moser nel rinato Vigorelli
La bici-astronave di Francesco Moser nel rinato Vigorelli

Passati 10 o 12 giri, a un’andatura che mi fa parlare con pause degne di un grande statista, scopro un’altra chicca. Il presidente “ha” la bici del record dell’ora di Moser. Quell’astronave che, ricordo ancora da bambina, aveva ruote lenticolari mai viste prima. Tuttavia non fu al Vigorelli, come Coppi nel ’42, bensì a Città del Messico che venne battuto il cannibale Merckx. Così, la recente riapertura del Vigorelli con la partecipazione del campione trentino, non è stato un ritorno, ma un debutto. Un primo incontro tra la famosa bici e le ardite paraboliche della pista milanese, affrontabili solo da ciclisti esperti.

Bene, ho già capito quale sarà il mio prossimo sogno: “assaggiare” il Vigorelli! Del resto, se in progetto c’è l’idea di portare anche i bambini, posso tirarmi indietro io che non smetterò mai di giocare?

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