L’Italia ospita centinaia di siti archeologici dalla storia affascinante, ma pochi riescono a superare la meraviglia che suscita ciò che accadde a Ercolano e Pompei. Fiorenti entrambe, anche se di dimensioni diverse, durante l’Impero Romano, nell’arco di poche ore vennero completamente distrutte da un’eruzione vulcanica di portata epocale.

Anche se oggi è Pompei ad essere la più nota delle due, il sito di Ercolano scavi resta un vero e proprio museo a cielo aperto, una città dei tesori per chiunque abbia la passione per la storia antica. Prima di visitare l’area archeologica di Ercolano, ti regaliamo queste 4 cose da sapere per godere appieno del tuo tour e per immergerti ancora meglio in un passato incredibile.

La storia dell’eruzione di Ercolano

Nel 79 d.C., in una data ancora dibattuta dagli studiosi e probabilmente collocata fra il 24 di agosto e il 24 di ottobre, intorno all’1 del pomeriggio, il Vesuvio eruttò. Un colossale boato squassò l’aria e, sin da subito, una gigantesca colonna di fumo e fuoco iniziò ad elevarsi dal cratere vulcanico. Ciò che accadde alle città più vicine alla montagna potrebbe essere un racconto tratto da un libro di fantascienza.

Una pioggia di lapilli, cenere e pomici, ovvero magma raffreddato e ripieno di gas, iniziò ad abbattersi su tutta la zona circostante. Una nuvola nera, densa e tossica, offuscò il sole, e gas asfissianti permearono l’aria mentre il calore della lava si faceva sempre più vicino. Questo orrore di fuoco durò per 2 giorni consecutivi, un tempo sufficiente a far sì che le città di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti cessassero di esistere.

L’eruzione del Vesuvio del ’79 cambiò per sempre lo scenario di questo lato della penisola italiana. Le città furono sommerse sotto oltre 10 metri di materiali eruttivi, e pare che in tutto il vulcano abbia ricoperto il territorio con più di 4 chilometri cubi di sostanze piroclastiche. Le rovine di Pompei ed Ercolano rimasero sepolte per secoli, fino a che, nel XVIII secolo, qualcuno non iniziò a scavare.

La lunga epopea degli scavi

Fu Carlo III di Borbone, re di Napoli, a dare il via alle esplorazioni per recuperare le antiche vestigia delle città sepolte dal vulcano. L’anno era 1738 e, all’epoca, lo strato che separava la superficie dai primi resti degli abitati era arrivato addirittura a 20 metri di spessore. Nonostante gli sforzi per costruire pozzi e cunicoli fossero durati decenni, i Borbone desistettero infine dall’impresa, e le città rimasero dormienti ancora per oltre un secolo.

Dopo infruttuosi tentativi di far ripartire gli scavi durante il XIX secolo, la fortuna di Ercolano e Pompei girò finalmente negli anni ’20 del Novecento, quando a ricominciare l’avventura fu il direttore del Museo archeologico di Napoli Amedeo Maiuri. Nel 1927 vennero finalmente alla luce molte delle meraviglie un tempo ricoperte dai lapilli, ed il sito di Ercolano venne per la prima volta aperto al pubblico.

Negli anni ’80 fu il turno dei ritrovamenti dell’antico litorale, fra cui i corpi di ben 300 fuggiaschi e una barca intera che pare appartenesse alla flotta di Plinio il Vecchio, ormeggiata nelle acque a largo della penisola sorrentina nei giorni dell’eruzione. Nonostante le nuove scoperte, dagli anni ’70 in poi il sito di Ercolano scavi subì un processo di degrado dovuto ad incuria e scarsa manutenzione, tanto che alcune importanti strutture crollarono.

La rinascita è avvenuta nei primi anni 2000, quando ha preso il via il programma di conservazione Herculaneum Conservation Project che ancora tutela il Parco Archeologico, divenuto una volta per tutte a gestione autonoma. Oggi Ercolano, così come Pompei, rappresenta un punto di riferimento per l’archeologia italiana ed europea, e accoglie i visitatori con meraviglie tutte da scoprire.

Le differenze fra Pompei ed Ercolano

Spesso accoppiate, com’è naturale, quando si racconta la storia dell’eruzione del Vesuvio, Pompei ed Ercolano sono in realtà due città molto differenti. Tali differenze sono evidenti già dalle dimensioni: il sito di Pompei si estende per oltre 44 ettari, quello di Ercolano solo per 4. Questo perché la prima era in antichità una cittadina di dimensioni notevoli e con una stratificazione sociale evidente, come testimoniano le differenze fra le abitazioni ed i quartieri ritrovati e le iscrizioni elettorali che invitano a votare questo o quel candidato politico. Ercolano era invece una località più intima, probabilmente abitata da persone benestanti vista la ricchezza dei decori nelle case riportate alla luce, e che poteva godere di uno sbocco diretto sul mare.

Un’altra differenza sostanziale è poi di natura geografica, un fattore che ha portato le città a due sorti diverse – anche se tragiche in entrambi i casi – durante l’eruzione del Vesuvio. Ercolano si trova infatti ad ovest del cratere, mentre Pompei è ubicata a sud: a causa dei venti che, come racconta Plinio, in quel giorno nefasto soffiavano proprio da nord a sud, la colonna eruttiva si abbatté per prima su Pompei all’inizio con una gragnola di lapilli e ceneri, ed in seguito con gas letali sprigionati dal collasso dei materiali piroclastici. Ad Ercolano la tragedia arrivò invece più tardi, ma colpì la città con la cosiddetta nube ardente, la quale polverizzò all’istante qualsiasi forma di vita. Questo spiega anche perché i resti umani ritrovati ad Ercolano siano in numero nettamente minore rispetto a quelli di Pompei, questi ultimi conservati invece all’interno di gusci di materiale eruttivo.

Le principali attrazioni di Ercolano

Passeggiare per gli scavi di Ercolano equivale ad immergersi nella vita dell’antichità romana, potendone ammirare e toccare con mano gli spazi quotidiani e le meraviglie architettoniche. Molte delle case degli abitanti di Ercolano sono state riportate alla luce, e fra di esse spiccano la Villa dei Papiri, presso la quale sono stati ritrovati numerosi papiri contenenti gli scritti di filosofi greci, la Casa dell’Albergo, i cui giardini si affacciavano direttamente sul mare, e la Casa di Nettuno e Anfitrite, dotata di mosaici dai colori spettacolari.

Anche alcuni degli edifici pubblici sono tornati alla luce nel corso dei secoli, a testimonianza del fatto che, in epoca romana, la città era vissuta in tutti i suoi spazi. Le Terme Centrali presentano ad esempio ancora la classica distinzione fra sezione maschile e sezione femminile, mentre la Palestra ruota intorno ad un ampio giardino con al centro una piscina a croce.

A testimonianza della vita ercolanense ci sono infine gli oggetti di proprietà dei cittadini ritrovati durante gli scavi, molti dei quali sono oggi conservati al Museo archeologico nazionale di Napoli. Arredi, mobili, decorazioni, monete e gioielli sono ancora intatti per ricordare le bellezze di un tempo che fu, resi ancora più affascinanti dal percorso tumultuoso che hanno compiuto per arrivare fino a noi.