ÀLEA ( da sinistra Tatiana Orlova; Vincenzo Lattanzio e Stefano Pugliese)

È estremamente interessante analizzare come un concetto, una forma: di costume, di vita sociale, di aggregazione, di culto giovanile (e non), di trend e di immagine possa – attraverso la forte sensibilità di chi lo sviluppa – assumere dei connotati totalmente nuovi, diversi, più evoluti… più tecnici.

 

E per nuovo e diverso, non si intende annullare ciò che è stato ma – in maniera più intelligente – adattarlo ad oggi, al linguaggio sociale (e moda) che cambia.

 

E come se si volesse creare un filo sottilissimo tra gli anni passati e quegli odierni o di domani tracciando un equilibrio speciale tra digital, tecnica e nuove generazioni che si fanno chiamare Millenials o Gen Z.

 

Questo meccanismo intelligente – parlando di moda –  succede anche nello streetwear ed è il concept di Àlea uno dei marchi di abbigliamento eco, più di nicchia, più tecnici e più interessanti nel circuito moda che si avvia verso un totale cambiamento.

 

Ecco che dietro i loro pantaloni workwear, le grafiche futuristiche e post-moderne, i richiami nostalgici ai 50 e 60 ma soprattutto il discorso eco-sostenibilità tradotto su capi in linea con i tempi delicati che affrontiamo oggi e quindi orientati al rispetto del pianeta: nei tessuti e nelle tecniche di lavorazione – ci sono, Vincenzo Lattanzio, Tatiana Orlova e Stefano Pugliese.

 

E tutto tra loro, diventa un equilibrio perfetto, un incastro ad hoc tra design, management e commerciale per portare avanti un marchio che ha già avuto un feedback di grande impatto – con stampa e buyer – a Parigi durante la settimana della moda.

 

Questa settimana per Focus On ho incontrato Stefano Pugliese (Ceo di Àlea) per analizzare al meglio quello che è il loro streetwear che tra la tradizione, il tocco manageriale, la sana follia creativa, la tecnica digitale e l’etica ambientale, è già richiestissimo.

 

Stefano Pugliese ( CEO del brand ÀLEA ).

 

Perché la scelta di creare ÀLEA un brand che ha unito lo streetwear con l’ecosostenibile?

 

ÀLEA è un brand che non comunica solo stile ma anche un insieme di valori ben precisi (es: lo spirito di aggregazione, il rispetto della filiera produttiva, la valorizzazione del territorio, ecc.) tra cui quello del rispetto del pianeta. Lo streetwear è, nel fashion, il genere più potente dal punto di vista comunicativo poiché si rivolge alle prossime generazioni. ÀLEA quindi parla di sostenibilità ai giovani tramite l’utilizzo di tessuti organici, capi recuperati da deadstock e stampe di ultima generazione con zero perdite di inchiostro in eccesso. 

 

 

Si parla di streetwear. La strada secondo voi rimane quindi – anche per le nuove generazioni e per la moda –  sempre il faro di riferimento delle nuove tendenze?

 

Nel 2019 Virgil Abloh in un’intervista a DAZED ha detto “direi che (lo streetwear) sta per morire”, a noi piace pensare che lo streetwear abbia seguito dei canoni ben precisi per una decade e che adesso si stia semplicemente evolvendo. Non è detto che nei prossimi anni allo streetwear si uniranno canoni più classici, tipici del bespoke. Quello che cerchiamo di fare noi è di proporre un nuovo tipo di streetwear senza canoni preimpostati, attingendo dettagli dalla storia e rielaborandoli in chiave digitale.

 

 

Quali sono i tratti, la filosofia e il target che caratterizzano il vostro marchio?

 

Il tratto stilistico delle stampe di ÀLEA è nato ispirandosi al concetto di semplificazione e post-modernismo, proponendo un prodotto nuovo dal punto di vista tecnico, sia per la lavorazione delle stesse che per la selezione dei jersey. Il design risulta “futuristico” poiché riprende forme, tratti stilistici e pattern dagli anni ’50 ’80 e ’90 rivisti in chiave digitale.

L’immaginario delle prime stagioni deriva da un’analisi sociale sulla periferia italiana e, nello specifico, su come le nuove generazioni si approcciano al mondo delle tifoserie calcistiche partendo dalle “categorie base” che sono seconda e prima categoria e l’eccellenza.

Il nostro target di riferimento va ad intersecarsi con due generazioni, i millennials e la Gen Z, due generazioni che condividono sicuramente una priorità nell’aspetto ambientale ma che sono anche molto differenti tra di loro nell’aspetto pratico. Narcisisti e amanti dello show-off sui social i primi, riservati, pur essendo la prima vera generazione digital, e pragmatici con i piedi per terra i secondi.

 

alea

 

Come vi siete divisi i ruoli all’interno dell’azienda?

 

Siamo in 3, abbiamo background diversi ma strategici nella suddivisione dei ruoli. Il design è curato da Vincenzo Lattanzio (precedentemente nella ricerca dei tessuti per Jil Sander, Giorgio Armani, Prada ed Ermenegildo Zegna), le vendite da Tatiana Orlova (esperienza nell’area commerciale maturata in New Guards Group) e io mi occupo degli ambiti management/marketing (formazione in Bocconi, proveniente dal panorama startup e dall’alta sartoria). Nonostante i nostri expertise siano ben delineati e complementari fra loro, facciamo tutto “a sei mani” nel senso che sulla riuscita del prodotto tutti hanno il potere di apportare modifiche, fornire suggerimenti, ecc.

Ma poi, ad esempio, anche nelle decisioni stilistiche, di cui Vincenzo ha totale padronanza tecnica, anche lui trova fondamentale il nostro parere. In generale è così per tutto, ci piace lavorare insieme!

 

 

Quali sono i capi della collezione che caratterizzano nello specifico lo stile ÀLEA?

 

Oggi non abbiamo nello specifico dei capi che caratterizzano lo stile del brand, ma dei tratti stilistici ben precisi che renderanno ÀLEA riconoscibile nel tempo. Primo tra questi è la riga, unica, poiché realizzata come dettaglio iconico di questo progetto. Anche se si tratta di un tratto stilistico continuativo, la nostra riga è stata pensata per essere declinata per forma e colori differenti, a seconda della tipologia del capo, nel corso delle varie stagioni.

alea

 

Quali sono i vostri prossimi progetti?

 

Da un lato, date le circostanze, siamo ancora incerti su quale stagione presentare, tutto dipende dalle disposizioni governative delle prossime settimane, non solo del nostro Paese, ma un po’ a livello globale. Dall’altro, siamo molto impegnati nella partecipazione a contest nazionali e internazionali come, per citarne alcuni: “The European Social Innovation Competition”, organizzato dall’Unione Europea sull’innovazione sostenibile nel fashion; VOGUE “WHO IS ON NEXT”;“Vogue Italia YOOX Challenge -The Future of Responsible Fashion”, organizzato da Vogue in collaborazione con YOOX sulle collezioni sostenibili dei brand emergenti.

 

 

Oggi con la situazione molto delicata che stiamo vivendo, qual è la sua opinione sul futuro dei brand appena nati… in un mercato già saturo prima dell’arrivo del Covid-19.

 

A livello temporale l’obbligo del lock-down è stato imposto subito dopo le fashion week di febbraio, quindi quelle piccole realtà che hanno contestualmente già avviato la produzione e successivamente hanno avuto l’annullamento degli ordini, penso sia difficile che continuino la loro attività in futuro. Viceversa, quelle che non hanno ancora iniziato a produrre (come ÀLEA) e che si ritrovano solo con gli ordini annullati, si leccheranno le ferite per un po’ ma andranno avanti più motivate di prima.

alea

 

Fonte foto: Àlea press office- In cover, da sinistra Tatiana Orlova; Vincenzo Lattanzio e Stefano Pugliese