1. 1993_Nanda Vigo, "Light progressions", Omaggio a Gio Ponti, cm 109x139

I neon di Nanda Vigo a Palazzo Reale

Light Project, la mostra dell’artista ed architetto milanese Nanda Vigo che inaugurerà il 23 Luglio a Palazzo Reale di Milano, con circa 80 opere esposte, racconta il particolare percorso e ricerca artistica dell’artista.

Il punto focale del percorso espositivo sarà un affascinante ambiente spaziotemporale, che occuperà l’intera stanza degli specchi.

Gli specchi – suo segno distintivo- sono ricavati da vetri industriali, a volte illuminati da neon, attraverso i quali la luce penetra e si manifesta allo sguardo, come una chiara metafora della leggerezza, del cambiamento e dell’immaterialità spirituale dell’arte e della sua percezione.

Questo ambiente, in particolare, esprime al meglio l’arte dell’artista: una situazione esistenziale che consenta di andare oltre la materialità del quotidiano per riuscire a percepire fisicamente – per quanto possibile – una realtà più alta, una sintonia universale attraverso la contemplazione, la smaterializzazione, la comunione con il “tutto”.

2018_Mostra “Sky tracks”,Trigger of the Space, installation view, Galleria San Fedele Milano, foto Marco Poma

Già figura di spicco del clima culturale milanese degli anni Sessanta, Nanda Vigo (Milano, 1936) inizia a realizzare i suoi Cronotopi dal 1962, in sintonia con lo spirito di ZERO, gruppo transnazionale di artisti internazionali al quale prese parte.

La personale ricerca di Nanda Vigo è incentrata sulla luce, la trasparenza, l’immaterialità, che devono costituire l’opera e lo stesso ambiente abitato dall’essere umano.

I suoi lavori presto prendono le forme di veri e propri ambienti (alcuni realizzati in collaborazione con Lucio Fontana) e di specchi inclinati e tagliati in modo da riflettere una
imprevista visione della realtà, mentre continua di pari passo anche il lavoro di progettazione di design e di architettura.

La produzione degli anni Ottanta è caratterizzata, invece, dall’adesione ai concetti del Postmodernismo, mentre la produzione successiva torna all’uso del neon, delle luci radianti e diffuse, delle forme semplici e dinamiche.

Foto: Lara Facco Press