Lì si trova un cimitero degli animali, un antico luogo sacro indiano dove chi viene seppellito non rimane veramente morto.  È il vicino Jud Crandall (John Lithgow) a mostrare questo posto a Louis, per salvare dalla morte il gatto della piccola Ellie, che però torna in vita con un carattere completamente diverso, molto più aggressivo…

“Pet Sematary” è la seconda trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Stephen King del 1983, e che porta la firma del duo di registi, Kevin Kolsch e Dennis Windmyer: l’intenzione degli autori, grandi fan del film originale di Mary Lambert, è stata quella di offrire una nuova versione della storia con un diverso approccio e quel tanto di cambiamenti che possano rendere interessante la vicenda senza snaturarla, anche in relazione al potenziale inquietante del libro di King.

Nel romanzo confluisce l’esperienza dello scrittore che, nel 1979, aveva preso in affitto una casa vicino a una strada a grande scorrimento nel Main, dove venivano spesso investiti dai camion cani e gatti. Dopo che il gatto della figlia restò ucciso e averle spiegato il concetto di morte, King lo seppellì e iniziò ad immaginare cosa sarebbe accaduto se questo evento fosse successo a una famiglia e il gatto fosse tornato “essenzialmente sbagliato”.

Da lì si spinse oltre pensando che l’incidente coinvolgesse un bambino e innestandolo col racconto “La zampa di scimmia”, scritto dall’inglese William Wymark Jacobs nel 1902, di cui “Pet Sematary” è una rilettura estrema: in questo libro, dei genitori in possesso di una magica zampa di scimmia desiderano il ritorno del figlio e ottengono la realizzazione del loro desiderio nel modo peggiore possibile. Lo scrittore del Maine ha dichiarato spesso che di tutte le sue storie questa è quella che lo ha spaventato di più.

Nella nuova versione 2019 lo sceneggiatore Jeff Buhler ha operato un cambiamento importante, rivelato già nel trailer: invece del piccolo Gage, è la sorella maggiore la ritornante. La sceneggiatura da dunque vita a una trama che affronta il taboo del decesso e la difficoltà di scendere a patti nella società contemporanea; Stephen King ha lodato pubblicamente sia “It” (il cui secondo capitolo è atteso a fine anno) che “Pet Sematary”, nonostante le differenze dai libri.