E’ chiaro, quindi, che vi sia un naturale collegamento con l’alimentazione. E in questo articolo vi spiegherò come. Può farvi sorridere, ma una domanda che mi viene spesso posta è :”Per fare Yoga devo essere vegetariano?”

 

Sicuramente c’è un profondo legame associativo tra il vegetarianismo e lo Yoga e lo ridurrei tutto in un’unica parola sanscrita: AHIMSA. Si tratta di uno degli Yama, norme o consigli di comportamento che uno Yogi dovrebbe seguire, scritte da Patanjali negli Yoga Sutra, uno dei più autorevoli e antichi testi sullo Yoga. “Ahimsa”, dicevo, significa “non violenza” inteso come “non recare danno né a te stesso né ad altri esseri viventi”. E’ un concetto che può trovare applicazione sia nel contesto verbale, cercando di non provocare violenza con le parole, sia in quello fisico, non infliggendo dolore a nessuno e sia nel proprio stile di vita, essendo gentili con se stessi, rispettando la propria persona. Diventa naturale pensare che uccidere per nutrirsi sia ben lontano dall’osservanza di questo concetto, a maggior ragione quando è stato ampiamente dimostrato come il corpo umano possa perfettamente funzionare senza assimilare carne.

Considerando lo Yoga dal punto di vista della pratica, la tradizione predilige una dieta vegetariana in quanto la carne richiede una digestione molto più lunga di altri alimenti e le tossine che il corpo deve smaltire sono spesso eccessive. Il famoso Maestro Pattabhi Jois, creatore dell’Asthanga Vinyasa Yoga, affermò che mantenere la carne nella propria dieta, rendeva rigidi il corpo e la mente. Una dieta vegetariana è sicuramente più indicata sia per la pratica fisica, sia per la pratica meditativa.

Il consumo di carne, oggi, non ha come scopo la sopravvivenza, ma il consumo sfrenato e il mantenimento di una cultura che non deve essere considerata necessariamente salutare. L’allevamento di massa sottopone gli animali a un eccessivo stress che culmina, alla fine, con l’emissione nel corpo di adrenalina e altre sostanze, che alterano la biochimica nel corpo dell’animale in preda alla paura. Si, anche gli animali provano paura. Il dolore che provano rilascia molte tossine, come l’acido urico, una sostanza che se in eccesso può risultare tossica per l’uomo. Queste  tossine si diffondono nei tessuti alterando la qualità della carne. Per non parlare poi di antibiotici e altri composti che gli animali sono costretti ad ingerire per incrementare la produzione e che inevitabilmente finiscono poi nel piatto.

Siamo ciò che mangiamo. Questo è il concetto alla base della concezione yogica. La scelta sta quindi nel decidere se mangiare cose morte o cose vive. La tradizione dello Yoga considera il corpo umano come un tempio di cui prendersi cura e da mantenere pulito, all’esterno e all’interno, per non parlare del rispetto per la vita. Tutta.

Abbandonare il consumo di carne, parlo anche per esperienza personale, è avvenuto in modo naturale e senza alcuna costrizione. Più passava il tempo, più praticavo, più aumentava la mia consapevolezza e più il mio corpo rifiutava o cercava certi alimenti.

Detto questo, vorrei specificare però che non tutti i praticanti di Yoga sono vegetariani. L’alimentazione è una scelta e privarsi di alimenti molto radicati nella nostra cultura è un processo molto difficile che richiede una certa disciplina. Non esiste una dieta giusta e una dieta sbagliata, esiste la consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che decidiamo di ingerire.

Siamo liberi di camminare nella direzione che vogliamo.

“Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo.”  Ippocrate