Roberto di Stefano

Vivere l’accessorio, crearlo, raccontarlo, interpretarlo. E delinearlo come elemento unico, talmente potente, da poter rivoluzionare a volte un intero look, plasmarlo, farne emergere e fiorire: carattere, forza, personalità.

Il linguaggio-accessorio e il suo sentiero verso le donne: quelle come Roberto di Stefano afferma: “libere, intelligenti, creative. Donne a cui non interessa essere sexy o interessanti in maniera convenzionale, ma che vogliono esserlo a modo loro”.

Il designer – di origini svizzere – che ha esordito con la prima collezione nel 2017 traccia – con il suo brand di borse – la sua vocazione creativa e il know how maturato in oltre otto anni di esperienza nell’industria internazionale della moda, durante il quali di Stefano ha ricoperto i ruoli di fashion designer e Product Manager per alcuni dei luxury brand più prestigiosi. Questa settimana l’ho incontrato per Focus On.

Nato e cresciuto in Svizzera con una formazione tra Roma, Berlino oltre ai vari progetti “in giro per il mondo”: tra New York, Londra ed Hong Kong ed ora a Milano. Mi racconta meglio come ha iniziato? E soprattutto – stilisticamente parlando – con un background e delle radici così internazionali alle spalle, qual è poi il plus che ha dato ai suoi accessori? Ho avuto una formazione artistico e scientifica a Zurigo. Ricordo mattine in cui facevo scultura, filosofia in tedesco e chimica in inglese a distanza di poche ore. Era una scuola molto rigida, ma con un modo di apprendere molto eclettico; mi piaceva molto. Ho deciso di continuare a studiare moda in Italia perché era la strada che più mi intrigava, volevo fare qualcosa che mi divertisse, era una passione che mi veniva da dentro e volevo assolutamente ascoltarla. Finiti gli studi fra Roma e Berlino ho subito iniziato a disegnare accessori per un brand americano molto noto. Ho preferito le borse all’ abbigliamento perché mi piace l’idea di creare oggetti, piccole opere d’arte da portare con sè. Avere avuto l’opportunità di studiare materie totalmente diverse tra loro e poi viaggiare molto, conoscere e lavorare con persone culturalmente diverse fra loro penso mi abbia aperto la mente e fatto capire quante variabili, possibilità e punti di vista possono esserci della stessa idea o idea. Quando penso ad un concept o progetto una collezione oltre a rispettare il mio gusto personale analizzo a fondo le motivazioni che mi spingono a prediligere tematiche, materiali o semplicemente colori rispetto ad altri e mi metto in discussione cercando di scomporre le idee e ricomporle dando loro un nuovo significato. Creo senza pregiudizi soprattutto nei confronti delle mie idee lavorando in maniera istintiva senza farmi influenzare troppo dal parere altrui. Solo così, penso si possa creare qualcosa di unico. 

Come nasce una sua collezione? E oltre a dove trova l’ispirazione, quali sono i materiali, i volumi, le forme che dall’inizio la interessano e che in qualche modo sono una costante del marchio? Le collezioni si evolvono di pari passo con me. Nascono da un’analisi di cosa mi piace e non mi piace e perché. Per quanto riguarda le forme, prediligo quelle pulite, perché  penso che per arrivare ad un punto bisogna fare pulizia altrimenti il messaggio può arrivare confuso. Per quanto riguarda materiali e colori cerco di usare pellami inusuali e colori speciali a volte belli a volte brutti. L’importante per me è che siano interessanti ed abbiano carattere, qualcosa da raccontare.

Chi è la sua donna di riferimento? E chi sono le sue principali clienti? Sono molto fortunato e molto contento di veder che molto spesso le donne che sono attratte dalle mie borse coincidono con quelle di riferimento. Sono donne libere, intelligenti, creative. Donne a cui non interessa essere sexy o interessanti in maniera convenzionale, ma vogliono esserlo a modo loro.

Secondo lei negli anni, è cambiato il rapporto che le donne hanno con l’accessorio? Come per tutto esistono dei trend, sicuramente questo vale anche per le borse. Il giusto accessorio però giocherà sempre un ruolo decisivo per una donna. Può stravolgere un outfit ed esaltarne la personalità.

Mi racconta la collezione per la primavera-estate 2018 e quella per il prossimo inverno? Per la primavera-estate 2018 ho lavorato sui ricordi a volte un po’ sfocati, che ho delle vacanze estive da bambino. Momenti in famiglia, colori, profumi e sensazioni che riproduco con texture dei materiali, corde da barca, tinte accese o estremamente austere che ricordano momenti e paesaggi diversi. L’autunno-inverno 2018 invece è un melting pot di quello che avevo in mente nei 3 giorni in cui l’ho ideata. Ho deciso di darmi pochi giorni per decidere temi e look. Volevo un’istantanea di ciò che avevo in testa in testa in quel momento senza poi rimetterci le mani. Penso che a volte noi siamo i primi a boicottarci, quindi ho deciso di essere fedele a ciò che spontaneamente ed istintivamente avevo pensato in quel momento. Come sempre ho tenuto le forme più riconoscibili ed ho lavorato con materiali nuovi come il legno, il vinile, cavallino, la gomma, materiali tecnici come il nylon cordura e super glamour come i cristalli, pelliccia di castoro e pvc trasparente. C’è sempre un contrasto fra i materiali, gli abbinamenti apparentemente sbagliati che supportano l’idea da cui tutto parte che è la libertà di pensiero.

In un momento nella moda, dove c’è tutto e il mercato è saturo, oggi qual è il percorso che un designer deve percorrere per riuscire a vendere e a fare la differenza: Essere fedele a se stesso, portare avanti la propria identità cercando di creare qualcosa di nuovo ed interessante. Stare molto attenti alla qualità del prodotto rispettando le tempistiche che il mercato impone. 

Quali sono i suoi prossimi progetti? Lavorare per far crescere il brand a livello internazionale. I prossimi step sono sicuramente incrementare la struttura commerciale, creare un e-commerce e ampliare le linee mantenendo la visione di partenza integra.

 

Un’ ultima domanda … un accessorio può essere talmente unico da influenzare- l’intero look al quale viene abbinato? Assolutamente si. Ogni elemento seppur impercettibile può stravolgere un concept o un look dandogli un nuovo significato, inserendolo in un nuovo contesto creando così una nuova estetica rispetto a quella di partenza.