Ultimamente non si parla d’altro: della sfilata di Gucci e della scelta di Alessandro Michele di trasformare la location in una sala operatoria. “Scandalo!” urlano acuni. “Un’offesa!” condannano altri. E se invece fosse un po’ più di tutto ciò? E se invece la freddezza della sala operatoria, il suolo rosso sangue e le teste mozzate in braccio ai modelli volessero dire molto di più?

“Parlane bene, parlane male, l’importante è che se ne parli!” Davvero? Per molti ultimamente non è proprio così, anzi. Non è più un segreto per nessuno: la nostra società è letteralmente sprofondata nel politically correct. Se osi, vai fuori. Da una parte c’è chi sprona le nuove generazioni: siate folli, siate affamati. Dall’altra parte chi preferisce tarpare le ali in vista di una maggiore sicurezza. Tu fai il tuo, non esagerare, non parlare ad alta voce. Cammina a testa alta sì, ma senza guardare troppo in alto.

Dopo decenni di provocazioni alla Oliviero Toscani, dopo gestacci eloquenti alla Cattelan, dopo denunce più o meno velate anche attraverso i nostri vestiti, i nostri accessori, oggi siamo più che mai finiti nell’era del politically correct. Oggi no, non va più bene. Oggi meglio tacere e soffocare quello che invece vorremmo urlare. Urlare persino provocazioni. A patto siano socialmente accettabili.

Alessandro Michele con la sfilata autunno-inerno 2018/19 ha diviso l’opinione pubbica non lasciando nessuno indifferente. Da una parte gli entusiasti al suon di “voi non capite niente, lui è un visionario”, dall’altra invece chi si dissocia fortemente sentendosi offeso.

Che la verità, che il giusto stia nel mezzo? Una cosa è certa. Un forte applauso è da fare agli ideatori di questi nuovi “accessori” più veri che mai. Ma se da una parte il cucciolo di dinosauro è riuscito ad intenerirne molti, le teste mozzate portate a braccio come la più banale delle cluth hanno scioccato quasi tutti. Specialmente in un periodo storico in cui purtroppo il riferimento potrebbe essere molto facilmente traviato, così come il sangue… e la freddezza ospedaliera.

Che Michele non lo abbia messo in conto? Non possiamo saperlo. Il creativo commenta dichiarando che il significato vero dietro a questa sfilata è semplicemente che tutti noi possiamo essere “i Dottor Frankenstein di noi stessi”.

Ma qualcuno non ci sta. Giorgio Armani. Re Giorgio ha scelto di esprimersi in merito, scagliandosi contro la scelta di Michele. “Una testa mozzata sotto un braccio? Siamo al limite e io non sto a questo gioco. Io mi tolgo da questo gioco”.