Ieri sera Tom Hanks ha incendiato il Festival del Cinema di Roma. Un bagno di folla che ha accompagnato l’uscita nelle sale di Inferno, il nuovo attesissimo capitolo della miliardaria serie creata da Dan Brown. Al timone – in stile Caronte – ancora una volta la mano di Ron Howard.

Dieci anni dopo il successo de Il Codice da Vinci

Dopo Il Codice da Vinci (uscito dieci anni fa) e Angeli & Demoni (2009), Inferno rappresenta il terzo episodio della saga che vede protagonista il Professor Robert Langdon (Tom Hanks), questa volta alle prese con una devastante perdita della memoria. Il nostro personaggio infatti si risveglia all’improvviso in un ospedale. Non si ricorda più nulla. Ad aiutarlo sarà la Dottoressa Sienna Brooks (Felicity Jones): è lei che porterà Langdon a ricordare. I due, insieme, viaggeranno in tutta Europa – tra le meraviglie di Venezia, Firenze, Budapest e Istanbul – in una corsa contro il tempo, per fermare la follia di un uomo intenzionato a scatenare un virus globale (Ben Foster), che potrebbe uccidere metà della popolazione dalla Terra.

Ron Howard si è lasciato convincere così

Riluttante all’idea dei sequel, Ron Howard con Angeli & Demoni e questo Inferno ha fatto uno strappo alla regola. Al di là della certezza di far centro al botteghino, ad affascinare il regista era l’applicazione del mistero e dell’enigma all’Inferno di Dante Alighieri, a cui il racconto di Dan Brown è ispirato. L’Inferno dantesco arriva così sul grande schermo in veste di thriller psicologico: l’inferno del film, per Langdon, è sia uno stato mentale, sia un’esperienza fortemente fisica. Il protagonista è infatti distrutto dal dolore alla testa e torturato dall’ignoranza dei motivi per cui questo è avvenuto.

Mai visto un Inferno di Dante così visivo

Inferno è il film più stilisticamente visivo della serie, perché contiene una serie di sogni criptici che condurranno il pubblico all’interno della mente di Langdon, offrendo una diversa gamma di sensazioni rispetto ai due film che lo hanno preceduto. In questo capitolo Langdon deve dare un senso agli indizi citati nel poema di Dante. La sua mente allucinata è tormentata da un uomo ossessionato da Dante. Così, Robert, insieme al pubblico, dovrà cercare di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. In questo, il film diventa assolutamente interattivo.

Riferendosi all’opera del sommo poeta italiano, colui che è stato capace di ispirare i maggiori artisti e letterati per i successivi 800 anni, Dan Brown ha cercato di immaginare un inferno dei nostri giorni inserendo due concetti molto aderenti tra loro: da una parte, un mondo sovrappopolato, in cui milioni di persone non riescono a trovare sostentamento, e dall’altra, una malattia che potrebbe spazzar via gran parte della popolazione.

Inferno: un film che affronta anche i problemi di attualità

Come i precedenti due film, anche questa volta quindi lo scrittore-autore affronta un argomento di assoluto rilievo nel mondo di oggi: la sovrappopolazione. Nel suo romanzo, Brown ha preso in prestito l’idea di Dante di giustizia poetica: per punire il genere umano responsabile della sovraffollamento oltre i limiti sostenibili dal pianeta, un malvagio diffonderà un virus letale che ucciderà miliardi di persone.

Essendo stato girato soprattutto in Italia, nasce spontanea una riflessione sui recenti dibattiti che interessano sia la sensibile riduzione delle nascite (il tema Fertility), sia i flussi migratori di persone che cercano di sopravvivere all’inferno che stanno vivendo. Intanto, per fortuna solo sul grande schermo, Dan Brown con una penna e Ron Howard con una macchina da presa hanno portato il loro Inferno.