Sono le Donne le assolute protagoniste di questo weekend in sala. Due grandi film drammatici, Suffragette e Room, che omaggiano la figura femminile: le lavoratrici, le mogli, le madri. Donne appassionate, piene di coraggio, di altruismo e di infinito amore. Tre pellicole con un tema ricorrente: il passaggio di anime isolate e all’oscuro alla luce.

A partire da Suffragette, un film-manifesto, tutto al femminile. Scritto dalla sceneggiatrice Abi Morgan e diretto dalla regista Sarah Gravon, la storia narra le gesta delle Suffragette, il primissimo movimento femminista, nato nel Regno Unito verso la fine dell’Ottocento. Donne che chiedevano pari diritti degli uomini, che chiedevano di poter contare davvero nella società (il termine “suffragette” deriva dalla parola “suffragio” nel suo significato di “voto”).La protagonista Maud – interpretata da Carey Mulligan, sempre eccellente in film in costume – dopo un’iniziale titubanza, accetta di partecipare attivamente alla battaglia del movimento, mettendo in gioco tutta la sua vita: il lavoro, il matrimonio e il figlio.

Represse e zittite da uno Stato brutale e sordo, alle Suffragette non resta che agire clandestinamente con la violenza: la loro protesta pacifica infatti non porta ad alcun risultato. Tra le più attive c’è Edith (Helena Bonham-Carter) e la leader carismatica Emmeline Pankhurst, realmente esistita e interpretata niente meno che da Meryl Streep. Solo radicalizzando i loro metodi queste donne riusciranno a trovare la loro voce. Dal buio alla luce. In vista della Festa della Donna (8 marzo) e in occasione dell’anniversario dei 70 anni del primo voto delle donne in Italia (il 10 marzo 1946) non poteva esserci film migliore di questo.

Imperdibile è anche lo straordinario Room di Lenny Abrahamson, tratto dall’omonimo successo editoriale di Emma Donoghue che ne ha anche scritto la sceneggiatura per il cinema. Protagonista è una magnifica Brie Larson, appena premiata con l’Oscar come Miglior Attrice Protagonista. Ricco di suspense e profondamente commovente, Room è un’esplorazione unica e toccante dell’amore sconfinato tra una madre e suo figlio (un altrettanto sbalorditivo Jacob Tremblay).  Ispirato alla straziante storia vera di Elisabeth Fritzl, il film si divide in due parti: nella prima Ma’ e Jack vivono nella ‘Stanza’, segregati, imprigionati dallo ‘Zio Nick’, che abusa della mamma; Nella seconda i due fuggono nel Mondo Reale, affrontando una sfida ancor più grande.

Claustrofobico ma ampio, imprigionato ma libero: la storia gioca con la fantasia e la disperazione, tra lo sconfinamento e la libertà. Una volta uscita, anche per via della grossa attenzione mediatica, Ma’ sta per crollare ma viene salvata dal suo piccolo Jack. Una volta uscito all’esterno, questo bambino speciale sperimenta tutta la gioia, l’entusiasmo, e la paura di questa nuova avventura, tenendosi stretto ciò che conta più di tutto: il legame speciale con la sua amorevole e devota Mamma.

Dalla Stanza al Mondo, dal buio alla luce, proprio come recita il sottotitolo del terzo film al femminile, Marie Heurtin, diretto da Jean Pierre Améris (quello di Emotivi Anonimi). Un film riflessivo, ambientato a inizio ‘900, che ci ricorda quanto troppo spesso si dia per scontata l’importanza delle parole, non soltanto semplici “suoni”, ma veri e propri anelli di una catena che ci lega gli uni con gli altri. La protagonista sorda e cieca Marie Heurtin (interpretata da Ariana Rivoire, realmente sorda nella vita) è incapace di comunicare e stare al mondo. Verrà salvata dalla giovane suor Margherita (Isabelle Carré) che la condurrà con tenacia fuori dal buio e dal silenzio.

Adrenalina totale negli altri film: uno strepitoso doppio Tom Hardy nel thriller Legend, incentrato sulla storia vera dei gemelli Kray, i più grandi gangster di Londra; il ritorno di Gerard Butler nei panni di Mike Banning nel sequel Attacco al Potere 2; e poi attenzione all’horror The Gift: mai accettare Regali Da Uno Sconosciuto